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Antonio Landieri vittima innocente del clan, killer verso la scarcerazione

La Cassazione: niente ergastolo per l'assassino reo confesso

Antonio Landieri
Antonio Landieri
di Leandro Del Gaudio
Articolo riservato agli abbonati
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 23:53 - Ultimo agg. : 10 Febbraio, 16:22
3 Minuti di Lettura

Dunque, non basta una confessione per chiudere un caso, archiviare un processo per una vicenda orrenda, consumata la bellezza di 19 anni fa. Non basta ammettere di aver ucciso un ragazzo per errore, nel pieno dei suoi anni, colpendolo alle spalle, nel corso di una spedizione punitiva di chiaro stampo camorristico, per vedersi comminare una condanna esemplare e definitiva. C’è da discutere ancora, in questo caso sul concetto di recidiva, quanto basta a rispedire gli atti a Napoli e attendere la convocazione - si spera il più presto possibile - di un nuovo processo in Corte di Assise d’appello. È questa la decisione dei giudici della prima sezione della Corte di Cassazione, a proposito di una storia drammatica: l’omicidio di Antonio Landieri, ragazzo di 20 anni, colpito a morte per errore (era estraneo ai clan), sotto casa, nel pieno della faida di Scampia (oltre sessanta morti in pochi mesi). 

Ieri, dunque, la svolta: i giudici hanno annullato la condanna all’ergastolo per Davide Francescone, componente del commando entrato in azione in quel sei novembre del 2004. Una spedizione punitiva messo a segno da alcuni soggetti agli ordini degli Amato-Pagano, in quel periodo protagonisti della scissione contro il clan Di Lauro. A rivelare i retroscena dell’agguato alcuni pentiti, tra cui il boss scissionista Gennaro Notturno, ma anche uno dei componenti del commando: è stato infatti Francescone ad ammettere di aver fatto parte del delitto.

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Caso chiuso? Niente affatto. Difeso dai penalisti Luigi Senese e Dario Vannetiello, l’ha spuntata - almeno per ora - sulla storia della recidiva. Non era accertato - sembra di capire dal dispositivo - che Francescone avesse consumato un delitto simile, prima di quel sei novembre del 2004. Non è accertata la recidiva, dunque, gli atti tornano a Napoli, dove si dovrà ridiscutere il calcolo della pena. Stando a una prima valutazione, i giudici di Corte di Appello potrebbero comunque firmare un’altra condanna all’ergastolo, vista l’efferatezza dell’agguato, per altro consumato in nome e per conto di un clan camorristico. Ma questa è materia che dovrà essere valutata dai magistrati, in un’attesa destinata a mantenere aperto il caso legato al delitto Landieri.

Un ragazzo per bene, dal volto pulito. Lo conoscevano a Scampia come “Et”, in quanto “extraterrestre”, in quanto “alieno” rispetto a un sistema criminale che in quel periodo stava catapultando la città nell’orrore della faida. Faceva catechismo, amava il bigliardino. E in quel caldo sabato sera di inizio novembre, stava assistendo a una partita di bigliardino, quando arrivarono i killer degli Amato-Pagano. Avevano un solo obiettivo: colpire una zona controllata dai Di Lauro, dopo l’agguato subìto da Giovanni Moccia. Quella sera vennero feriti anche Antonio Mangiacapra, Salvatore Engheben, Mauro Mangiacapra, Vincenzo Trombetta e Giovanni De Rosa, scambiati dai killer della camorra per pusher rivali. Landieri e i suoi cinque amici furono scambiati per un gruppo di spacciatori del rione. I suoi compagni furono tutti feriti alle gambe, mentre Landieri, a causa di difficoltà motorie, non riuscì a scappare e per questo raggiunto e ucciso dai sicari. 

 

Ma cosa accade ora? Condannato in via definitiva per camorra e droga (una pena a dieci anni), Davide Francescone ora attende la rivalutazione della pena per il reato più grave. Rischio scarcerazione per decorrenza dei termini? Molto dipenderà dal tempo in cui verrà formalizzato il processo in appello, a proposito di un killer reo confesso che prova a sfuggire all’ergastolo. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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