È stata aggredita da due ragazzini, a pochi passi dalla sua scuola, dove finalmente era tornata dopo i lunghi e difficili mesi vissuti in lockdown. Erano a bordo di uno scooter, poco prima delle 8, all’incrocio tra via Foria e via Annibale De Gasparis. Due teppisti, probabilmente minorenni, senza scrupoli e senza pietà. Prima l’hanno presa a calci, poi le hanno strappato il cellulare dalle mani continuando a malmenarla benché la giovane fosse già finita a terra quasi priva di sensi. Quattordici anni compiuti da poco, la piccola Amalia (il nome è di fantasia) - studentessa del liceo scientifico e linguistico “Cuoco-Campanella” - rappresentava una preda troppo facile per due baby delinquenti in cerca di emozioni forti, pronti a sfogare su di lei tutta la rabbia che avevano in corpo. Un assalto in piena regola durato solo qualche minuto, il tempo di gonfiarla di botte, derubarla e abbandonarla sul ciglio della strada sotto gli occhi dei passanti che l’hanno subito soccorsa.
Stava andando a scuola, Amalia, felice come non mai. L’idea di tornare in aula, rivedere i compagni di classe frequentati solo per qualche giorno e mai più incontrati, e ricominciare a vivere una vita finalmente normale, la emozionava riempendola di entusiasmo.
I teppisti, verosimilmente, lo hanno intercettato in un momento in cui la ragazzina potrebbe averlo tirato fuori dalla tasca dei pantaloni per controllare mail e messaggi. Un’occhiata è bastata, a chi ben se ne intende, per capire che l’oggetto era di valore e facilmente smerciabile al mercato dei cellulari rubati. Il blitz in pochissimi minuti: calci e pugni fino a stordirla per sottrarle con maggiore facilità quel cellulare. Intanto, il suo professore di italiano la aspettava, insieme con la classe, per attivare i computer e dare il via alla lezione: «Alle otto e un quarto l’ho vista spuntare, tremando, dal vano della porta. - racconta il docente, Vittorio Gennarini - Non riusciva neanche a parlare. Ha guardato i compagni ed è scoppiata in singhiozzi di pianto».
Poi, lentamente, il racconto terribile di quel che era successo e la decisione di andare subito alla Polizia per denunciare l’accaduto: «Adesso - si domanda il professore Gennarini - noi che siamo i suoi insegnanti ci chiediamo che cosa ripagherà gli sforzi di inculcare nei nostri ragazzi serenità e legalità, e amore verso questa città, se bastano due balordi sul motorino a far crollare la fatica che facciamo a educarli a una società più sicura e più sana?».
Da qui, per far fronte al problema sicurezza, la richiesta da parte dei docenti del liceo di ottenere maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine almeno negli orari di entrata e di uscita degli studenti: «La nostra scuola - aggiunge Gennarini - la più antica di Napoli, è da sempre nel mirino di balordi e di scippatori. La vigilanza nei pressi dell’istituto, proprio al confluire di via Foria con lo stretto vicoletto in salita che conduce alla scuola, non è stata rafforzata neanche al riprendere, nei giorni scorsi, delle lezioni con la presenza di una buona parte dei ragazzi, felici d’aver ritrovato - sia pure sul finire dell’anno scolastico - i loro amici».
Purtroppo la gioia degli alunni è durata molto poco: la violenta aggressione subita dalla compagna ha spaventato tutti creando un clima di tensione e preoccupazione. «Amalia - prosegue il professore di italiano - non pensava che quel telefonino nuovo, affondato nella tasca dei pantaloni, poteva costituire un bottino ghiotto per quegli sfaccendati che, in sella a un motorino, l’hanno colpita con inaudita violenza mentre il suo unico pensiero era quello di raggiungere la scuola e unirsi ai suoi compagni. I segni di questo assurdo episodio, purtroppo, - conclude Gennarini - li porterà a lungo dentro di sè. E chissà se riuscirà mai a cancellarli del tutto».