Se il fascista Tecchio non merita la piazza intitoliamola ad Ascarelli

Se il fascista Tecchio non merita la piazza intitoliamola ad Ascarelli
di Titti Marrone
Mercoledì 24 Gennaio 2018, 10:09 - Ultimo agg. 10:11
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Poiché la memoria, si sa, è evanescente né viene seriamente annoverata dal discorso pubblico tra i valori condivisi, tocca approfittare degli anniversari, per rinfrescarla, quando occorre. E occorre proprio, soprattutto in questi tempi di “passato che non passa” che vedono riecheggiare termini come “razza” per rinfocolare l’odio. Verso chi scappa da guerre, carestie, dittature, e cerca riparo dalle nostre parti, tra popoli un tempo a loro volta migranti. E odio perfino in uno stadio di calcio, contro un giocatore del Napoli come il grande Koulibaly In mancanza di capacità e argomenti sportivi validi a rintuzzare la superiorità del nostro squadrone.

E allora ha fatto bene, benissimo Nico Pirozzi, giornalista, saggista e curatore del progetto Memoriae, a rinfrescare giustappunto la memoria di un passato non così lontano, ieri nella sala del Comune in cui si parlava di iniziative napoletane per l'anniversario della liberazione di Auschwitz. «È semplicemente vergognoso che, nel 75mo anniversario delle Quattro Giornate, Napoli continui a riservare a uno degli esponenti più beceri del fascismo napoletano il nome di una propria piazza: quella dedicata a Vincenzo Tecchio, l'ex segretario provinciale del partito nazionale fascista nonché esponente di punta della Rsi e della corrente che faceva capo all'antisemita lombardo Roberto Farinacci», ha detto Pirozzi.

Probabilmente, in fatto di becerume c'è stato anche di peggio tra i fascistissimi napoletani, come viene ricordato dalla non esaltante galleria che scorre nelle pagine di Gerarchi e fascismo a Napoli, il volume di uno storico scomparso da alcuni anni, Pasquale Villani, uscito da Il Mulino. Ma la passione civile con cui Pirozzi ha sottolineato l'incongruità dell'attuale intitolazione a un gerarca per giunta designato come controllore di tutta la stampa cittadina, ha soprattutto veicolato una proposta, da accogliere a Napoli sull'esempio di quanto è stato annunciato per Roma. La proposta è quella di eliminare le vie della vergogna, come a Napoli fu già fatto due anni fa, sempre su iniziativa di Pirozzi, a proposito della Gaetano Azzariti, che prendeva il nome di un gerarca presidente della Corte costituzionale e ancor prima presidente del Tribunale della razza, poi riciclato da Togliatti nel dopoguerra. Dopo la denuncia di Pirozzi, assurta a caso mediatico nazionale, quella via si è chiamata Luciana Pacifici, prendendo il nome della bambina napoletana di soli otto mesi morta durante la deportazione.
 
Ora, nell'ottantesimo delle leggi razziali, anche il sindaco Raggi, a Roma, promette di rivedere la toponomastica cittadina per abolire le intitolazioni di strade agli scienziati firmatari del Manifesto della razza. L'iniziativa, rimbalzata da Napoli, torna dunque qui con la proposta di intitolare il piazzale della Mostra d'Oltremare a proposito di calcio - al vero padre fondatore della squadra del Napoli, l'imprenditore e dirigente sportivo Giorgio Ascarelli. E sarebbe più che pertinente, poiché fu l'imprenditore napoletano di origini ebraiche a commissionare, del tutto a proprie spese, la costruzione di un campo sportivo nel Rione Luzzatti, di proprietà di quella Napoli Calcio di cui era stato, tre anni prima, fondatore e di cui restò presidente.

Lo stadio, inaugurato nel 1930 con il nome di Vesuvio, gli venne dedicato dall'entusiasmo dei tifosi subito dopo la sua morte, che avvenne pochi giorni dopo l'apertura. Ma alla vigilia dei campionati di calcio del 1934, il fascismo cancellò il nome Ascarelli dal maggior impianto sportivo napoletano, considerando inammissibile che restasse intitolato a un ebreo. E allora, riannodare il filo spezzato di quella memoria sarebbe importante, e assumerebbe un significato speciale se venisse fatto nel piazzale del quartiere che è la casa del tifo napoletano. Così come sarà importante, e dal significato speciale, l'intitolazione di una sala dell'ospedale pediatrico Santobono al bambino Sergio De Simone, il piccolo ebreo napoletano impiccato a Bullenhuserdamm dopo essere stato usato come cavia per esperimenti da un medico nazista. L'intitolazione, proposta da Angela Cortese, avverrà soltanto nei prossimi giorni. Approfittando, sì, di un anniversario, ma come a dire che la memoria è un dovere civile e morale.
 
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