«Morena non riavrà mai più la gamba ma deve avere giustizia». Giuseppe Giangrande, fratello della 16enne napoletana, costretta all’amputazione d un arto dopo essere stata investita da un’auto mentre era in scooter col fidanzato, lancia il suo appello sulla «sicurezza stradale». Fermare la strage delle vittime di incidenti e investimenti è la battaglia che Morena e sua madre Emilia Addo portano avanti insieme al fratello 19enne della ragazzina che si racconta a Il Mattino.
Perché parlare ancora dell'emergenza sicurezza stradale a Napoli?
«Perché riguarda tutti. Prima dell’incidente che ha coinvolto mia sorella, non avevo mai riflettuto sul dolore che travolge le famiglie delle vittime. Quando apprendevo le notizie di incidenti gravi, pensavo in maniera superficiale che mi dispiaceva ed era solo un’altra tragedia capitata, invece non è così. Oggi soffro e immagino il dolore di chi perde un familiare perché so cosa significa. Ho avuto paura che Morena potesse morire e vorrei che nessun altro fratello o genitore provasse questa sofferenza. Anche io sono cambiato, tutti dovremmo contribuire a far cambiare le cose».
In che senso lei è cambiato?
«Compirò 20 anni tra qualche mese e non nascondo che, prima dell’incidente di mia sorella, mi è capitato di non essere sempre ligio alla guida, adesso invece presto molta più attenzione e lo dovrebbero fare tutti. Ovviamente merita un discorso a parte chi si comporta come un criminale, a cominciare da Morena travolta mentre era sulla sua corsia di marcia da un’auto pirata che ha azzardato un sorpasso a tutta velocità. In questo caso, non si tratta di incidente ma di tentato omicidio e chi ne è responsabile, deve pagare».
Chiede leggi più severe?
«L’investitore di mia sorella, identificato dalle forze di polizia dopo essere fuggito, non ha ancora fatto neanche un giorno di galera e temo che non ne farà mai. Ci vogliono leggi più dure per chi investe e si macchia anche dell’omissione di soccorso perché esprime la volontà di far rischiare la vita alla vittima. Se io fossi uscito di casa, armato di coltello e avessi amputato la gamba a qualcuno, probabilmente sarei in galera, invece mia sorella è ancora ricoverata al Cardarelli, senza una gamba, e chi ne è responsabile non ha avuto alcuna conseguenza per ora».
Cosa ricorda del giorno dell’incidente di Morena?
«Quella sera ero a piazza Vanvitelli con la mia fidanzata e altri amici, stavo chiacchierando con loro quando mi arrivò la telefonata di mamma che piangeva informadomi dell’incidente. Mi precipitai in via Pietro Castellino e vidi Morena a terra, completamente coperta di sangue con uno sguardo che non potrò mai dimenticare. Ricordo la mia rabbia e la paura che potesse morire. I giorni successivi, mentre mia sorella era in Rianimazione, trascorrevo le giornate con mia madre che dormiva in auto fuori l’ospedale, eravamo pronti a precipitarci dai medici nell’attesa di una loro telefonata. È stato un incubo ma non voglio vendetta, solo giustizia».
Pochi giorni fa è stata investita mortalmente Valeria Vertaglio e la scorsa notte c’è stato l’ennesimo incidente mortale a Napoli, che fare?
«Sono stato alla fiaccolata in via Terracina il 30 settembre per ricordare Kekko e Lucia i due giovani napoletani investiti e uccisi un anno fa da un auto che azzardava un sorpasso invadendo la loro corsia. Il giorno dopo è morta Valeria e continuano a verificarsi incidenti mortali in città, questo è sufficiente per far capire che sono urgenti misure di sicurezza stradali. Oltre all’inasprimento delle leggi, le istituzioni devono potenziare l’installazione di dossi, attraversamenti pedonali, incroci semaforizzati e telecamere».
Cosa vuol dire a sua sorella Morena?
«Morena mi ha stupito, mostrando una grande forza sia fisica che mentale. Ha una forza incredibile e l’ha mostrata anche raccontando pubblicamente il suo vissuto. Dopo quello che le è capitato non si è mai abbattuta, è rimasta lucida e ha reagito con grande maturità. Avrei voluto perdere io la gamba al suo posto e da quando non è a casa, è come se mancasse un pezzo di me. Spesso non parlo con lei dell’incidente e mi mancano le parole ma lei è il mio tutto e potrà sempre contare su di me. Immagino il nostro futuro e accanto ai miei sogni, come quello di diventare pizzaiolo, metto al primo posto un viaggio a New York da fare insieme con i nostri genitori».