Crolla la recinzione, altri danni alla fontana Tatafiore: «Vergogna»

Crolla la recinzione, altri danni alla fontana Tatafiore: «Vergogna»
di Ugo Cundari
Sabato 23 Novembre 2019, 09:30
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Dopo più di un anno dalla denuncia del Mattino dello stato di abbandono in cui si trovava la fontana Itaca di Ernesto Tatafiore, niente è cambiato, anzi c'è stato un lento e inesorabile peggioramento. Trasportata nel settembre del 2018 da via Scarlatti in un deposito all'aperto della Mostra d'Oltremare, a un centinaio di metri dall'ingresso di viale Kennedy di fronte al laghetto, è stata lasciata incustodita, con un cancello aperto che permette il passaggio a chiunque, anche ai cani per fare i loro bisogni. Dopo la denuncia, per far fronte almeno in apparenza a questa situazione, si era installata una rete di recinzione intorno all'opera, progettata per dare un'idea di custodia. La rete, fragile, mantenuta da tubi innocenti piantati nel fango, ha retto per poco, collassando sulla fontana e provocando ulteriori danni che possono aggravarsi con il tempo. Tutt'intorno sono aumentati i detriti e materiale di risulta di ogni genere. Può permettersi una città di lasciare che opere d'arte ad essa donate siano abbandonate al loro destino, che perdano di valore dopo, come in questo caso, un investimento del Comune di più di cento milioni di lire, nel 1998, per la sua realizzazione?

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Nel corso di questi tredici mesi, era l'ottobre del 2018 quando Il Mattino scoprì dove era stata nascosta la fontana, sono stati molti i proclami da parte del sindaco de Magistris, di qualche assessore, di alcuni tecnici del Comune. La volevano restaurare in poco tempo. Ma nulla si è mosso. Come fatti, un paio di sopralluoghi a via Scarlatti dove la fontana sarebbe dovuta tornare, qualche riunione senza nessuna decisione. Intanto la causa intentata da Tatafiore contro il Comune va avanti «a tutela del nome e dell'immagine di un artista di fama internazionale e in qualche misura anche del diritto alla bellezza dei cittadini, cui è stata sottratta la fruizione di un'opera appartenente al loro patrimonio», sottolinea il legale di Tatafiore, Carlo Penna. La prossima udienza è a inizio dicembre. Secondo una prima stima, dopo un anno e mezzo di incuria, per un primo restauro e la messa in opera di un cantiere servono almeno 30mila euro. Fondi di cui il Comune, come comunicato all'artista e al suo avvocato, non dispone, o meglio non vuole disporre, forse si metteranno a bilancio l'anno prossimo. Per allora, probabile che la cifra necessaria aumenti. Ai fondi per il restauro, al quale dovrebbero provvedere i ragazzi dell'Accademia di belle arti, bisogna aggiungere i costi per il trasporto della fontana nel luogo originario, i nuovi allacciamenti idrici ed elettrici. Per l'opera di Tatafiore non mancano, come dice Penna, «situazioni di interesse da parte di musei o altri enti, se il Comune non ha intenzione di procedere al restauro lo dica chiaro e tondo. Fra l'altro abbiamo chiesto tante volte di formalizzare la donazione, ogni volta ci viene risposto che le carte arriveranno ma non abbiamo mai ricevuto nulla.

Non la vogliono più?». Tatafiore ricorda che il primo e ultimo sopralluogo alla Mostra è stato effettuato a gennaio, da allora «solo un silenzio che sa di oltraggio, superficialità, incompetenza e arroganza. Non ci resta che prendere atto ancora una volta, con amarezza, dell'assenza, da parte degli uffici coinvolti, di una seria operatività».

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