Napoli. Ospedale San Gennaro, chiuso il reparto di ostetricia: stop ai parti dopo 43 anni

Napoli. Ospedale San Gennaro, chiuso il reparto di ostetricia: stop ai parti dopo 43 anni
di Maria Pirro
Sabato 3 Gennaio 2015, 09:06 - Ultimo agg. 09:27
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Medici trasferiti, ricoveri bloccati, stanze vuote. Ha chiuso ieri il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale San Gennaro, al centro delle polemiche sulla sicurezza del punto nascita e di un lunghissimo braccio di ferro tra l’azienda sanitaria, i sindacati e la municipalità che aveva portato più volte a rinviarne la dismissione.



L’ultimo scontro, il più clamoroso, nell’anno appena archiviato: con lo stop provvisorio delle attività, a partire dal 13 luglio, per tre mesi. E la ripresa anticipata dopo l’ennesima mediazione. «In un incontro del 29 settembre, sollecitato dalla municipalità e dai sindacati, il manager dell’Asl Ernesto Esposito si era impegnato a riaprire la struttura addirittura il 6, anziché il 13 ottobre, per tenerla in funzione fino al trasferimento di tutte le attività del “San Gennaro” nell’Ospedale del mare, che sarà completato e inaugurato il prossimo 29 agosto». Lo ricorda il delegato aziendale dell’Aaroi Emac, Vittoriano L’Abbate, che punta l’indice contro «le contraddizioni nelle scelte». Afferma: «È un paradosso aver riaperto un reparto solo per tre mesi, con la conseguenza di dover trasferire per una seconda volta il personale sanitario e ostetrico nei vari presidi di Napoli e anche a Capri. Non basta: solo il 31 dicembre è stata comunicata la destinazione a tutti gli interessati» sottolinea.



Il primario Mario Masucci va a dirigere il reparto specialistico del Loreto Mare, mentre è previsto che a giorni sia attivato un consultorio al San Gennaro.

Di certo, quest’ultima operazione è finalizzata a riequlibrare l’assistenza alle donne nel rione Sanità, ma l’intera rete dei punti nascita nel centro storico resta carente: anche per effetto dei rinvii nei provvedimenti di riorganizzazione dovuti all’annoso pressing nelle singole strutture, pronte a smuovere politici comitati civici e rappresentanti degli operatori sanitari, trascurando anche una visione d’insieme. Le prossime mosse sono decisive. E quanto mai attese.



Il reparto di ginecologia e il nido degli Incurabili sono infatti da ristrutturare, mentre è stata da poco aperta la vicina struttura nel complesso della Seconda Università di Napoli che già lavora in sintonia con l’altro ospedale. Lì dovrebbe essere trasferito il pronto soccorso ostetrico e potrebbe essere attivata la terapia intensiva neonatale che, al momento, manca in tutta la zona ma è fondamentale per una rapida assistenza e quindi standard di sicurezza oltre la soglia dei cinquecento parti all’anno.



Resta il monito della tormentata vicenda del reparto di ostetricia nel rione Sanità, da tempo sguarnito di un punto nascita adeguato, orfano di una sala travaglio, con i parti ospitati nel complesso operatorio e nel 2014 fermo a quattrocento bebè (l’ultimo il 27 dicembre), e quindi chiuso dopo 43 anni di attività nell’ospedale fino agli anni Duemila tra i più importanti dopo il Cardarelli ma segnato da un lento declino, anzitutto perché rimasto senza la rianimazione rinnovata, a causa di errori nella progettazione dei lavori lasciati a metà.

Un monito, quello del “San Gennaro”, per guardare oltre un presente precario, con il tempo destinato a far dimenticare anche il più solido passato.
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