Bruno Zuccarelli presidente dell'Ordine dei medici di Napoli: «Ospedali al collasso ma la politica è assente»

«Il servizio sanitario è sull'orlo di un tracollo epocale»

Bruno Zuccarelli è presidente dell'Ordine dei medici di Napoli e provincia
Bruno Zuccarelli è presidente dell'Ordine dei medici di Napoli e provincia
di Ettore Mautone
Sabato 7 Gennaio 2023, 09:00 - Ultimo agg. 8 Gennaio, 09:37
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«Il sistema sanitario nazionale è in profonda crisi, non regge più. I medici sempre più anziani vanno in pensione e i giovani scelgono il privato o emigrano all'estero. La professione non è più attrattiva in termini di carriera, economici, di benessere organizzativo e sempre più gravata da rischi professionali, carichi di lavoro inaccettabili, aggressioni di un'utenza che non riconosce né sforzi né difficoltà che caratterizzano le trincee degli ospedali. Lo stesso vale per la medicina di famiglia sempre più sguarnita e priva di rincalzi». Il nuovo grido di allarme è di Bruno Zuccarelli, presidente dell'Ordine dei medici di Napoli e provincia.

Dottore Zuccarelli cosa la preoccupa?
«Il servizio sanitario è sull'orlo di un tracollo epocale.

In questi giorni stiamo assistendo a proteste veementi ed in qualche caso anche dure da parte dei medici francesi per la difesa del sistema sanitario pubblico. In Italia i segni, le crepe, le lesioni, sono sempre più evidenti e vanno avanti da anni. Gli allarmi sono stati suonati a tutti i livelli da almeno dieci anni ma solo con il Covid si è iniziato ad avere consapevolezza politica del livello di gravità raggiunto non solo nelle regioni del Sud economicamente più penalizzate ma anche in zone del Paese come la grande Lombardia che credevano solide. Tutti gli interventi correttivi programmati finora sono largamente insufficienti».

Una insufficienza politica?
«Sì nelle scelte da fare, necessarie per tenere in piedi un sistema universalistico come quello italiano. Attenzione, non è un'insufficienza della Campania o dell'attuale governo ma di un sistema. Certo che se di fronte a tutto questo si mettono nel piatto della Sanità 2 miliardi in più sapendo che 1,4 se ne andranno per le bollette significa che non si è compreso, come in precedenza, la gravità del momento».

Cosa andrebbe fatto?
«Non è più rimandabile una riforma strutturale del sistema prima che crollino certezze per la salute dei cittadini italiani già oggi messe in discussione. Il personale manca in tutte le aree disciplinari, compreso quelle salvavita (118 e pronto soccorso). Se mettiamo in fila le risorse nazionali insufficienti, i piani di riordino nati vuoti, come il Pnrr, in cui agli investimenti ingenti in edilizia e macchinari non corrisponde un euro di spesa corrente per popolare e far funzionare corsie e servizi. Se a questo aggiungiamo i segni di grande sofferenza della medicina di base e di famiglia mentre i cittadini non riescono ad avere un nuovo medico né trovano agibilità nei pronto soccorso eternamente congestionati. Se ricordiamo infine i tetti di spesa, le liste di attesa, la chiusura dei pronto soccorso per carenza di personale a Napoli come a Milano e a Venezia si comprende che siamo di fronte a una morte per consunzione».

Il primo nodo?
«I medici che non ci sono. Chiudiamo i Ps? Sono già chiusi, tanti. E dopo? Tutto questo succede a Milano, a Torino, a Venezia, a Napoli. Che si aspetta per intervenire? Che la gente muoia per mancata assistenza? Il livello di guardia è già superato».

Il secondo punto da affrontare?
«La carenza di farmaci, c'è da mesi: l'Aifa non è intervenuta né l'Ema o le organizzazioni internazionali. Ci si limita a elencare le cause come se questo bastasse. Mancano blister di alluminio, si dice che la produzione è insufficiente, addirittura c'è penuria di cartoni oltre che di materie prime. Che si aspetta a intervenire? La guerra dura da un anno. E durerà ancora a lungo. È come per le mascherine: ci si può trovare spiazzati nel primo mese poi si inizia a produrre in house quello che serve. E invece qui tutto va avanti per inerzia come se nulla fosse».

Di cosa?
«La Sanità pubblica sta implodendo. La privatizzazione di fatto del sistema è l'approdo inevitabile se continua così. Ma allora lo si dicesse chiaro, la Sanità italiana adotta il modello Usa, punta sul privato e le assicurazioni e il 30 per cento dei cittadini resterà senza assistenza. Quello attuale è uno stillicidio».

Contro chi punta il dito?
«Contro chi in tutti questi anni ha visto, sentito, toccato con mano e non è intervenuto o è intervenuto in maniera insufficiente. Prendiamo le borse di specializzazione: sono dieci anni che diciamo che sono insufficienti. Un anno fa sono stata aumentate ma serviranno 3 o 4 anni per sentirne gli effetti. E nel frattempo che facciamo? Mandiamo i cardiologi in pronto soccorso sguarnendo i reparti senza un reale beneficio per le prime linee? Non serve a nulla».

E il Pnrr?
«Si continua a parlare di Case della salute, Ospedali di comunità, tecnologie e attrezzature ma non c'è un solo camice bianco per farli funzionare. Allora diventa una presa per i fondelli. Nessuno se ne occupa e preoccupa, nessuno interviene».

E la medicina di famiglia?
«I medici chiedono il pensionamento anticipato, nessuno partecipa più ai concorsi e chi vince va via subito perché la professione medica pubblica non è più attrattiva. Il Sistema sanitario non regge. Serve una cura subito, una riforma. La politica deve decidere, dobbiamo e vogliamo sapere di che morte dobbiamo morire. . Sono molto preoccupato come cittadino e come medico». 

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