Pomigliano, il parroco vince la battaglia al Tar: «Stop al cemento»

Pomigliano, il parroco vince la battaglia al Tar: «Stop al cemento»
di Pino Neri
Sabato 17 Ottobre 2020, 10:19 - Ultimo agg. 11:05
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Un parroco che blocca la speculazione edilizia nel centro storico, una vicenda che ricorda il don Camillo di Guareschi. Ma è accaduto davvero, a Pomigliano, dove don Peppino Gambardella, il «prete operaio» della chiesa madre di San Felice, ha fatto ricorso al Tar ed è riuscito a far annullare una licenza per la costruzione di un palazzo moderno al posto di un antico edificio, una grossa casa, in via Firenze, a pochi passi dalla sua chiesa.

Secondo il tribunale amministrativo regionale la licenza rilasciata nel 2019 dal Comune risulta illegittima: nel centro storico di Pomigliano non si possono realizzare nuovi edifici al posto di quelli vetusti.

A meno che non si riesca a dimostrare che gli edifici vetusti abbiano subito nei 50 anni precedenti importanti ristrutturazioni capaci di stravolgerne l'aspetto. Ma secondo la magistratura questa eccezione non rientra nel caso discusso. Per i giudici il vecchio caseggiato demolito aveva subito solo interventi di messa in sicurezza che non potevano giustificarne l'abbattimento e la costruzione di un nuovo palazzo. A ogni modo, prima che fosse emanata la sentenza, cioè subito dopo il rilascio della licenza, il caseggiato di via Firenze era già stato abbattuto dalla ditta di costruzioni, una nota impresa locale che gestisce anche impianti ricettivi all'interno di edifici comunali.

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Al posto dell'edificio raso al suolo stava sorgendo un nuovo complesso residenziale: 4 piani per 14 appartamenti. La sentenza del Tar ne ha però bloccato i lavori. Il condominio in costruzione è rimasto fermo al secondo piano. In base alla sentenza dei giudici del Tar, immediatamente esecutiva, tutto quanto finora realizzato potrebbe sin da ora essere abbattuto poiché ora risulta abusivo. Ma il condizionale è d'obbligo. Al comune di Pomigliano c'è un nuovo sindaco appena insediato, Gianluca Del Mastro, che adesso ha tre opzioni: dare il via all'azione delle ruspe, attendere l'esito dell'eventuale ricorso al Consiglio di stato da parte dell'impresa di costruzioni oppure trovare un accordo attraverso la modifica radicale del progetto.

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Comunque vada questa sentenza del Tar potrebbe costituire un precedente deflagrante. A Pomigliano infatti sono in corso da tempo o sono in progetto diverse operazioni di abbattimento e ricostruzione nel centro storico sulla base dell'interpretazione del piano casa regionale, che consente un ampliamento delle volumetrie degli edifici demoliti del 35 per cento. Questa decisione dei giudici amministrativi potrebbe dunque mettere in discussione un business milionario. «Prima di fare causa racconta don Peppino - avevo tentato di persuadere i costruttori a realizzare un edificio rispettoso del centro storico. Ma loro non mi hanno voluto ascoltare. Intanto l'antichissima chiesa di San Felice è proprio lì e il vecchio complesso in cui abito si trova accanto al cantiere. Sono stato praticamente costretto a fare causa». Una causa difficile quella condotta con successo dall'avvocato Carmine Medici. A un certo punto il Comune ha opposto la clausola di riservatezza per cui il legale non ha più avuto accesso alle documentazioni. Per fortuna però è riuscito a reperire ugualmente le carte. Ed ha avuto ragione: «Costruire palazzi moderni nel centro storico è un abuso». 

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