Napoli, il libro del vescovo Battaglia: «Giovani, alfieri di legalità date scacco alla camorra»

Napoli, il libro del vescovo Battaglia: «Giovani, alfieri di legalità date scacco alla camorra»
di Don Mimmo Battaglia
Martedì 14 Settembre 2021, 08:50
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Legalità... ragazzi, riflettiamoci! È il titolo di uno dei 18 capitoli del libro scritto dal vescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che si intitola Un filo d'erba tra i sassi (Rubbettino editore) dal 23 settembre in libreria. Di seguito un brano tratto dal volume.


Anche se forse per molti siete solo numeri o, ancora peggio, elementi del mercato, possibili acquirenti e consumatori di scarpe, vestiti, panini, musica e idee, chi vi parla vuole ascoltare la vostra voce e vi considera davvero uomini e donne, veri e vivi, pertanto responsabili. Sì, responsabili. Responsabili di una città e di una terra che non avete scelto, ma che avete ricevuto in eredità, che vi appartiene e a cui appartenete. Questa città, cari giovani, è vostra e perciò è a voi che pongo le mie domande: perché li lasciate fare? Sapete bene di chi parlo: parlo di chi tiene in pugno la nostra terra con gli accordi economici e le alleanze nascoste, delle mafie economiche e delle logge massoniche invischiate anche col potere, parlo di chi è ben felice che passi l'idea che sia illegale quello che le leggi vietano e giusto tutto il resto.

Ma voi sapete benissimo che questa non è la verità, non è tutta la verità; che la giustizia ha a che fare non solo con le leggi, che cambiano e possono essere facilmente raggirate, ma con la coscienza e con il valore dell'uomo, di ogni uomo.

E allora perché li lasciate fare? I potenti di turno, li conoscete, quelli a cui raccomandarsi, che frequentano le vostre case e le vostre famiglie, che offrono benessere e sicurezza, ma rubano la dignità. Perché state zitti? Perché vi lasciate sedurre da loro? La rassegnazione si raggiunge un passo alla volta, con il «tanto va così», con l'ammirazione per la ricchezza, la tolleranza benevola verso il vuoto interiore, l'emulazione dello stile di vita. Ragazzi, siete qualcosa di più grande. Non date fiducia a chi vi tratta da soldatini di plastica, manichini attaccati a un piedistallo da mettere dove vogliono, che fanno muovere, avanzare e morire a piacimento.

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Siate vivi, almeno voi! Siete corpi e anime vive, e pertanto responsabili, custodi della vostra casa, della vostra città. Avete una battaglia da portare avanti, non sono io a dirlo, è la vostra dignità che ve lo impone, il vostro bisogno di camminare a testa alta. Avete la responsabilità delle vostre azioni, di non chiedere o aspettare favori ma anzi, al contrario, pretendere diritti, di non piegarvi alle logiche del potere, dell'apparenza e dell'arroganza, di non essere solo contenitori da riempire. Siete responsabili e quindi, necessariamente, a volte anche colpevoli. Colpevoli di silenzio, colpevoli quando siete in competizione per un voto scolastico, quando date valore all'immagine e ai risultati piuttosto che alle persone, alla fatica delle persone, colpevoli di finanziare le mafie e gli omicidi con l'erba che fumate pur sapendo da dove proviene, colpevoli di accontentarvi, di non vedere l'ora di abbandonare questa terra, quella di cui siamo responsabili, per cercare posti più promettenti, colpevoli di tollerare lo squallore.

Colpevoli ogni tanto, certo, ma con la grande dignità di ammetterlo e con la voglia di non esserlo per sempre, di divenire la coscienza di una terra assopita, in cui dominano prepotenza, menefreghismo, indifferenza e accordi di interesse, in cui dei delitti si cercano solo gli esecutori e mai i mandanti, in cui la commissione regionale antimafia reputa sufficiente riunirsi un paio d'ore all'anno, in cui i corrotti e i corruttori sbandierano senza dignità in tv la presunta, squallida normalità delle loro azioni. In questo scenario non posso non fare mie le parole di un combattente per la giustizia, Martin Luther King: «Non mi spaventa il rumore dei violenti, ma il silenzio degli uomini onesti». Perdonate lo sfogo e il tono acceso utilizzato, sono conseguenza delle lacrime e dalle parole che ascolto, della sofferenza di tanti ragazzi con cui condivido la mia vita, delle scene oscene che osservo ogni giorno, ma soprattutto sono conseguenza del fatto che questa realtà stride con i miei sogni; sogni che, probabilmente, sono anche i vostri e di chi non si rassegna. Se questa realtà è la regola, siate giovani, cioè siate trasgressivi. Ma sul serio, non in modo stereotipato.

Fate in modo che gli uomini dalle mani in pasta, la «gente infame che non sa cos'è il pudore» come dice Battiato, abbia timore non solo delle leggi o della magistratura, ma di voi, della vostra voce, di un silenzio che non si può comprare perché è figlio di una coscienza pura. Paura di voi che andate oltre le leggi scritte e sapete coniugare legalità ed etica, regole sociali e valori. Perché con voi non si imbroglia. Con voi non possono giocare e nascondersi. Pretendete spazio, prendetevelo. Prendete parola. Non fatevi zittire mai, in nessun modo, da nessuno, ci provano sempre: col mito del successo, con le televisioni, con la noia dei pomeriggi svuotati di senso, con la spiritualità sbeffeggiata come fosse roba d'altri tempi, con le mode, lo sballo. È questa la regola? È questo l'andazzo? Trasgredite allora: con l'impegno, i sogni, la speranza, la voglia di esserci, di essere e non solo esistere, per rabbia e per amore. Il mondo che verrà dipenderà da voi, da come sarete capaci di sognarlo, e da quanto saprete restare fedeli a questi sogni. Siate realisti: realizzate l'impossibile!

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