Terra dei fuochi, i roghi non si fermano: il flop della videosorveglianza

Terra dei fuochi, i roghi non si fermano: il flop della videosorveglianza
di Pino Neri ed Elena Petruccelli
Domenica 16 Febbraio 2020, 09:00 - Ultimo agg. 09:34
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Sono continuate anche ieri ad Acerra le operazioni di spegnimento dell'incendio scoppiato nel piazzale all'aperto della Eurometal, l'azienda privata di stoccaggio che tratta prevalentemente rifiuti metallici. Il fumo ancora si levava nel cielo mentre i vigili del fuoco tentavano di fare il possibile, dopo quaranta ore di intervento. Un disastro ambientale che non ha ancora trovato corrispondenza nei dati dell'Arpac, disponibili solo stamattina grazie al «lavoro» della centralina speciale che l'organismo di controllo regionale ha fatto installare in zona per il rilevamento della diossina. È stato piazzato anche un laboratorio mobile, nell'area industriale di Acerra, dove oltre all'inceneritore più grande d'Europa e alla Eurometal c'è il più grande polo di stoccaggio e trattamento dei rifiuti della regione. Qui operavano anche i fratelli Pellini. D'altra parte l'aria della «Terra dei fuochi» ha continuato ad essere avvelenata anche ieri, nella zona di Casoria dove un incendio ha semidistrutto la falegnameria industriale Paparo, dopo una notte tutt'altro che tranquilla a Caivano, dove si è sviluppato un nuovo maxirogo di rifiuti ad appena 36 ore di distanza da un altro, molto simile, scoppiato nella stessa zona.

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Sullo stato delle indagini relative all'incendio dell'Eurometal dalla polizia e dalla procura di Nola non trapela nulla. Nella mattinata di ieri è corsa una voce secondo cui la polizia aveva proceduto al sequestro della Eurometal, voce smentita più tardi dagli stessi responsabili dell'azienda. Nulla, fino a ieri sera, si sapeva anche delle cause dell'incendio che ha devastato la falegnameria di Casoria. Ma preoccupa moltissimo il fenomeno degli incendi dei siti di stoccaggio dei rifiuti. Negli ultimi due anni ne sono bruciati 15 in Campania, 12 nella sola conurbazione Napoli-Caserta. Tre di questi impianti sono pubblici (Stir di Santa Maria Capua Vetere, Stir di Casalduni e Cava Giuliani); tutti gli altri privati. In Campania ce ne sono 1054, 223 dei quali considerati a più alto impatto e quindi soggetti all'autorizzazione integrata della Regione. Di questi ultimi 69 si trovano in provincia di Napoli.

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Gli incendi che hanno flagellato Pascarola, frazione alla periferia di Caivano, sono scoppiati il primo mercoledì, l'altro la scorsa notte nei pressi di un campo nomadi abusivo, recentemente sgomberato. È bruciato materiale di risulta di ogni genere, in un'area di circa 500 metri quadri: per domare le fiamme sono state necessarie sette autobotti. Ancora una volta i cittadini hanno trascorso una nottata in balia di odore acre che toglieva il respiro. La politica locale si è mossa. Commenta Franco Marzano, segretario cittadino del Pd: «Registriamo l'assoluto abbandono del territorio. Ancora oggi non comprendiamo perché il progetto di videosorveglianza, che doveva solo essere cantieratizzato, è rimasto fermo». Giuseppe Mellone, segretario di Forza Italia, sottolinea: «Bisogna rimuovere i rifiuti e bonificare tutto». In realtà nella filiera di controlli sulla Terra dei fuochi resistono non poche lacune. Nel Casertano è fuori uso da un anno l'impianto di videosorveglianza, costato 350mila euro, che serve a contrastare l'abbandono incontrollato dei rifiuti in strada e a punire i responsabili. Le telecamere hanno funzionato per i primi sette mesi. Poi il blackout, a cui non si è posto rimedio nonostante le ripetute sollecitazioni del comandante della polizia municipale di Caserta. Il motivo? Nessuno sa a chi spetta la manutenzione degli impianti.

(ha collaborato Daniela Volpecina)

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