Napoli, chiude la mensa dei poveri: «Basta degrado e siringhe»

Napoli, chiude la mensa dei poveri: «Basta degrado e siringhe»
di Melina Chiapparino
Martedì 22 Giugno 2021, 08:00 - Ultimo agg. 18:50
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«Porta chiusa per degrado». La frase è scritta con un pennarello su un pezzo di cartone tenuto insieme dal nastro adesivo e fissato davanti all'arco di Porta Capuana. Non è un avviso ma il grido di protesta dei volontari che, ogni giorno, distribuiscono gratuitamente pasti caldi nella piazza a ridosso delle torri Aragonesi, tra rifiuti e cumuli di siringhe gettate a terra. «Da oggi la distribuzione dei cestini si fermerà fino a quando non interverranno le istituzioni per salvare Porta Capuana dall'abbandono», tuona Giuseppe Maienza, responsabile della mensa gestita dalla Società San Vincenzo de' Paoli. «Abbiamo deciso di fare un passo indietro e dimostrare che la mensa dei poveri è un bene sociale, non la causa del degrado». 

Chiudere simbolicamente Porta Capuana con un cartello «fai da te» e sospendere la mensa che dal 1979, distribuisce pasti caldi a chi non può permetterseli, è «una protesta per richiamare l'attenzione del Comune, dell'Asl, della Questura e della Prefettura». «Da quando hanno installato i cantieri per il progetto Unesco e consegnato, circa 6 mesi fa, una porzione della piazza, non abbiamo visto alcun segno di riqualificazione» racconta Maienza che, al contrario, ha segnalato molte criticità. «Sono aumentati il bivacco di tossicodipendenti, i cumuli di siringhe in strada, le risse e la piazza viene usata come toilette a cielo aperto», continua il responsabile della mensa dei poveri che non si è mai fermata, neanche in piena pandemia. «Prima del Covid, i pasti venivano serviti a tavola con tre turni di 10 persone ciascuno, nella Torre Virtus, dove abbiamo la sede - spiega Maienza - con la pandemia abbiamo organizzato i cestini, con una media di 100 distribuzioni al giorno».

L'emergenza sullo stato di salute di Porta Capuana, è un grido di aiuto a cui si aggiunge anche la voce di don Carmine Amore, parroco della vicina Chiesa di Santa Caterina a Formiello e decano del Centro Storico. «Il problema del degrado riguarda sia l'aspetto igienico sanitario di questi luoghi, sia l'aspetto della sicurezza e della tutela dei cittadini», chiarisce il sacerdote che ritiene «necessario un intervento sinergico della Prefettura, della Questura e di tutte le istituzioni che devono fare la loro parte per garantire la vivibilità di Porta Capuana».

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Nonostante il piano degli interventi per il Grande progetto Unesco, prevedesse «il rilancio turistico e anche la valorizzazione dei luoghi in termini di accessibilità e di sicurezza», fino a questo momento regna il degrado. «La presenza dei cantieri, ha impedito l'uso del campetto di calcio della parrocchia dove i bimbi si riunivano e ci auguriamo di poter tornare a utilizzarlo al più presto» conclude don Carmine. «I residenti hanno paura e sono costretti a camminare in piazza, evitando le siringhe, le attività commerciali, già penalizzate dal Covid, sono ulteriormente svantaggiate dal degrado di quest'area urbana e lo spaccio è aumentato».

La denuncia di Armando Simeone, portavoce del Comitato Lenzuola Bianche, punta il dito sull'abbandono di Porta Capuana che non può essere risolto «dalle operazioni di pulizia straordinaria che ogni tanto vengono realizzate». «L'Asia è intervenuta su nostra sollecitazione per delle bonifiche, ma dopo poco tutto torna nel degrado e compaiono nuovamente siringhe e rifiuti», spiega Simeone che chiede «un intervento strutturale e sinergico delle istituzioni ma anche un progetto per valorizzare la piazza». «La proposta è l'installazione di un mercato della Filatelia e dell'Artigianato artistico culturale che possa rievocare le radici antiche di Porta Capuana» annuncia Simeone che sottolinea: «Il nuovo Sindaco di Napoli, a prescindere da chi sarà, dovrà avere la priorità di salvare Porta Capuana». 

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