«Roghi sul Vesuvio, chiamai tutti. E il Parco sarà parte civile»

«Roghi sul Vesuvio, chiamai tutti. E il Parco sarà parte civile»
di Francesco Gravetti
Giovedì 18 Ottobre 2018, 08:37 - Ultimo agg. 11:28
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«Dai giorni dell'incendio abbiamo fatto tanti passi avanti. In tempi record siamo riusciti a preparare i progetti sulla rete sentieristica del Parco Vesuvio, tre dei quali sono già cantierabili. Oggi il Grande Progetto Vesuvio è una realtà ed è la risposta più concreta che può essere data a quel periodo bruttissimo per l'area protetta». Agostino Casillo è il presidente del Parco nazionale del Vesuvio dal 2016: quando scoppiarono i roghi si era insediato da appena un anno e si trovò a fronteggiare, insieme ad altri, un'emergenza spaventosa.

Presidente, si è fatto un'opinione dell'indagine?
«Credo sia prematuro commentare l'indagine, ritengo però che mai come stavolta bisogna avere piena fiducia nella magistratura e nel suo operato. Il procuratore Nunzio Fragliasso è venuto ad Ottaviano, alla presentazione del master plan del Grande Progetto Vesuvio: lo considero un atto di stima nei confronti del nostro lavoro, per noi è sempre un onore ospitarlo».
 
Lei sicuramente ricorda quei giorni, ebbe l'impressione che qualcosa non funzionasse?
«Posso solo dire che io quei giorni chiamai tutti. Tutte le istituzioni, una ad una. Chiesi loro di impegnarsi al massimo affinché venisse tutelato un patrimonio naturalistico inestimabile, certamente tra i più importanti d'Italia. Se qualcuno non ha dato il massimo, lo valuterà la magistratura».

Il nodo sarebbe la convenzione tra Vigili del Fuoco e Regione, non applicata quei giorni...
«Io posso rispondere delle convenzioni del Parco Vesuvio, su altre questioni non posso intervenire».

Ma se il processo dovesse andare avanti, il Parco si costituirà parte civile?
«Certamente. Come è avvenuto con il piromane di Torre del Greco, chiederemo all'Avvocatura dello Stato di valutare la costituzione di parte civile. Lo facciamo ogni volta che riteniamo che il Parco possa essere stato danneggiato».

Torniamo al Grande Progetto Vesuvio, Costa ha speso parole di elogio per voi
«Costa ed altri hanno apprezzato soprattutto la rapidità con la quale siamo arrivati a progettare 54 chilometri di sentieri, tre dei quali già cantierabili. A settembre del 2017 abbiamo approvato la delibera, ad ottobre abbiamo siglato la convenzione con Sogesid, la società del ministero dell'ambiente, e un anno dopo siamo già al master plan. È stato fatto un lavoro eccezionale, nonostante nel Parco lavorino solo in 15: c'è stata sinergia, competenza e passione».

Migliorare i sentieri può rappresentare una svolta per il turismo?
«La rete sentieristica è stata progettata 20 anni fa, il Grande Progetto Vesuvio la rimette a nuovo e soprattutto connette tra loro i sentieri, rendendoli più fruibili e più interessanti per i turisti ed i visitatori. E tutto ciò è legato anche alla prevenzione degli incendi».

Perché?
«Perché un parco più fruibile è anche più tutelato. Lo ha spiegato anche Costa: vivere il Parco vuol dire preservarlo da criminali e delinquenti».

Tra i nuovi progetti ci sono le piste ciclabili e le ippovie
«Sono i progetti che abbiamo maggiormente condiviso con le associazioni del territorio, gli operatori economici, le aziende agricole, i cittadini che tutti i giorni vivono l'area protetta. Ci siamo confrontati con tutti loro: ci hanno dato suggerimenti e ci hanno spiegato in che modo il Parco può diventare una opportunità di sviluppo per tutti. Noi crediamo molto in questa idea di sviluppo proprio perché è frutto di riflessioni portate avanti tutti insieme. È evidente che dopo i roghi del 2017 questo deve diventare il metodo per far crescere il Parco».

Dunque il Grande Progetto Vesuvio è la risposta a quella aggressione tremenda, oggi tornata sotto i riflettori grazie agli sviluppi dell'indagine?
«Sì perché non riguarda soltanto il rifacimento dei sentieri. Il Grande Progetto Vesuvio segue tre linee: la sentieristica, le strade di accesso al Gran Cono e la rinaturalizzazione delle zone attraversate dal fuoco. Abbiamo chiesto un finanziamento di 500mila euro per poter tornare a piantare le specie autoctone al posto dei pini nei luoghi distrutti dalle fiamme dell'anno scorso».
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