Napoli: lancio di petardi al derby tra i licei, il pm chiede il processo per quattro studenti

Un allievo dell'Umberto ha perso due dita, sotto accusa i ragazzi del Tito Lucrezio Caro

Il lancio di petardi nello stadio Simpatia di Pianura
Il lancio di petardi nello stadio Simpatia di Pianura
di Leandro Del Gaudio
Sabato 25 Marzo 2023, 22:59 - Ultimo agg. 27 Marzo, 07:27
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Avevano previsto tutto, puntando sull’effetto sorpresa. Si erano procurati i petardi, distinguendoli tra quelli che producono effetti pirotecnici e luminosi da quelli che invece creano scompiglio con detonazioni da far vibrare i timpani. Un’azione organizzata, di cui si sarebbe parlato a lungo in città, anche all’indomani del clima di sfida che si era creato in vista della partita. Era un’occasione da non perdere, secondo il piano iniziale: una partita di calcio stracittadina, tra i liceali del Tito Lucrezio Caro e quelli dell’Umberto.

Un derby tra studenti dello scientifico e quelli del classico, tra Posillipo e Chiaia, sempre e comunque rimanendo saldamente ancorati nella buona borghesia cittadina. Un match finito al centro di un’inchiesta della Procura minorile, per quanto avvenne a margine del rettangolo di gioco. Era il 21 dicembre del 2021, ricordate? Siamo allo stadio Simpatia di Pianura, quando la partita venne interrotta per l’esplosione di alcuni fuochi d’artificio, lanciati sugli spalti che ospitavano quelli dell’Umberto. Una vicenda per la quale è rimasto ferito uno studente del classico, al quale hanno amputato due dita di una mano, mentre tentava di allontanare uno dei fuochi d’artificio.

Oggi, a distanza di meno di due anni, c’è una svolta investigativa. Sono infatti tre gli studenti minorenni per i quali la Procura dei Colli Aminei ha chiesto il rinvio a giudizio, grazie alla ricostruzione dalle forze dell’ordine; sotto inchiesta anche un altro studente, che all’epoca dei fatti era maggiorenne. 

Tocca al pm Nicola Ciccarelli, ripercorrere la trama che ha inizio il giorno prima della partita: dall’acquisizione di 11 petardi tipo New Rambo, 4 bengala tipo Fireman, 15 petardi tipo Flash zeus Alba e otto fumogeni. Una polveriera che avrebbe potuto provocare danni su decine di persone, a giudicare dal numero di esemplari che vennero rinvenuti. Ma restiamo alla ricostruzione operata dagli inquirenti: quattro studenti, con ruoli e mansioni differenti, secondo quanto emerso fino a questo momento. C’è chi era stato incaricato di effettuare gli acquisti, chi ha raccolto i soldi e contribuito a finanziare l’operazione. Poi il lancio indiscriminato di petardi e bengala contro la tifoseria avversaria, fino a colpire uno degli studenti giunto a Pianura a sostenere la squadra dell’Umberto. Un momento ricostruito grazie alle testimonianze raccolte. È il capitolo dei tre “rambo” gettati contro gli spalti avversari. Uno dei tre petardi rischia di fare del male a tanti ragazzini, sono secondi interminabili, nei quali uno studente cerca di allontanare la bomba rispetto alla folla. Purtroppo non fa in tempo. C’è l’esplosione, «che provoca lo sfacelo traumatico della mano destra con amputazione del primo e del secondo dito, frattura della falange del terzo dito». Facile immaginare che, oltre ai danni fisici (purtroppo irreversibili), ci sono state inevitabili ripercussioni psicologiche nella vita di un ragazzo che quel giorno era a Pianura solo per trascorrere qualche ora di relax.

Ma torniamo a quei giorni di fine dicembre. Era una delle prime occasioni in cui gli studenti napoletani potevano vivere una giornata di svago “in assembramento e in presenza”, nel tentativo di scrollarsi di dosso i mesi del covid e della vita da remoto. Una partita di beneficenza, che aveva però infiammato gli animi sin da alcuni giorni prima dell’evento sportivo. Su alcune chat di gruppo, tramite gli immancabili canali social, circolavano da giorni cori di sfida incrociati da parte degli studenti delle due scuole. Un clima che si è infiammato in modo eccessivo, al punto tale da sfociare nell’acquisto e nel lancio di petardi e bengala.

Brutta storia che sarà oggetto della valutazione di un giudice in sede penale, nel tentativo di ricostruire le singole responsabilità dell’episodio. Difesi, tra gli altri, dai penalisti Marco Muscariello e Luigi Sena, gli imputati avranno modo di replicare alle accuse e di dimostrare la correttezza della propria condotta, nel corso di un probabile processo. Una vicenda che fa i conti con le verifiche su cellulari - in particolare sulle chat acquisite -, che avrebbero fatto emergere una volontà precisa di organizzare la trappola a colpi di bengala. Un episodio degenarato, che - per la Procura dei minori - va ben oltre un mero esempio di goliardia tra studenti cittadini.
 

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