Teatro San Carlo di Napoli, il sindaco chiama gli imprenditori: «La città si mobiliti»

Teatro San Carlo di Napoli, il sindaco chiama gli imprenditori: «La città si mobiliti»
di Luigi Roano
Sabato 15 Gennaio 2022, 10:00 - Ultimo agg. 12:59
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La prima mossa - al battesimo come presidente del Consiglio di indirizzo del San Carlo - del sindaco Gaetano Manfredi, è stata chiedere agli amministratori del Massimo napoletano un dossier dettagliato di tutte le spese. Nella sostanza, prima di andare a chiedere agli sponsor soldi per il buco da quasi 4 milioni aperto dalla Regione guidata da Vincenzo De Luca che ha tagliato il suo contributo al Teatro, l'ex rettore vuole vederci chiaro su come stanno le cose. Il segnale che le problematiche finanziarie del San Carlo sono un pensiero che non lo rende tranquillo. Questo lo scenario in cui si muove il sindaco che non ha mancato di evidenziare lo «straordinario successo dell'ultima stagione del Massimo». La seconda cosa che trapela dal Consiglio è che stanno venendo fuori dei finanziamenti del 2021 che il Comune non è riuscito ad erogare al San Carlo, complessivamente si tratta di 1,2 milioni, soldi veri. E si sta mettendo in moto la macchina amministrativa per cercare di sdoganarli e spedirli il più velocemente possibile nelle casse del San Carlo. La seconda mossa di Manfredi, invece, è un appello deciso alla città, a quella più facoltosa, affinché prenda coscienza della situazione del Massimo e dia una mano a una istituzione culturale di prestigio mondiale. Il Consiglio e Manfredi non vogliono «penalizzare la progettualità artistica per il 2022», in questo senso parte un vero e proprio appello che si accolla tutto il Consiglio, ma che porta in calce la firma e le parole di Manfredi.

La sostanza è che c'è «la ferma volontà di avviare un nuovo confronto con i soci fondatori». E tra questi ci sono il ministero dei Beni culturali retto da Dario Franceschini. Al riguardo ieri si è insediato Alessandro Barbano - giornalista e scrittore - indicato proprio da Franceschini nel Consiglio.

E soprattutto tra i soci fondatori c'è la Regione. Questo il reale obiettivo «del nuovo confronto» chiesto da Manfredi. Verificare se De Luca è disposto a cambiare idea sul taglio al San Carlo e capire se anche per il futuro la Regione continuerà a sfilarsi dal Massimo napoletano. Il 20 il Consiglio tornerà a riunirsi ed è presumibile che in questi 5 giorni sull'asse Comune-Regione una - è il caso di dire - resa dei conti ci sarà. Non da sottovalutare il fatto che De Luca abbia tagliato i fondi al San Carlo pur sapendo che Manfredi ha tenuto per sé la delega alla Cultura. Ragionamenti che portano l'ex rettore a guardare oltre il perimetro dei soci fondatori. Il confronto - infatti - lo apre con le «associazioni imprenditoriali e soggetti privati al fine di richiedere lo stanziamento di adeguate risorse nonché una razionalizzazione dei costi di produzione».

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Il primo faccia a faccia lo ha avuto con Marilù Mennella Faraone, membro del Consiglio e moglie dell'ex presidente di Confindustria nazionale Antonio D'Amato. Ma la Faraone Mennella è soprattutto una imprenditrice di livello titolare di NaplEst et Pompei che ha portato la sua creatura nel Contratto istituzionale di sviluppo della ministra Mara Carfagna per l'area est che ha un valore superiore ai 6 miliardi. Per il sindaco «il Teatro San Carlo è un'eccellenza mondiale che va ulteriormente valorizzata» e «la cultura è una priorità per Napoli che deve ritrovare il ruolo centrale che merita nel panorama nazionale ed internazionale. In questo periodo difficile in cui la pandemia ci costringe ancora a rispettare le doverose restrizioni, con voce corale ci poniamo a difesa di questo patrimonio artistico e culturale unico». Con questo spirito sindaco e Consiglio «hanno stabilito di avviare un percorso di partenariato pubblico-privato volto ad individuare le risorse necessarie al sostegno del San Carlo». Manfredi è determinato: «Lavoreremo per ottenere il massimo impegno dalle Istituzioni e per sollecitare l'interesse del mondo imprenditoriale». Quindi un pensiero alle maestranze: «Il nostro impegno è volto alla tutela dei mestieri teatrali e di tutti i lavoratori della Fondazione e alla messa in sicurezza della nuova dotazione organica che prevede la stabilizzazione dei lavoratori precari». 

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