Napoli, la ragazzina sfregiata e le accuse al suo ex: «Raid premeditato»

Napoli, la ragazzina sfregiata e le accuse al suo ex: «Raid premeditato»
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 26 Settembre 2022, 23:00 - Ultimo agg. 28 Settembre, 07:27
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Danno estetico permanente. In una parola: si è trattato di uno sfregio, di quelli che rischiano di segnare a vita il volto di una persona. Roba da 14 anni di galera, secondo i calcoli fatti dagli inquirenti, che chiedono e ottengono l’apertura di un processo a carico di M.S., nipote minorenne di un boss dei Quartieri spagnoli, indicato come responsabile di un agguato a freddo. Sono queste le conclusioni della Procura per i minori, sulla scorta della ricostruzione operata su un episodio di violenza consumato il 12 luglio scorso, a pochi passi dall’ospedale Pellegrini. Tecnicamente si tratta di un processo immediato, prima udienza fissata il prossimo venti gennaio dinanzi al gip Paola Brunese. Una svolta resa possibile da due fattori in particolare: le condizioni di detenzione dell’indagato, ma anche la chiara evidenza della prova messa agli atti dagli stessi inquirenti.

Brutta storia, come sempre accade quando ci sono minori protagonisti, la svolta arriva grazie all’analisi di una serie di fattori: da un lato la testimonianza della vittima, una ragazzina di appena dodici anni; dall’altro il racconto reso da un’amica, ma anche dalla sorella della ragazzina ferita.

E ancora: l’analisi di screen shot ricavati dai telefoni cellulari di un gruppetto di ragazzini, sui quali la Procura di Napoli ha le idee chiare: si tratta di soggetti violenti - si legge in una informativa -, che si muovono in branco, spesso armati di coltelli, pronti ad aggredire anche per motivi banali. 

Ma torniamo al punto centrale di questa vicenda. Restiamo sulle conclusioni delle indagini condotte dal pm Emilia Galante Sorrentino, a proposito dello sfregio permanente rimediato da una ragazzina. C’è un punto su cui battono le indagini: la premeditazione. Che è l’esatto contrario di quanto ha sostenuto da M.S. dopo essere stato interrogato dai carabinieri. Difeso dai penalisti Domenico Dello Iacono e Matilde Pontillo, il minore aveva dichiarato di aver agito in modo estemporaneo, dopo aver incontrato per caso la sua ex fidanzatina. Avrebbe preso un oggetto affilato da terra, ferendo la ragazzina nel corso di un litigio. Nulla di più falso - secondo la ricostruzione della Procura - almeno alla luce di quanto emerge dalla lettura degli atti. C’è un messaggio abbastanza eloquente, spedito giorni prima da M.S. alla sua ex fidanzatina, con cui - giusto chiarire - aveva vissuto un flirt di appena pochi mesi: «Comunque ti devo sfregiare tutta la faccia, meglio che non ti fai acchiappare...». Poi c’è l’analisi delle immagini delle telecamere, che fanno emergere una sorta di ronda in sella a uno scooter da parte del minore, evidentemente in una forsennata ricerca della propria ragazzina. 

Ma qual è stato il movente di un gesto tanto vigliacco? La scelta di autonomia della 12enne; la sua decisione di interrompere la relazione e di condurre un’esistenza autonoma rispetto a M.S. Dunque, quella notte di luglio in cui la spedizione punitiva si consuma. Anche da un punto di vista plastico, si comprende che non c’è stato litigio, discussione, ma una sorta di agguato a freddo: M.S. incontra la ragazzina (che a quell’ora è ancora in giro con un’amica), lascia lo scooter, cinge con il braccio il collo della malcapitato e la sfregia. Poi, la provocazione finale: «E ora mandami tuo padre...», come per sfidare la famiglia avversaria dopo aver marcato a vita il volto di una 12enne. Ed è così che agli atti finiscono le testimonianze della sorella e dell’amica della vittima, ma anche le poche parole rese dalla spalla di M.S., per il quale esiste un filone giudiziario tutt’altro che scontato: è indagato per favoreggiamento, mostrandosi reticente - evidentemente per paura e omertà - di fronte alle domande degli inquirenti. 

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Una vicenda che approda ora in aula, anche alla luce delle conclusioni depositate dalla Procura. In sintesi, esiste il pericolo di fuga da parte del minore, che - anche la notte dello sfregio - ha cercato di evitare le indagini, non facendosi trovare a casa; ma c’è anche un altro aspetto, questa volta relativo al contesto in cui il ragazzino si è mosso prima di venire arrestato: fa parte di bande operanti sul territorio, che non esitano a usare i coltelli. Come la notte tra il 18 e il 19 marzo scorso, quando al Pellegrini giunse il complice di M.S. Un episodio che fa da sfondo a una scelta di vita - sangue e vendette - che ha provato a spegnere sul nascere la scelta di una ragazzina di condurre una vita autonom

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