Il volto buono dei tifosi dell'Eintracht: «A Napoli la nostra trasferta più bella»

Coppia di tedeschi a un gestore di B&b: gli unici pericoli cibo e cultura...

Samuel, Nadil e Di Lella
Samuel, Nadil e Di Lella
di Giuliana Covella
Lunedì 20 Marzo 2023, 08:03 - Ultimo agg. 12:45
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Ci sono storie che, al di là della cronaca, riescono a capovolgere la realtà e a mostrare l'altra faccia della medaglia. Quella di Napoli città dell'accoglienza, dell'inclusione, della solidarietà e, parlando in termini calcistici, del tifo sano e pulito. Quel tifo che può far nascere un gemellaggio sportivo, ma soprattutto una grande amicizia. È quanto accaduto tra Nadine e Samuel, coppia di tifosi dell'Eintracht Francoforte e i proprietari del Toledostation b&b, Fabrizio Di Lella e la sua compagna Aida.

Una bellissima storia d'amicizia nata per caso, pochi giorni prima degli ottavi di finale di Champions tra Napoli e la squadra tedesca, suggellata dalla commovente lettera che ieri i fidanzati stranieri hanno inviato a chi li ha ospitati e accompagnati in giro per la città sin dal loro arrivo.

Intanto l'ultrà azzurro scarcerato dopo i tafferugli del 15 marzo, dice di essere entrato in azione «per difendere la città». Il motivo? «Era giunta voce che stessero devastando Napoli». Identificato dai video il tifoso è stato poi scarcerato, dato che i suoi comportamenti non appaiono offensivi. Anzi, viene inquadrato mentre si allontana.

«Caro Fabrizio, cara Aida, "Non andate a Napoli!" ci dicevano"troppo pericoloso" ci dicevano. Sì, pericoloso perché stai troppo bene e non vuoi partire, perché non puoi smettere di bere e mangiare, perché fai nuove amicizie che non vuoi lasciare. Posso solo confermare una cosa: una delle nostre migliori trasferte da tifosi dell'Eintracht è stata a Napoli». L'incipit è quello della lettera che ieri mattina si è visto recapitare sul suo telefono Fabrizio. Una lettera piena d'amore verso la città del Vesuvio, ma soprattutto di riconoscenza di due cittadini tedeschi verso i napoletani che li hanno accolti e fatti sentire a casa, in occasione del loro arrivo per assistere alla partita che ha scatenato la guerriglia urbana tra tifoserie avversarie lo scorso 15 marzo. «Ho pianto per mezz'ora leggendola» - ammette Fabrizio. «Nadine e Samuel, due trentenni di professione sales manager, sono arrivati due giorni prima del match - racconta l'imprenditore - lei tedesca, lui spagnolo avevano timore di uscire per eventuali scontri. Allorché li ho rassicurati invitandoli con un napoletano doc a vedere le bellezze della nostra città». Così tra pizza fritta e murale di Maradona ai Quartieri Spagnoli, una tappa al Plebiscito, caffè sul lungomare e un pranzo a base di pesce al lido Sirena di Posillipo il gruppo ha sfatato ogni stereotipo.

 

«Tanto che per scherzare abbiamo fatto un selfie dove si vedono loro due che, da tifosi tedeschi, tentano di strozzare un napoletano». Arrivato il giorno degli scontri la coppia ha avuto paura di andare allo stadio: «Avevano i biglietti in curva A. Li ho convinti ad andare assieme e alla fine abbiamo pure intonato gli inni delle rispettive squadre», dice Fabrizio. Poi ieri la sorpresa in chat: «Non ci siamo mai sentiti i benvenuti come qui - hanno scritto Nadine e Samuel - Fabrizio ha indossato la nostra maglia e noi quella del Napoli. Abbiamo mangiato e bevuto insieme, oltre a gustare l'eccezionale cibo partenopeo che per noi è il migliore in Italia».

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«Tutto questo mentre altri tifosi tedeschi si sono comportati in modo incredibilmente sbagliato» - si legge ancora nel tono rammaricato dei due stranieri per l'accaduto. Poi rivolgendosi a Fabrizio: «Ci hai preso per mano e portati allo stadio, dove ci è stato permesso di festeggiare con i vostri tifosi. Abbiamo passato bellissime serate con te e gli altri. Grazie Aida, Paolo, Alessandro e tutto il team di Toledostation, ci avete accolto come una famiglia. Per noi Napoli significa benvenuto nella tua famiglia: grazie per averci permesso di stare con te». Una dichiarazione d'amore indirizzata a Napoli e ai napoletani che si è conclusa con queste inequivocabili parole: «E se ne va, la capolista se ne va!».
 

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