Una strada romana sommersa? No, nidi esagonali fatti da pesci

Una strada romana sommersa? No, nidi esagonali fatti da pesci
di Ciriaco M. Viggiano
Lunedì 3 Giugno 2019, 07:30 - Ultimo agg. 10:47
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In un primo momento era sembrata una strada di epoca romana ormai sommersa dalle acque che bagnano l'isolotto di Isca. Quelli che davano l'idea di essere lastroni utilizzati nell'antichità per pavimentare la rete viaria, invece, altro non erano che nidi di menole, quasi mai fotografati nei fondali del Mediterraneo: un avvistamento raro e spettacolare che porta la firma di due fotografi subacquei, Fabio Masiello e Marco Bartolomucci e conferma l'eccezionale biodiversità dei fondali dell'Area marina protetta di Punta Campanella. Dopo aver immortalato la scena al largo di Isca, lo scoglio appartenuto a Eduardo De Filippo, i due reporter del mare hanno inviato gli scatti a «citizensciencepc.org», il portale che consente di segnalare al Parco marino di Punta Campanella casi di inquinamento, ritrovamenti archeologici e avvistamenti di specie rare. Isca, infatti, si staglia in piena zona B dell'Area protetta. E così, alla fine, è arrivato il responso del biologo Simone Bava: «Sì, si tratta di nidi di menole».
 
In realtà, questi pesci sono piuttosto diffusi nel Mediterraneo. Esagoni perfetti come quelli scoperti da Masiello e Bartolomucci, però, non erano mai stati fotografati. Ciascuno di essi corrisponde a un nido. Le menole, infatti, scavano delle buche nelle quali depongono le uova, dopodiché creano con la bocca questi esagoni con l'obiettivo di delimitare i diversi nidi. Ogni buca corrisponde a un nido, il che testimonia l'elevato numero di pesci presenti al largo di Isca al momento della deposizione. Questo fenomeno si verifica in aree tranquille e poco antropizzate, spesso a più di 50 metri di profondità e quindi in siti non adatti all'immersione ricreativa, solitamente nello stesso luogo e nello stesso periodo. Ecco perché l'Area marina protetta di Punta Campanella, presieduta da Michele Giustiniani e diretta da Antonino Miccio, ha già deciso di monitorarne l'evoluzione al largo di Isca nella speranza di trovare i nidi di menole anche l'anno prossimo. L'eccezionale avvistamento conferma la biodiversità dei fondali di Punta Campanella. Nel 2017 un team di 40 tra biologi, docenti universitari e fotografi ne monitorò le acque per 48 ore censendo 164 specie animali diverse: 13 in più rispetto all'anno precedente, a dimostrazione dell'ottimo stato di salute dei tratti di mare sottoposti a tutela.
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