Inferno Poggioreale, detenuti in rivolta dopo il no al trasferimento in ospedale di un recluso malato

Inferno Poggioreale, detenuti in rivolta dopo il no al trasferimento in ospedale di un recluso malato
di Daniela De Crescenzo
Lunedì 17 Giugno 2019, 07:30 - Ultimo agg. 13:11
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Carcere di Poggioreale, padiglione Salerno in rivolta: letti divelti e usati come armi, scope e piedi di tavolini trasformati in corpi contundenti, sale allagate, guardie accerchiate. Per ore, in uno degli istituti di pena più affollati di Italia, si è vissuto l'inferno. Alla fine il reparto, che ospita 244 detenuti, tutti comuni, vale a dire non appartenenti ai clan, è risultato gravemente danneggiato. La protesta sarebbe cominciata perché i reclusi chiedevano che uno di loro, ricoverato in infermeria con la febbre alta, venisse portato in ospedale temendo che potesse trattarsi di una malattia infettiva. Ma è subito risultato evidente che la protesta affondava le radici nelle pessime condizioni di vita nei padiglioni. Già lo scorso sabato il garante per i detenuti, Samuele Ciambriello, aveva lanciato l'allarme: «Nelle carceri si sta consumando un'altra emergenza, la carenza idrica, che in questi giorni di caldo sta gettando nel caos diversi istituti penitenziari. Le strutture che ospitano i detenuti, spesso antichissime, hanno tubature e condotte usurate dal tempo che non riescono a rifornire di acqua tutti i piani degli edifici, a far fronte a una popolazione carceraria così massiccia». E dal report dell'associazione Antigone, nell'aprile 2018, risultò che l'istituto dovrebbe ospitare 1.611 posti: attualmente ha più di 600 detenuti in eccesso. E non solo. Si legge ancora nel report: «Il carcere, costruito nel 1918, presenta condizioni generali inadeguate, incompatibili con quanto previsto dall'attuale ordinamento penitenziario, soprattutto da un punto di vista architettonico».
 
Una situazione difficilissima, dunque: i detenuti hanno chiesto un confronto con il provveditore Giuseppe Martone - sul posto con il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e il magistrato di turno Walter Brunetti in stretto contatto con il procuratore Giovanni Melillo. Tutti hanno ascoltato i detenuti e ne hanno visitato le celle. In pochissimo tempo sono arrivati anche il commissario coordinatore della polizia penitenziaria, Gaetano Diglio, il vice direttore dell'istituto di pena Stefano Martone e il garante per i detenuti, Samuele Ciambriello. Finalmente nel tardo pomeriggio la protesta è rientrata, il detenuto ammalato è stato portato in ambulanza in ospedale per accertamenti e gli altri si sono impegnati a tentare di riparare i danni, a partire dall'allagamento che avevano provocato. E domani dovrebbe arrivare a Poggioreale il capo del Dap Francesco Basentini. «È urgente impegnare i 12 milioni già stanziati per ristrutturare i tanti padiglioni antichi e fatiscenti del carcere, Livorno, Napoli, Milano, Salerno, dove le celle sono piene di muffa e di umidità ha sostenuto Ciambriello al termine della visita - Bisogna dire basta ai rinvii e commissariare il provveditorato alle opere pubbliche». In campo sono scesi subito i sindacati della polizia penitenziaria. «Basta col regime aperto in un carcere con quasi 2500 detenuti, dove ogni giorno l'incolumità dei colleghi è messa seriamente a rischio. Basta con questo immobilismo protesta il segretario regionale dell'Uspp, Ciro Auricchio - c'è bisogno di misure urgenti per decongestionare il sovraffollamento, inoltre è necessario implementare la pianta organica dell'istituto dove si registrano carenze di oltre 200 agenti». «La situazione è molto grave - dice Emilio Fattorello, segretario nazionale per la Campania del sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe - Mi sembra evidente che c'è la necessità di interventi immediati da parte degli organi ministeriali e regionali dell'Amministrazione della giustizia minorile, che assicurino l'ordine e la sicurezza in carcere a Poggioreale tutelando gli agenti di polizia penitenziaria che vi prestano servizio. Ed è grave che non siano stati raccolti, nel corso del tempo, i segnali lanciati dal Sappe sui costanti e continui focolai di tensione del carcere napoletano».

E Gennarino De Fazio, per la Uilpa polizia penitenziaria nazionale interviene dicendo: «Solo pochi giorni fa, nel corso del confronto in atto fra amministrazione penitenziaria e organizzazioni sindacali sul dilagare dei disordini, dei tumulti e delle aggressioni alle donne e agli uomini della polizia penitenziaria, l'abbiamo detto al capo del Dap Basentini: la fase di studio, analisi e proposte deve essere serrata e rapida e, parallelamente, è indispensabile introdurre misure che elevino gli standard di sicurezza e correggano le falle nei sistemi di custodia, altrimenti si rischia di arrivare troppo tardi esattamente come nel detto popolare: mentre il medico si istruisce, il malato muore».

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