Napoli, sembrava un incidente
la verità choc: fu un omicidio

Napoli, sembrava un incidente la verità choc: fu un omicidio
di Leandro Del Gaudio
Martedì 7 Giugno 2016, 07:30 - Ultimo agg. 13:46
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Sulle prime sembrava un incidente stradale. Un brutto incidente stradale, di quelli figli dell'incoscienza di chi guida «chattando via facebook» dal proprio cellulare o, più banalmente, intrattenendo lunghe conversazioni telefoniche con il proprio portatile. E invece sono bastati pochi elementi a cambiare la scena: il nove aprile scorso, in via Vittorio Emanuele terzo Fabio Giannone è stato ucciso. Lo hanno speronato mentre era in sella al suo scooter, poi hanno straziato il suo corpo con la stessa auto, investendolo almeno due volte a colpi di sgommate in prima e in retromarcia. Gli inquirenti non hanno dubbi: quel ragazzo di 21 anni (era nato il quattro settembre del 1995) è stato massacrato per vendetta e la sua fine non può essere rubricata alla voce omicidio stradale. Si indaga per omicidio volontario, in uno scenario di violenza tribale su cui sono al lavoro gli inquirenti della Procura di Napoli.

È il nove aprile scorso a Secondigliano, quando una Citroen Ctre di colore chiaro sperona lo scooter in sella al quale viaggiava Fabio Giannone. Interventi immediati, non si può far altro che constatare l'avvenuto decesso. Eppure ci sono dei particolari che offrono su un piatto d'argento una pista alternativa a quella del tamponamento involontario. La svolta arriva grazie al recupero di alcune immagini di una telecamera della zona, che mostra una scena da brividi: l'auto, dopo aver falciato lo scooter, investe per ben due volte il corpo di Giannone che, probabilmente, era ancora in vita dopo essere stato speronato dallo scooter che guidava. Immagini poco nitide che danno la stura all'inchiesta per omicidio volontario.

Bastano pochi accertamenti per capire che la Citroen era frutto di una rapina, un colpo effettuato proprio per disporre di un «ariete» per regolare i conti con il 21enne. E non è tutto. Sempre dalle poche immagini a disposizione viene fuori un altro particolare: dall'auto si vede sbucare la sagoma di un uomo che sembra camminare in modo incerto, claudicante, come se avesse subìto un incidente o un'operazione chirurgica. Un dato in più al vaglio degli inquirenti. Inchiesta in corso, in campo la polizia di Secondigliano sotto il coordinamento della Procura, si raccolgono informazioni e si ascoltano potenziali testimoni. Stando a quanto emerso finora, l'investimento di Fabio Giannone viene ricondotto al pestaggio di un giovane avvenuto qualche mese fa, un ragazzo che finisce in ospedale perché ritenuto a sua volta responsabile dell'incendio appiccato alle serrande di un negozio di abbigliamento la notte del capodanno del 2015.

Insomma, un possibile episodio estorsivo alla persona sbagliata, che si vendica organizzando una spedizione punitiva a carico del presunto responsabile che, dopo qualche mese di ospedale, decide tornare alla carica: e di vendicarsi a sua volta contro un conoscente del negoziante di abbigliamento a cui era stato incendiato il magazzino. È questa la pista battuta dagli inquirenti, in uno scenario nel quale - è bene chiarirlo - va fatta salva l'estraneità di Fabio Giannone da ipotesi di reato legate all'incendio del magazzino e al pestaggio del presunto estorsore. Stando a quanto raccolto dagli investigatori, il 21enne ucciso a Secondigliano era un lavoratore onesto ed era pronto a lasciare Napoli in vista di un'occupazione che l'avrebbe portato fuori dai confini nazionali. Sarebbe stato ucciso solo perché parente di un gruppo di persone che si sarebbero vendicate dopo aver subìto il raid incendiario. Vicende consumate in una zona controllata dal clan Licciardi della Masseria Cardone, che offrono spunti su cui investigare: il livello di violenza raggiunto in questi mesi è talmente elevato da spingere alcune famiglie ad allontanare i figli minori, nel timore di subire altre rappresaglie o altre forme di ritorsione.
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