Dunque, si torna al punto di partenza. È lui o non è lui? Di fronte all’incertezza, i giudici della Corte di Assise di appello non hanno fatto altro che riaprire il caso, disponendo una perizia in grado di dare una risposta in termini di compatibilità tra le immagini a disposizione e l’uomo presente in aula nelle vesti di imputato. Aula 312, seconda Corte di assise appello, presidente Rosa Romano, riparte da qui il giallo del killer col cappellino. È il caso dell’omicidio di Mariano Bacioterracino, l’uomo assassinato in via Vergini nell’ormai lontano 2010, nel corso di una vendetta - dicono le indagini - cominciata e ordita addirittura negli anni Ottanta.
Ma cosa accade in assise appello? Perché un caso che sembrava destinato agli archivi giudiziari, con tanto di sentenza definitiva all’ergastolo, si riapre con un nuovo punto interrogativo? Sotto processo, Costanzo Apice ed è indicato come il killer con il cappellino, quello che agisce lentamente, sbucando alle spalle di Mariano Bacioterracino, impugnando la pistola, sparando alle spalle del proprio obiettivo che se ne stava appoggiato all’ingresso di un bar tabaccheria di via Vergini.
Fu il primo video di un delitto a finire sul web, con un risultato immediato, dal momento che poche settimane dopo venne arrestato Costanzo Apice (anche grazie allo strepito provocato da quelle immagini). Difeso dai penalisti Michele Caiafa e Claudio Davino, Apice ha sempre respinto le accuse: «Non sono io il killer del video, quell’uomo con il cappellino non mi assomiglia neanche». Anni fa, venne effettuato un esperimento giudiziale: Apice fu condotto in via Vergini, per interpretare la scena del delitto. Indagini antropometriche che non hanno convinto la Cassazione e che hanno spinto ora la corte napoletana a congelare le nuove accuse e a riaprire il caso. A partire da una domanda: è lui o non è lui? Apice è il killer con il berretto?