Il turismo va a gonfie vele, ma gli operatori scontano la cronica mancanza di personale. Quella che in tutta Italia si è delineata come una tendenza a partire dallo scorso anno, in Campania ha ormai assunto le sembianze di una consolidata certezza. Sono circa 16mila i lavoratori che mancano, secondo il presidente regionale di Confesercenti Vincenzo Schiavo.
Sul territorio regionale, le imprese del settore si trovano a fare i conti con una carenza di manodopera che, fino a pochi anni fa, era difficile prevedere. Almeno non nelle proporzioni attuali. Il boom del turismo nel 2022 - l'anno della ripresa dopo la pandemia - e le previsioni ancora più ottimistiche degli istituti specializzati per il 2023 hanno aperto prospettive nuove. Nelle mete turistiche della regione si ipotizza l'arrivo di quasi 6 milioni di visitatori. Un numero impressionante, che è destinato a generare una straordinaria domanda di lavoro, da parte delle aziende. Ma la domanda non si traduce in un cospicuo ingresso di nuovi addetti. Dal rapporto Excelsior di Unioncamere ed Anpal, elaborato su un campione di 108mila imprese e relativo al trimestre compreso tra febbraio e aprile 2023, si ricavano altri dati eloquenti. Nella graduatoria delle singole professioni più ricercate dalle aziende, al primo posto si trova la voce Esercenti e addetti alla ristorazione.
I dati sul turismo sono rilevanti anche quando si effettua il confronto con gli altri settori lavorativi. Il mismatch tra domanda e offerta è una caratteristica ormai consolidata di tutto il mondo del lavoro, ma dal dossier Excelsior, relativo a tutti i settori della Campania, la percentuale complessiva si ferma al 41 per cento. Un dato nettamente inferiore a quello del turismo. Per le offerte in Campania occorre sottolineare, comunque, che si tratta nel 76 per cento dei casi di lavoro a tempo determinato. Ed è proprio questa una delle motivazioni della riluttanza di tanti giovani ad avanzare la loro candidatura. La carenza di lavoratori stagionali è stata denunciata a più riprese dagli operatori negli ultimi anni, soprattutto dopo l'istituzione del reddito di cittadinanza. La penuria di personale riguarda, comunque, tutte le figure professionali del comparto. «Oltre agli addetti alla ristorazione, mancano anche - segnala Schiavo - le guide turistiche, gli accompagnatori, il personale negli alberghi e gli animatori. Le motivazioni di questa lacuna sono molteplici. Anzitutto, non si svolge più un'attività di formazione per questi profili lavorativi. Non ci sono più scuole capaci di formare i ragazzi per queste attività e, nello stesso tempo, i giovani non sembrano interessati ad entrare in questo settore. Ed anche il reddito di cittadinanza ha fatto la sua parte, offrendo un sussidio a chi non ha un lavoro, senza metterlo in condizione di svolgere un periodo di formazione in questo ambito».
L'avvio della stagione turistica è vicino e la richiesta di profili lavorativi adeguati è destinata a diventare sempre più pressante. Nel 17 per cento dei casi, secondo Unioncamere, le aziende si rivolgeranno alla manodopera straniera.