Napoli, scontri alla manifestazione davanti alla sede Rai: «Manganellati senza motivo»

Slogan, cartelloni e scontri davanti ai cancelli di viale Marconi

Gli scontri a Napoli
Gli scontri a Napoli
di Ferdinando Gagliotti
Martedì 13 Febbraio 2024, 17:00 - Ultimo agg. 14 Febbraio, 07:27
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Centinaia di persone appartenenti al movimento politico Potere al popolo, a Iskra e ad altri collettivi e comitati si sono riuniti questa mattina davanti ai cancelli della sede Rai di viale Marconi, a Fuorigrotta, per manifestare a favore della Palestina e contro le posizioni del governo. La protesta è scattata dopo la nota dell'amministratore delegato Rai, Roberto Sergio, letta da Mara Venier durante “Domenica in” su Rai 1, parole usate «per censurare i messaggi di pace lanciati da Ghali» sul palco dell’Ariston di Sanremo

Poco dopo l’inizo della protesta si sono verificati scontri tra agenti di polizia presenti davanti la sede e alcuni manifestanti, con cinque feriti tra i manifestanti (tra cui una dirigente sindacale) e altri cinque tra i poliziotti: «Le forze dell’ordine, disposte qui davanti come a difesa di un fortino, hanno deciso di caricarci nel momento in cui abbiamo pressato per avere un colloquio con i giornalisti Rai – racconta Dario, appartenente al movimento Iskra, che si presenta alle telecamere con un vistoso taglio all’altezza della fronte –, sicuramente informati della presenza di questo presidio pacifico. Sappiamo bene che in questo momento, in Italia, ci sono due pesi e due misure, che vengono applicate alla questione dei lavoratori così come a questioni come la presente». 

I manifestanti torneranno a far sentire le proprie voci il 23 febbraio, in occasione dello sciopero nazionale, e il 24 febbraio a Milano. «Quando ci chiederanno dove eravamo durante il genocidio, potremo dire di non esserci tirati indietro». 

Attraverso un comunicato, parte dei giornalisti Rai s'è dissociata dalle parole dell’ad Sergio. «Questo è sicuramente un segnale importante, ma sappiamo che anche i lavoratori Rai sono precari. È ora che siano i dirigenti a prendere posizione». «La polizia ci ha picchiati a sangue perché pensava che volessimo cercare di entrare con la forza – dice in un video su Instagram l’autrice e divulgatrice Flavia Carlini, presente al corteo – ma non è vero. Ci siamo semplicemente fatti avanti e siamo stati tutti manganellati decine e decine di volte. Non è vero che abbiamo cercato di spingere o di scavalcare i cancelli, siamo stati caricati senza neanche essere guardati in faccia». 

«Il presidio di oggi arriva in risposta al vergognoso atteggiamento di censura e di oscurantismo culturale che la Rai, in queste settimane, sta assumendo nei confronti della questione palestinese. Oggi, davanti questa sede, si sono verificati episodi che riteniamo molto gravi: la polizia ha caricato varie volte i manifestanti, che chiedevano soltanto di parlare con dei dirigenti». A parlare è Michel Franco, membro del movimento Potere al Popolo. Dopo gli scontri, la richiesta dei protagonisti della protesta è stata soltanto parzialmente accolta, quando all’esterno della sede del primo polo televisivo italiano si è presentata una piccola delegazione di funzionari per cercare una mediazione. I manifestanti chiedevano la possibilità di leggere, durante l’edizione del telegiornale regionale delle 14, un comunicato firmato dal Centro culturale Handala Ali, mentre la controproposta dei giornalisti prevedeva di accogliere la nota ma a patto di farla leggere al conduttore del tg. 

 

«È chiaro che l’amministratore delegato Sergio abbia soltanto eseguito gli ordini di un governo che continua a nascondere il genocidio in atto – afferma l’ex sindaco di Napoli Luigi de Magistris, presente alla manifestazione -, quando invece la Rai dovrebbe essere un bene comune e un servizio pubblico.

Ora si arriva addirittura a censurare e a pensare che un artista come Ghali abbia voluto istigare alla violenza. Ciò che è successo qui fuori è solo una delle conseguenze di questo clima che sta crescendo nel paese. La violenza viene sicuramente alimentata dall’ad Sergio: io credo che lavoratori e lavoratrici della Rai dovrebbero scendere in campo per difendere la libertà del servizio pubblico, così come stanno facendo tutte queste persone».

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