Napoli, 200 obesi operati d'urgenza al San Giovanni Bosco e la Procura accusa: «Falso e truffa»

Napoli, 200 obesi operati d'urgenza al San Giovanni Bosco e la Procura accusa: «Falso e truffa»
di Leandro Del Gaudio
Martedì 3 Settembre 2019, 07:00
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Quanti obesi al San Giovanni Bosco. E tutti curati dallo stesso medico, tutti operati con la stessa procedura, secondo un protocollo che - alla lunga - non poteva non insospettire. Duecento nomi, una lunga lista di pazienti accuditi e operati in procedura d'urgenza, senza passare per il sistema ordinario, grazie a una corsia preferenziale rispetto al cup. Duecento nomi tutti con lo stesso problema: realizzare un intervento a strettissimo giro, per ridurre il peso e riprendere la propria capacità di movimento.
 
Strano caso quello del San Giovanni Bosco, l'ospedale delle tante eccellenze professionali che prova a scrollarsi di dosso le brutte pagine legate alle invasioni di formiche, ma anche alle presunte infiltrazioni camorristiche (vedi clan Contini) dentro e fuori le corsie. Un esercito di obesi o di sedicenti tali, che in questi mesi si sono rivolti alle cure di un professionista che opera al Vasto, partendo da patologie simili, anzi, sovrapponibili le une alle altre: gravi disfunzioni, peso in eccesso, necessità di intervenire rapidamente allo stomaco. E non sono finite le analogie. Una volta ottenuto il ricovero sprint, i duecento pazienti sono stati trattati tutti in regime di intramoenia, affidandosi alle attenzioni dello stesso specialista. Visite e accertamenti a spese della sanità pubblica, interventi in un regime privato, ma all'interno delle strutture dello Stato. Tutto regolare? È la domanda che ha spinto i carabinieri ad approfondire il caso - l'ennesimo - esploso nell'ospedale di via Briganti, mettendo a segno un blitz mirato. Un paio di mesi fa, gli inquirenti hanno infatti bussato a casa di un professionista napoletano, dando inizio a una serie di verifiche. Dimora lussuosa, vista panoramica nella parte più chic di Chiaia, indagini in corso. Si parte dai documenti acquisiti dalla pg, in particolare dalle cartelle cliniche trovate in casa dello specialista, documenti che - a voler essere formali - non dovrebbero uscire da un ospedale. Ma non sono questi i punti su cui battono i carabinieri. Si cerca di capire cosa abbia spinto oltre duecento presunti obesi a bussare alla stessa porta, rivolgendosi sempre e comunque allo stesso ospedale pubblico. È in questo scenario, che è stata ascoltata un'infermiera specializzata, con mansioni di caposala, che ha ricostruito tutti i passaggi chiave che ruotano attorno alla vita di un ospedale, a partire proprio dai ricoveri, dalle liste di attese, ma anche dai turni e orari dei vari professionisti. Altro punto chiave riguarda invece gli equilibri (non sempre facili da ricostruire) tra interessi pubblici e privati in un regime di intramoenia.

E non è tutto. Nelle ultime settimane, sono stati ascoltati alcuni pazienti sottoposti a interventi chirurgici per questioni legate all'obesità, mentre si è dato inizio anche allo spulcio delle cartelle cliniche. Si cerca di stabilire quali e quanti siano gli interventi allo stomaco e se le operazioni di volta in volta effettuate siano compatibili con la questione obesità. Indagine per truffa e per falso, facile immaginare che il professionista interessato sia pronto a dimostrare - atti alla mano - la correttezza della propria condotta di medico e di professionista, specie se riferita ai (difficili) equilibri imposti dal regime di intramoenia. Fatto sta che nei prossimi giorni, gli inquirenti ascolteranno anche i vertici dell'ospedale San Giovanni Bosco, nel tentativo di mettere a fuoco lo strano caso dei duecento presunti obesi.

Una nuova vicenda che investe l'ospedale di Capodichino, quasi a dispetto del lavoro condotto in questi mesi dai vertici dell'Asl Napoli uno e dallo stesso management del nosocomio. Parliamo di eccellenze e capacità di abnegazione che sono state spesso offuscate in questi mesi da episodi di cronaca che hanno riscosso addirittura eco nazionale. Prima le invasioni di formiche, in pieno inverno, poi sabotaggi ed episodi sinistri consumati nei confronti di chi sta provando a restituire un clima di normalità all'interno della cittadella ospedaliera di via Briganti.

Ed è ancora in questo clima che, la scorsa primavera, la Dda di Napoli ha messo a segno un blitz contro alcuni presunti esponenti del clan Bosti-Contini, al termine di una indagine che ha fatto emergere presunte infiltrazioni criminali all'interno del San Giovanni Bosco. Storie di clan e di coperture camorriste che nulla hanno a che vedere - bene precisarlo - con lo strano caso dei duecento nomi di presunti obesi operati di urgenza dallo stesso medico.
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