Napoli fai-da-te: la chiesa è in abbandono? E lo chef va a ripulirla

Napoli fai-da-te: la chiesa è in abbandono? E lo chef va a ripulirla
di Paolo Barbuto
Giovedì 6 Febbraio 2020, 23:00 - Ultimo agg. 7 Febbraio, 09:18
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Una volta alla settimana uno chef lascia la cucina del suo ristorante, prende qualche sacchetto dell’immondizia, indossa i guanti e va sul sagrato di un’antica chiesa per portare via i rifiuti lanciati dagli incivili. Lo chef si chiama Mario Avallone, la chiesa è quella antica della Sapienza a via Santa Maria di Costantinopoli. Questa storia è l’ideale seguito dell’inchiesta sul fai-da-te dei cittadini che abbiamo pubblicato ieri. Abbiamo raccontato di persone che verniciano panchine malmesse, svuotano caditoie ingolfate, dipingono strisce pedonali, passano la notte a fare ronde anti ladri: è la risposta dal basso a chi dovrebbe garantire decoro, tutela, pulizia e non lo fa.

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IL COLPO DI FULMINE
Questa storia inizia un paio d’anni fa. Il consigliere regionale Francesco Borrelli sta guidando le operazioni di pulizia della discarica che s’è creata sul sagrato della chiesa, dietro agli antichi cancelli chiusi da un’eternità. Borrelli e un manipolo di persone tenaci stanno riempiendo sacchi e sacchi di pattume, si forma una piccola folla ad osservarli. Tra quelle persone c’è Mario Avallone, patron e chef della “Stanza del gusto”, il ristorante nato nel 2000 con un solo tavolo alle Rampe Brancaccio, esteso a 38 posti in vicoletto Sant’Arpino e infine approdato a via Santa Maria di Costantinopoli per diventare un punto fermo nella ristorazione cittadina. Borrelli riconosce Avallone e lo chiama davanti a quello scempio: «Perché d’ora in poi non te ne occupi tu?». Lo chef non ha nemmeno un attimo di tentennamento, tra lui e la chiesa degradata è colpo di fulmine, accetta sorridendo, promette che si prenderà cura di quel luogo.

LA BUROCRAZIA
Prima di potersi dedicare a Santa Maria della Sapienza, Avallone deve aspettare un bel po’. La chiesa appartiene al Fec (fondo edifici di culto) che fa capo alla Prefettura, è affidata a due suorine, è governata dalla Soprintendenza: il percorso burocratico per ottenere le chiavi dei cancelli che proteggono il sagrato è irto di difficoltà. Ci pensa ancora una volta il consigliere regionale Borrelli che segue con pazienza i lunghi mesi della burocrazia e accetta di diventare il custode delle chiavi del sagrato (non della chiesa che resta chiusa con le chiavi nelle mani della Prefettura); poi, alla fine del percorso, torna alla porta di Avallone: «Ecco le chiavi, se sei ancora deciso a farlo, prenditi cura del sagrato di questa chiesa».

L’APPUNTAMENTO
Da quel giorno, siamo a poco più di un anno fa, Mario Avallone per un giorno alla settimana smette di essere chef e ricercatore di prodotti in giro per lo Stivale e si trasforma in attivista civico: guanti e cappello per proteggersi dalle schifezze, apre il cancello e va a prendere l’immondizia che viene lanciata sul sagrato: «Fortunatamente non è più tantissima come una volta - sorride - è l’effetto della costante manutenzione: se questo posto è pulito la gente evita di sporcarlo, se è pieno di immondizia nessuno si fa scrupolo ad aggiungerne». Chiede di non finire in vetrina per questa vicenda che rischia di trasformarsi in una scudisciata polemica nei confronti di chi non si prende cura della “Sapienza”, spiega che si tratta di un atto d’amore per restituire dignità alla città: «Del resto ogni mattina anche davanti al mio ristorante, che si trova dall’altro lato della strada, laviamo e sanifichiamo il marciapiede per non vivere nel pattume e nelle schifezze». Sul tema è severo il consigliere regionale Borrelli: «Avallone rappresenta la parte migliore della città, è una di quelle persone che decidono di fare ciò che dovrebbero fare altri, uno che si prodiga per cancellare il degrado generato dalle mancanze altrui».

IL FUTURO
Non esiste una data di conclusione al progetto di pulizia del sagrato dell’antica chiesa.

Lo chef che si trasforma in netturbino è pronto a continuare finché avrà forza e possibilità: «Io in cucina sono un creativo, lo sono anche nella vita: ecco, quest’impegno rappresenta un’altra faccia della mia creatività». Sorride, dribbla le polemiche, spiega che l’operazione di pulizia viene a farla personalmente perché è un impegno suo, personale, da non delegare a nessuno, sarebbe facile ingaggiare un ragazzo per fargli recuperare i rifiuti, ma non avrebbe lo stesso significato: «Quando vengo qui a ripulire, immagino di non essere a Napoli», dice filosofico. Poi spiega: «Se penso che questa è la mia città sono costretto ad essere arrabbiato ma io non voglio esserlo, perciò fingo di essere altrove e di fare qualcosa di buono per gli altri. Senza concentrarmi sui mali di Napoli».

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