Sindaco di Trentola Ducenta in fuga caccia all’uomo negli ospedali

Sindaco di Trentola Ducenta in fuga caccia all’uomo negli ospedali
di Mary Liguori
Sabato 12 Dicembre 2015, 10:14 - Ultimo agg. 11:08
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Ospedali e cliniche, farmacie, studi medici privati: sono questi i focus della «caccia al sindaco», in corso ormai da due giorni sia nel Casertano che altrove. La squadra Mobile di Caserta cerca Michele Griffo, primo cittadino di Trentola Ducenta in fuga da un mandato d’arresto per concorso esterno in associazione mafiosa, ma anche gli imprenditori Alessandro Falco (proprietario del Jumbo, centro commerciale dal valore di 60 milioni finito sotto sequestro) e Gaetano Balivo, e l’ex vigile urbano, Vincenzo Picone.

Sembrano spariti nel nulla i quattro, tra i 28 destinatari dell’ordinanza (spiccata dal gip Federica Colucci su richiesta del pool antimafia guidato dal procuratore aggiunto di Napoli, Giuseppe Borrelli) che ha inferto l’ennesima mazzata alla «holding» dei Casalesi. Tra i 4 fuggitivi, è il sindaco Griffo l’anello debole: il 17 novembre, ha subito un intervento chirurgico, deve prendere delle medicine e sottoporsi a cure. Per questa ragione, gli uomini della Mobile, guidati dal vicequestore Alessandro Tocco, stanno passando al setaccio le strutture sanitarie della zona, dove potrebbe essersi recato per farsi curare. La polizia è alla ricerca di tracce che si perdono nel pomeriggio di mercoledì, 14 ore prima del blitz, quando Griffo si allontana da casa per non farvi più ritorno.

Le telecamere riprendono la scena. Nelle stesse ore, anche gli altri tre facevano perdere le proprie tracce. Roberti: «Collusioni ma grandi risultati» «Purtroppo nella storia del nostro Paese le collusioni si sono sempre registrate, ma soprattutto negli ultimi 20 anni, sono stati ottenuti anche grandi risultati, come l’ultima inchiesta a Caserta». Così il procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, ha commentato l’ipotesi di una «soffiata» partita da ambienti investigativi che avrebbe consentito al sindaco e ad altri 3 indagati di scappare prima del blitz.

L’intercettazione La «prova regina» contro Griffo è un’intercettazione di un dialogo tra lui e Gaetano Balivo all’indomani della sfiducia all’ex sindaco Nicola Pagano (anche lui tra i destinatari della misura). È il 2010 e Griffo è consigliere di minoranza. Con i suoi sostenitori trova una breccia nella maggioranza di Pagano e lo manda a casa anzitempo. Poi va a Pompei. «Come ti dissi ieri, se questa notte riesco a ”sciogliere” (quel giorno fu sciolto il consiglio comunale, ndr) domani vado a Pompei, e ora sono qui per ringraziare la Madonna», dice un Griffo entusiasta a Balivo. L’imprenditore, non meno contento di quel ribaltone politico, replica: «Fai una preghiera pure per loro (Oreste Basco e Pasquale Pagano, secondo il gip, luogotenenti del clan Zagaria)»: questo dialogo, per la Dda, «prova il legame solido tra Griffo e Balivo e con Pagano e Basco, uomini dei Casalesi». Secondo il gip, quando l’ex sindaco Nicola Pagano viene sfiduciato e si apre così la strada a nuove elezioni e alla possibilità per Griffo di tornare a vestire la fascia tricolore, non solo la sua fazione politica è in festa, ma anche il clan perché - l’ipotesi accusatoria - il sindaco irreperibile assecondava le esigenze della cosca, con delibere volute dal boss e manipolando le gare d’appalto a favore degli imprenditori del «sistema». Due fazioni politiche, un solo clan Tra la legislatura Griffo e quella Pagano non ci fu, secondo la procura, alcuna interruzione dei rapporti tra l’amministrazione comunale e i Casalesi.

Anche Pagano collaborava «attivamente» alla causa dei Casalesi ma, scrive il gip, a un certo punto i suoi rapporti con i referenti del boss si incrinarono al punto che revocò gli assessorati ai politici di Zagaria. Di qui la sfiducia e il ritorno di Griffo sulla poltrona più alta del Municipio.