Ponte dei suicidi a San Rocco, la visita simbolica del vescovo Battaglia: «Insieme fermiamo la strage»

Ponte dei suicidi a San Rocco, la visita simbolica del vescovo Battaglia: «Insieme fermiamo la strage»
di Paolo Barbuto
Lunedì 4 Ottobre 2021, 07:00 - Ultimo agg. 18:37
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Venerdì scorso la gente di San Rocco s'è riunita spontaneamente sul ponte: c'era stato un altro suicidio, l'ultimo di una serie infinita che non si arresta mai, il secondo nel giro di poche settimane. Gli sguardi disperati, la certezza che senza iniziative non sarebbe cambiato nulla: hanno pensato di rivolgersi al parroco della chiesa che sta a venti passi dal ponte, don Francesco, «nessuno ascolta la nostra richiesta di aiuto, per piacere chieda all'arcivescovo Battaglia se, almeno lui, ha voglia di condividere le nostre richieste di intervento per fermare questa strage».

 

Don Francesco Paolo Vitale ha scritto all'arcivescovo e lui ha risposto in tempo reale, Prima con un messaggio, poi con una telefonata: «Lunedì pomeriggio sarò con voi per unire la mia voce alle vostre richieste di aiuto».

Così, nel giro di quarantotto ore, la gente del ponte di San Rocco s'è ritrovata con un imponente alleato al fianco.

Oggi pomeriggio alle 16.30 l'arcivescovo sarà in chiesa per confrontarsi con i fedeli e condividere il dolore che si manifesta sotto gli occhi di ciascuno con cadenze sempre più serrate. Poi tutti assieme andranno sul ponte: monsignor Battaglia pregherà assieme alla gente del luogo, guarderà con i suoi occhi la situazione e deciderà in che maniera offrire il suo contributo. 

La gente chiede che vengano sistemate barriere davanti alla bassa protezione di marmo, le stesse inferriate che sono state piazzate sul ponte del Virgiliano per ordine della questura, quelle cancellate che, nel tempo, sono state già innalzate sul ponte della Sanità e su quello di via Pietro Castellino proprio per scongiurare eventi terribili.

La gente è scossa. Dagli edifici che circondano il ponte, in tanti hanno assistito alle tragedie senza poter fare nulla. Giovedì scorso, il giorno prima dell'ultima morte, una persona era stata fermata appena in tempo mentre stava scavalcando per lanciarsi nel vuoto. 

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La sera dell'ennesima tragedia, venerdì scorso, una giovane docente che abita nei paraggi ha lanciato la sua proposta via social: se nessuno si occupa di evitare che la gente venga qui per togliersi la vita, facciamolo noi. Andiamo a presidiare il ponte, facciamo turni per restare lì 24 ore al giorno, fermiamo chi ha deciso di farla finita.

La docente si chiama Mery, suona la chitarra, subito dopo aver lanciato il messaggio ha preso lo strumento, è andata a sedersi sul ponte e ha iniziato a suonare, un po' per far passare il tempo, un po' per farsi notare da chi era forse intenzionato a commettere un gesto insano. La chitarra di Mery s'è trasformata in un richiamo per le persone che abitano tutt'intorno: sono scesi alla spicciolata, alla fine si sono ritrovati in più di cento con in petto il magone e in testa la disperata necessità di agire. È in quel momento che è sgorgata l'idea di coinvolgere l'arcivescovo, è da quella serata di musica triste e disperazione che è partito l'ultimo tentativo di farsi ascoltare.

La tragedia di quella lunghissima strage mai arginata, gli abitanti di via Nuova San Rocco l'hanno raccontata a tutti. Hanno cercato di coinvolgere l'amministrazione comunale, le forze dell'ordine, i rappresentanti della municipalità: i risultati non sono mai arrivati. Sembrava che la questione fosse a un passo dalla soluzione l'anno scorso di questi tempi. Nel corso di un intervento in commissione Infrastrutture, l'allora vicesindaco Panini diede certezze alla città: «Abbiamo trovato in bilancio le risorse per installare protezioni lungo il ponte di San Rocco. Quel luogo senza adeguati interventi rischia di diventare un obiettivo fisso utilizzato da persone che vogliono lasciare la vita. A breve inizieremo i lavori».

È trascorso un anno da quel giorno. I lavori non sono mai iniziati, i suicidi di sono ripetuti senza sosta. 

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