Stesa a piazza Trieste e Trento, le immagini choc: è caccia al commando

Stesa a piazza Trieste e Trento, le immagini choc: è caccia al commando
di Giuseppe Crimaldi
Giovedì 21 Marzo 2019, 07:30 - Ultimo agg. 10:39
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Non puntavano a colpire un obiettivo preciso, non volevano lanciare messaggi ai negozi della zona e - quasi sicuramente - nel mirino non avevano un nemico da abbattere. Gli uomini armati che nella notte tra lunedì e martedì in piazza Trieste e Trento sono entrati in azione sono solo gli ultimi squallidi protagonisti di una «stesa». Come i loro «compari» che quasi ogni notte commettono raid armati nella zona dei Decumani, gli autori del folle gesto hanno probabilmente voluto lanciare due sinistri avvertimenti che comunque non vanno presi sotto gamba. Cerchiamo di capire perché.
 
L'agguato è di chiara matrice camorristica. Su questo gli investigatori nutrono pochissimi dubbi. La stesa si inquadrerebbe nel momento di altissima tensione che si vive ai Quartieri Spagnoli, dove il fuoco arde sotto la cenere e dove è in corso una guerra strisciante tra i nuovi gruppi emergenti della criminalità organizzata che lanciano sinistri messaggi rivolti probabilmente al gruppo storico dei Mariano, i «Picuozzi».

Fatta questa premessa, resta da capire quale fosse il reale obiettivo degli uomini che hanno esploso almeno tre colpi di pistola calibro 9 iniziando la loro folle corsa dalla fine di via Toledo, quella che confina - appunto - con piazza Trieste e Trento. Il primo dei proiettili si è conficcato nella saracinesca della gioielleria De Simone; gli altri due hanno perforato le vetrate dei gazebo del «Bar del Professore» e della caffetteria «Monidee», dove uno dei tre dipendenti che stavano chiudendo il locale è stato letteralmente sfiorato dall'ogiva.

Prima domanda: da dove proveniva il commando armato? Si stanno visionando tutte le immagini dei sistemi di videosorveglianza, pubblica e privata, e in alcuni fotogrammi si noterebbero le sagome dei criminali. Da quelle immagini potrebbero arrivare elementi importanti e utili per arrivare alla loro identità. Cautela viene espressa dagli investigatori sulla possibilità che chi ha sparato stesse inseguendo qualcuno e che volesse ucciderlo. C'è un triste precedente che ha molte analogie con il caso della «stesa» della notte di San Giuseppe: è l'episodio accaduto nella notte del 13 maggio scorso, quando una furiosa sparatoria culminata addirittura sul marciapiedi dove si trovano gli stessi bar «del Professore» e «Monidee» seminò il panico tra passanti e camerieri dei locali. In quell'occasione a sparare, tentando di colpire Giuseppe Iaselli (scampato miracolosamente alla morte) fu un minorenne, E.M., poi arrestato dalla Squadra mobile: in quell'occasione il movente venne individuato nel contrasto tra organizzazioni criminali attive tra il Pallonetto di Santa Lucia e i Quartieri, per la gestione delle piazze di spaccio della zona.

Dopo il raid dell'altra notte monta intanto la paura tra i residenti del centro, e si leva alto il grido di allarme e di protesta dei commercianti che chiedono l'istituzione di un presidio fisso di polizia e carabinieri proprio in piazza Trieste e Trento. Uno dei titolari del «Monidee», Antonio Visconti, chiede la convocazione immediata di un tavolo istituzionale sull'emergenza criminalità nell'area del Plebiscito. «Ci rivolgiamo al Comune - dichiara al Mattino Visconti - ma anche alla Prefettura e alle forze dell'ordine. Su questo punto tutti i commercianti della zona dovrebbero essere uniti e condividere questa nostra richiesta».

Nella giornata di ieri il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli, ha riferito di aver saputo dal titolare di un bar che si trova nella zona del Duomo di un'altra stesa commessa nella notte tra martedì e ieri.

Ma la circostanza non viene confermata da polizia e carabinieri. Secondo alcune indiscrezioni gli spari ci sarebbero effettivamente stati in largo Donnaregina: ma a far fuoco sarebbe stata, come dimostra il ritrovamento di alcuni bossoli, una pistola giocattolo.

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