«Negli ospedali campani ogni anno
50mila casi di infezione da batteri»

«Negli ospedali campani ogni anno 50mila casi di infezione da batteri»
Martedì 12 Novembre 2019, 15:17
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«Solo nel 2017 negli ospedali Campani si sono registrati circa 50 mila casi d'infezioni, la cui maggior parte è causata da batteri che presentano antibiotico resistenza di vario tipo. I reparti a rischio sono le Terapie intensive, le Medicine interne e le Chirurgie. Infezioni in parte prevenibili ed evitabili attraverso corretti comportamenti dei medici e del personale e attraverso un controllo costante dell'epidemiologia di ogni ospedale e con un uso appropriato degli antibiotici. Quest'ultima attività appare tanto più rilevante in Campania, dove l'assunzione media di dosi quotidiane di antibiotico è tuttora la più alta d'Italia». Così Vincenzo Esposito, direttore dell'unità di Immunodeficienze e Malattie Infettive dell'azienda dei Colli intervenuto stamani nel corso di una tavola rotonda per la presentazione del progetto interregionale Icarete sull'emergenza globale delle infezioni contratte in ospedale promosso a Napoli da Motore Sanità.

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Progetto, che si compone di 12 incontri regionali, realizzato con il contributo non condizionante di Menarini, che vede confrontarsi le istituzioni e i massimi esperti del settore. «Le infezioni correlate all'assistenza sono un grave problema da considerarsi a livello nazionale - ha detto Antonio Postiglione, Direttore generale del settore Tutela della salute della Regione Campania - e per questo siamo impegnati a promuovere un più appropriato utilizzo degli antibiotici sia ad uso umano che veterinario promuovendo anche la ricerca di nuovi antibiotici, creando anche partnership pubblico/privato. Molto potrebbe essere fatto con le nuove terapie antibiotiche, rendendole disponibili ai pazienti sia a livello Nazionale che regionale-locale, secondo le indicazioni appropriate».

La Campania dopo due anni di interventi della struttura commissariale è oggi diventata una delle Regioni più attente al sistema di controllo delle infezioni ospedaliere con dati progressivamente migliori anche se si è in attesa del report di monitoraggio e controllo dei flussi prescrittivi dei medici di famiglia. In Italia circa l'8% dei pazienti ospedalizzati contrae un'infezione associata alle procedure assistenziali. Infezioni che pagano lo scotto di essere contratte in luoghi in cui si fa massiccio uso di antibiotici e quindi spesso forme resistenti ai farmaci antibatterici con risvolti molto impegnativi per l'assistenza.

Nel nostro paese si stimano circa 10 mila casi di decessi all'anno per infezioni resistenti ai comuni antibiotici, pari al doppio delle morti legate agli incidenti stradali i cui il 10% dicrca in Campania. Per far fronte a questo scenario preoccupante, nel 2017 il Ministero della Salute ha pubblicato il Piano nazionale di contrasto dell'Antimicrobico-resistenza 2017-2020, fissando il percorso che le istituzioni nazionali, regionali e locali, devono compiere per un miglior controllo delle infezioni.

Intanto a Napoli La cattedra di Igiene del dipartimento di Sanità pubblica dell'Università Federico II diretta da Maria Triassi ha intanto messo a punto un dispositivo di controllo e monitoraggio delle infezioni ospedaliere, basato sulla informatizzazione della raccolta dei dati clinici e della gestione dei pazienti ricoverati che mira a ridurre l'impatto economico delle infezioni contratte in ospedale e per ottimizzare la gestione dei budget regionali basato sull'analisi computerizzata di tutti i dati clinici e diagnostici del paziente dalla data della prima visita al trattamento durante il ricovero offrendo al medico una più rapida valutazione dello stato clinico del paziente, della riduzione delle infezioni correlate all'assistenza e dei risultati delle azioni terapeutiche perseguite e da perseguire. «Da quando il problema dei super batteri resistenti alle terapie disponibili è emerso nella sua estrema gravità, la ricerca farmaceutica ha ripreso vigore e progressivamente sta mettendo a disposizione nuovi e più efficaci antibiotici: è auspicabile che si apra un dialogo fra aziende produttrici ed agenzie regolatorie nazionali e regionali per stabilire nuovi percorsi dedicati che consentano un accesso facilitato e rapido di questi nuovi fondamentali strumenti per la cura dei nostri pazienti, in linea con le azioni intraprese dalla Food and Drug Administration», ha spiegato Claudio Zanon, Direttore scientifico Motore sanità.
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