Renato, ex promessa del Napoli
ucciso in un agguato come un boss

Renato, ex promessa del Napoli ucciso in un agguato come un boss
di Nico Falco
Sabato 28 Gennaio 2017, 00:02 - Ultimo agg. 18:33
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Ventuno anni da una manciata di giorni, un passato come calciatore del Napoli primavera e un presente in odore di malavita. È stato ammazzato tra la gente Renato Di Giovanni, meteora delle giovanili del Calcio Napoli trucidato nella tarda mattinata di ieri a Soccavo, all’incrocio tra via Montevergine e via dell’Epomeo. È il primo morto di camorra del 2017, i due killer sullo scooter lo hanno raggiunto davanti alla chiesa di Santa Maria di Montevergine.
 

 

Mezzogiorno è passato da pochi minuti, è l’ora di punta. Le auto si incolonnano nelle due carreggiate sempre troppo strette per via dei parcheggi in seconda fila, i marciapiedi sono gremiti di persone. Via dell’Epomeo, oltre a tagliare il quartiere e a essere la principale arteria che congiunge Soccavo e il raccordo per il Vomero con Pianura, è la strada del commercio, dei negozi di ogni tipo: è trafficata a tutte le ore, fin quando non calano le serrande è un continuo di clacson e di voci. Di Giovanni è a piedi, da solo. Sicuramente non sa di essere finito nel mirino, non immagina che lo stiano cercando per ucciderlo. I killer arrivano in scooter. In base alle ricostruzioni dei carabinieri sono in due. Forse hanno avuto una imbeccata, da uno “specchiettista” che ha visto il ragazzo e ha segnalato loro la sua posizione. Il tutto dura pochissimi secondi. Il tempo di avvicinarsi alla vittima, fare fuoco e di scappare.
 

Secondo alcuni testimoni sarebbero fuggiti contromano lungo via Montevergine. Il ragazzo cade a terra, colpito da diverse pallottole al torace. Inutile qualsiasi tentativo di soccorso: muore poco dopo, quasi sul colpo. Sul momento solo chi è vicino alla vittima si accorge di quello che è successo. Nei negozi si pensa allo scoppio di qualche petardo, la tremenda verità emerge soltanto quando viene notato il corpo ormai senza vita sull’asfalto. Sul posto arrivano i carabinieri della Compagnia Bagnoli, guidati dal comandante Nicola Quartarone. Quello che viene fuori subito è che Di Giovanni, che da qualche tempo aveva abbandonato i campi di calcio, si era avvicinato al pericoloso giro della droga. Ad ottobre era stato arrestato insieme ad altre 4 persone, accusato di gestire una piazza di spaccio a Soccavo. Per quella vicenda era sottoposto all’obbligo di firma.

L’omicidio, ritengono gli inquirenti, potrebbe essere maturato quindi proprio nel mondo del malaffare. Non necessariamente legato al traffico degli stupefacenti, ma comunque inquadrabile nelle logiche dei conflitti di camorra dell’area ovest. Il primo punto su cui si concentrano gli investigatori è quello del precedente arresto: la piazza di spaccio era in via Palazziello, nel cuore del regno dei Vigilia. Impossibile vendere droga in quei vicoli senza il placet del clan che controlla gli affari criminali sulla zona. In questa ottica Di Renato, che non risultava legato al clan, era comunque inquadrabile in quel sottobosco criminale che si muove intorno al gruppo camorristico. Pianura, che da mesi è il campo di battaglia dello scontro tra i Marfella-Pesce e i Romano, è a poco meno di due chilometri.

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