Stupro di Alimuri, condannati i cinque baristi: «Violentarono la turista inglese»

Stupro di Alimuri, condannati i cinque baristi: «Violentarono la turista inglese»
di Dario Sautto
Venerdì 13 Dicembre 2019, 09:00
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Colpevoli: sono stati tutti condannati i cinque ex dipendenti dell'albergo di Meta, teatro - secondo la ricostruzione degli inquirenti - di una violenza sessuale di gruppo ai danni di Mary, turista del Kent in vacanza in Penisola sorrentina insieme alla figlia 25enne. Il collegio del tribunale di Torre Annunziata (presidente Francesco Todisco, a latere Riccardo Sena ed Emanuela Cozzitorto) ha accolto le tesi dell'accusa (in aula il pm Emilio Prisco, indagini coordinate da Mariangela Magariello, requisitoria discussa da Antonio Barba) e li ha condannati tutti, riconoscendo ruoli e colpe differenti ai cinque imputati. Pena più alta per Gennaro Davide Gargiulo, condannato a 9 anni di reclusione. Uno in meno per Antonino Miniero e Fabio De Virgilio. Condanna a 7 anni per Francesco D'Antonio, mentre sono state riconosciute le attenuanti per Raffaele Regio, condannato a 4 anni. I giudici hanno riconosciuto anche il risarcimento dei danni alle parti civili costituite (la vittima dello stupro e l'hotel Alimuri). Mary ha atteso la sentenza in Inghilterra, collegata con l'avvocato Lucilla Longone, che ha comunicato l'esito a fine udienza sia alla donna che all'ambasciata. «Non ha ancora commentato dice il legale ci sentiremo in mattinata per fare il punto. È stata in ansia per tutta la giornata». Per gli imputati anche la sorveglianza speciale di un anno alla fine dell'espiazione della pena, con l'interdizione dai pubblici uffici in perpetuo per i primi quattro, per cinque anni per il solo Regio.

Alla lettura del dispositivo è scoppiata la rabbia da parte degli oltre trenta presenti, tra gli imputati e i loro parenti, con pianti, urla e minacce indirizzate ai giudici. I magistrati sono stati scortati dai finanzieri e sono usciti dall'accesso secondario, visto che i presenti hanno «presidiato» per circa un'ora l'aula di udienza e il portone del palazzo di giustizia, dove invece erano arrivati i carabinieri. La vicenda risale alla notte tra il 6 e il 7 ottobre del 2016, quando la classica «last night» l'ultima notte di soggiorno nella struttura ricettiva a picco sul mare si trasformò in un vero e proprio incubo. Dopo aver bevuto una serie di drink, forse corretti anche dalla cosiddetta droga dello stupro, la donna era stata accompagnata dal bar alla spa, dove si era consumato un primo rapporto con i due baristi. Successivamente, Mary è la tesi dell'accusa era stata portata nell'alloggio dei dipendenti, dove era stata stuprata da un numero imprecisato di camerieri (i tre condannati e probabilmente almeno altri tre). Solo in mattinata era tornata in stanza dalla figlia, che nel frattempo aveva accusato un malore per il troppo alcool. Il collegio difensivo formato dagli avvocati Vincenzo Ezio Esposito, Francesco Tiriolo, Mauro Amendola, Francesco Iaccarino e Alfredo Romaniello aveva puntato sull'inattendibilità della vittima e sull'incertezza della presenza di droga a causa delle analisi. Se il capello la confermava senza data precisa, le analisi sui metaboliti effettuate circa 38 ore dopo i fatti non dimostrava la presenza di stupefacenti, ma solo di alcoolici. Tra novanta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza, alla quale sarà sicuramente presentato appello.
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