San Giovanni Bosco, sul pronto soccorso nuovo annuncio flop

San Giovanni Bosco, sul pronto soccorso nuovo annuncio flop
di Ettore Mautone
Martedì 12 Aprile 2022, 10:37
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Smontati i reparti per infettivi, dopo la lunga parentesi Covid, dalle 14 di ieri ha riaperto i battenti all'utenza ordinaria il San Giovanni Bosco. Restano tuttavia spenti i motori del pronto soccorso. Nessun aiuto, almeno per ora, alla esanime rete di emergenza e urgenza della città. Non basta un nuovo primario di ruolo del pronto soccorso (Gennaro Napoletano) assunto durante l'emergenza Covid (per ora investito del ruolo di bed manager) né i due camici bianchi presi col recente concorso per 50 medici di urgenza che ha selezionato solo uno specializzando e uno specialista ambulatoriale. Troppo poco per una prima linea che macinava 200 mila prestazioni di pronto soccorso all'anno drenando tutto il bacino d'utenza di Napoli nord. Tra pensionamenti, migrazioni e indisponibilità del personale del 118, il San Giovanni Bosco resta a mezzo servizio.

Gli accessi saranno solo per trasferimento secondario da altri presidi con 8 posti di Cardiologia, (senza Utic), 14 di Chirurgia, altrettanti di Neurochirurgia, 7 di Chirurgia vascolare, altrettanti di Ortopedia, alcune unità di intensiva post operatoria, la Ginecologia (17), il Nido (6 )e la Medicina generale (20). A nulla vale l'esortazione dell'unità di crisi regionale che a fine marzo chiedeva alla Asl di ripristinare le attività ordinarie del San Giovanni Bosco a patto di rimettere in funzione il pronto soccorso.

Viste la carenze di personale bisogna accontentarsi del ritorno, entro il 14 aprile, del personale distaccato al Loreto, della ripartenza, dal 20 aprile, dalla day surgery e della ripresa dell'attività ambulatoriale. Le prospettive di riapertura del pronto soccorso? Sono affidate alle cure di un gruppo di lavoro che dovrà «approfondire ed esplorare ogni utile soluzione necessaria» è scritto in una circolare interna. Del gruppo fanno parte i primari delle varie unità operative e sarà impegnato in riunioni settimanali, ogni martedì. Nel mirino la data del 2 maggio che nessuno pensa sia realistica.



Intanto anche Azienda dei Colli e Cardarelli sono pronti a tornare all'assetto pre-Covid. Il presidio dei Colli Aminei, porta di accesso per il Monaldi, negli ultimi due anni è stato intralciato dalla pandemia. La direzione sta lavorando al ripristino dei progetti legati al Pnrr. «Al calo dei ricoveri Covid siamo ripartiti - spiega Maurizio Di Mauro, direttore generale dell'Azienda dei Colli - con infettivologia ordinaria (Tbc, meningiti, Aids)». Da un ospedale di 300 posti un mese fa saturo di pazienti con Sars-Cov-2 oggi sono circa 70 i posti Covid occupati. «In questi due anni - aggiunge Di Mauro - abbiamo continuato a tenere vive le emergenze e l'oncologia. Il discostamento dalle attività ordinarie nelle fasi di picco del Covid, è stato del 25% mentre il dato regionale era del 36%». Massimo l'impegno profuso dai dipendenti: due infermieri e un medico del Cotugno sono stati insigniti del titolo di Cavalieri della Repubblica. Il Cto è pronto per un potenziamento che passa per nuove Risonanze, Tac e diagnostica cardiologica. Il ritorno alla normalità che tocca anche il Cardarelli:

«Il recupero - spiega il manager Giuseppe Longo - parte dai ricoveri e dalle visite perse e dall'aumento degli interventi chirurgici. Recupereremo tutti i prenotati». In cantiere anche la riorganizzazione del pronto soccorso: un progetto deliberato ma non ancora partito: In cantiere un nuovo percorso veloce con un pool di infermieri coordinati da un medico, che interverranno in maniera rapida su codici a bassa urgenza (distorsioni, oculistia, piccoli traumi e ferite) e grazie al personale reclutato le visite di urgenza saranno gestite in percorsi ambulatoriali. Il miglioramento del pronto soccorso è legato a ciò che bolle in pentola in altre aziende ospedaliere con i nuovi pronto soccorso programmati. Lo auspichiamo fortemente conclude Longo in una prospettiva che riguarda i Policlinici della Federico II e della Vanvitelli.

Intanto sul fronte Pnrr, la Asl Napoli 1 lavora alla realizzazione della rete degli Ospedali e Case di comunità, centrali operative e potenziamento delle cure domiciliari. Il manager Verdoliva può contare su una fetta della torta da 380 milioni del Pnrr destinati alla Campania che per Napoli è di circa 48 milioni. Serviranno per realizzare 32 Case di Comunità in tutti i quartieri ed una anche a Capri, 10 nei rispettivi distretti, 7 ospedali di Comunità (Loreto Nuovo, Incurabili, Viale della Resistenza a Scampia, Gesù e Maria, Annunziata, San Gennaro e presidio di Salita San Raffaele) da ristrutturare con 18 milioni e 11 centrali operative territoriali e una dote di ulteriori 18 milioni. Queste ultime configureranno quasi un 118 di quartiere deputato a prendere per mano i pazienti e guidarli nell'accesso alle cure.

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