Rogo nel polo delle conserve:
danni gravi, l'ombra del dolo

Rogo nel polo delle conserve: danni gravi, l'ombra del dolo
di Dario Sautto
Giovedì 6 Agosto 2020, 09:50
3 Minuti di Lettura
Scoppia un incendio nel cuore del notte: in fiamme per ore il deposito di barattoli vuoti di un'azienda conserviera, nella periferia di Sant'Antonio Abate al confine con Angri. In quella zona si trovano diversi capannoni e le sedi di alcune aziende che si occupano della trasformazione del pomodoro. In un'area di circa cinquemila metri quadrati si trova anche il capannone dell'ex Api, azienda inglobata dal Gruppo AR, poi preso in affitto dal marchio «La Regina di San Marzano» della famiglia Romano, azienda con sede a Scafati e molto forte sul mercato estero. Proprio in quel capannone, poco prima dell'alba di ieri, è scoppiato un grosso incendio, alimentato dal forte vento e dalla presenza di centinaia di pedane in legno. Le fiamme inizialmente sembravano domate, ma il crollo di parte della struttura ha reso più complicate le fasi di spegnimento e il fuoco si è alimentato. La densa coltre di fumo, poi, ha letteralmente invaso un complesso abitativo della vicina via San Francesco, così i vigili del fuoco impegnati sul posto hanno deciso di far sgomberare tre nuclei familiari. Una decina di persone, dunque, in via precauzionale sono rimaste fuori dalle loro abitazioni per tutta la giornata di ieri e sono rientrate solo nella serata. quando l'incendio è stato finalmente domato e non c'erano più pericoli.

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L'INDAGINE
Sul caso, la Procura di Torre Annunziata ha aperto un fascicolo d'inchiesta, al momento contro ignoti e in attesa della relazione da parte degli esperti dei vigili del fuoco. Per effettuare tutti gli accertamenti del caso è stato disposto il sequestro dell'intera area utilizzata come deposito dall'azienda «La Regina». Non è ancora chiaro se l'incendio sia stato doloso oppure se possa esserci stato un innesco accidentale per un corto circuito. Nella serata di ieri, con le fiamme spente sono iniziati i rilievi da parte dei vigili del fuoco per scoprire dove sono partite le fiamme e se possa esserci un innesco o qualche traccia che porti al dolo. Di certo ci sono i danni per centinaia di migliaia di euro alla struttura e a tutto il materiale stoccato nell'area, anche se a quanto pare tutto era coperto da assicurazione. Nel frattempo, i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia e della stazione di Sant'Antonio Abate hanno avviato le indagini, ascoltando i primi testimoni. Tra questi, i titolari dell'azienda scafatese che hanno spiegato di non aver subito minacce o richieste di nessun genere, tantomeno nell'ultimo periodo. Dunque, al momento l'ipotesi racket resta accantonata, anche se non è esclusa del tutto la mano della camorra dietro l'incendio. Così come restano in piedi tutte le altre ipotesi legate ad una eventuale pista dolosa, sia al cattivo funzionamento di qualche macchinario o a un corto circuito. Le indagini chiariranno tutto.

I PRECEDENTI
Intanto, nelle zone industriali abatesi si registra l'ennesimo inquietante incendio. Nelle ultime due estati, a inizio giugno, sono andati in fiamme due depositi di rifiuti in via Casarelli. Due incendi molto simili, avvenuti a un anno esatto l'uno dall'altro. L'ultimo, appunto, meno di due mesi fa, sul quale sono tuttora in corso le indagini per capire cosa si celi dietro quei misteriosi roghi, in capannoni dove sono stoccati rifiuti speciali che non dovrebbero prendere fuoco tanto facilmente. Singolare, poi, era stato anche una coincidenza: i due incendi sono scoppiati praticamente a un anno esatto di distanza e quasi alla stessa ora.
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