«Si tratta di un episodio gravissimo – afferma Antonio Cascone, rappresentante della Fsi (Federazione Sindacati Indipendenti) – la verità è che il personale in servizio nell’azienda sanitaria è maldistribuito. Basterebbe spostare diversi infermieri dagli ambulatori agli ospedali per tamponare l’emergenza, ma al momento questa ipotesi non viene nemmeno considerata. Nei prossimi giorni chiederemo nuovi incontri ai vertici aziendali – continua – per chiedere di potenziare il pronto soccorso non solo del San Leonardo, ma anche delle altre strutture ospedaliere ricadenti nella giurisdizione dell’asl na 3 sud». Una posizione che è condivisa anche da Michele Costagliola, del Nursing Up (sindacato degli infermieri italiani).
«La misura ormai è colma – si legge in una nota – i pazienti e gli infermieri troppo spesso si trovano in condizioni difficili. Tra sovraffollamento e attese infinite prima di essere trasferiti in reparto, la situazione dei malati è da migliorare radicalmente, così come quella degli infermieri, costretti a lavorare in condizioni disastrose». Riaffiorano le polemiche dunque sulla sanità stabiese. Appena poche settimane fa, a protestare furono i pazienti del pronto soccorso costretti a restare anche 24 ore in barella, prima di essere trasferiti nei reparti. E gravi disagi si sono registrati, in passato, anche all’accettazione, dove soprattutto nel periodo di ferie estive è stato in servizio un unico operatore. Ciò ha costretto gli utenti, anche per casi urgenti, a fare una coda di oltre 30 minuti per assistenza oculistica, urologica e pediatrica. Ma anche per inviare semplicemente al laboratorio i prelievi di sangue fatti al pronto soccorso. Il tempo dunque passa e la situazione d’emergenza resta sempre la stessa. Anzi peggiora. Il caos di ieri ha costretto i dipendenti ad avvisare la polizia e la direzione sanitaria.
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