Napoli, tassa di soggiorno, pressing degli operatori: evitare nuovi rincari

Il flusso di turisti è destinato a crescere per il Giubileo

Tursiti a Napoli
Tursiti a Napoli
di Gennaro Di Biase
Sabato 27 Aprile 2024, 23:40
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I grandi flussi di questa primavera 2024 sono destinati a crescere con il Giubileo. È proprio in quest’ottica che Palazzo Chigi ha disposto la possibilità, per i Comuni delle città d’arte, di aumentare l’imposta di soggiorno. Le associazioni di categoria di turismo e commercio partenopee hanno posizioni già abbastanza delineate in merito al possibile rincaro.

«Le risorse aggiuntive che deriveranno dagli eventuali introiti maggiorati vengano reinvestite nel turismo». Questo è il coro generale che si leva da Fiavet, Confcommercio e Aicast. Confesercenti e Abbac, invece, si dicono contrarie a nuovi rincari in vista dell’anno del Giubileo. Va ricordato che l'ultimo aumento della tassa di soggiorno, in città, risale a meno di un anno fa. A luglio 2023, la spesa chi pernotta all'ombra del Vesuvio era salita da 2 euro e 50 centesimi fino a 3 per le stanze di fascia media, considerando cioè b&b, case vacanze e alberghi con 3 stelle.

Il commercio 

Le associazioni di categoria sono già a conoscenza delle disposizioni governative, che consentono ai Comuni di aumentare le imposte sui pernottamenti. E sono dunque pronte anche ad affrontare l'eventualità di un incremento della tassa di soggiorno all'ombra del Vesuvio.

Le idee perciò sono già abbastanza chiare, a riguardo, anche prima delle discussioni che inizieranno nei prossimi mesi in Comune. Confcommercio Napoli e Aicast, da un lato, sostengono che occorrano più risorse destinate al turismo e al decoro urbano, in particolare ai controlli della polizia municipale e a un abbattimento dei costi della Tari: «In altri Comuni, con l’aumento della tassa di soggiorno è stata ridotta la Tari per i cittadini – osserva Massimo Di Porzio, presidente di Confcommercio Napoli - In ogni caso, a un rincaro dell’imposta dovrà corrispondere un’idea chiara su come andranno reinvestite quelle risorse».

Antonino Della Notte, presidente di Aicast, argomenta che «gli eventuali proventi aggiuntivi dovrebbero servire per aumentare la sicurezza nei luoghi clou del turismo e per rinforzare le squadre di Asia addetta allo svuotamento dei cestini, che nelle zone del centro sono sempre strapieni». La pensa diversamente Enzo Schiavo, presidente di Confesercenti Campania: «La tassa di soggiorno non va aumentata – dice – i costi per i turisti si stanno già alzando troppo. Napoli correrebbe il rischio di diventare come Venezia, città che i meno abbienti non si possono più permettere di visitare. Si aumentino invece le infrastrutture».

Gli operatori

Passiamo alle posizioni degli operatori turistici cittadini in merito ai rincari che saranno discussi a partire dall’autunno. In particolare, della Fiavet (Federazione Italiana Associazioni Imprese di Viaggi e Turismo) e di Abbac (associazione di categoria delle strutture ricettive extralberghiere, cioè b&b e case vacanza). «Bisogna fare attenzione – sottolinea Giuseppe Scanu, presidente Fiavet – se Napoli è stata raggiunta da un boom turistico è stato anche per via del fatto che era considerata una meta low-cost.



Aumentare le spese può rivelarsi rischioso. Un rincaro non è impossibile da accettare, ma a patto che le risorse incassate grazie al turismo vengano ridestinate al turismo». «Non accetteremmo di buon grado un aumento – osserva il presidente di Abbac Agostino Ingenito – Già a luglio 2023 a Napoli era aumentata l’imposta, per noi, da 2,50 a 3 euro a persona. Napoli è tra le località turistiche più in voga in questo momento, ed è accessibile anche a un target medio basso. I servizi e il decoro non sono ancora all’altezza.

Inoltre, oltre alla tassa di soggiorno per Napoli, va ricordato che ci sono le imposte di sbarco in aeroporto e quelle dei Comuni limitrofi frequentati dai visitatori: le imposte delle isole e dei borghi delle costiere».

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