Tiziana Cantone, aperta un'altra inchiesta: «iPad e iPhone resettati e manipolati»

Tiziana Cantone, aperta un'altra inchiesta: «iPad e iPhone resettati e manipolati»
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 13 Luglio 2020, 23:30 - Ultimo agg. 14 Luglio, 16:41
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Una nuova denuncia infiamma il caso di Tiziana Cantone, la ragazza suicida diventata icona della lotta al revenge porn e alla gogna social. Ieri mattina, è toccato alla mamma di Tiziana presentare un esposto in Procura, sulla scorta di un’inchiesta difensiva interamente fondata sull’analisi del cellulare e del computer della ragazza. In sintesi, si chiede chiarezza su presunte lacune nella gestione dell’iphone e dell’ipad di Tiziana, strumenti decisivi nell’ultima, disperata, fase della sua esistanza.

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Ricordate il caso? Siamo a settembre del 2016, quando Tiziana Cantone si impicca con un foulard. Non ne poteva più. Aveva provato a cambiare amicizie, a cambiare casa, a cambiare città, ma era sempre inseguita da filmati destinati ad una ristretta cerchia di fruitori. Filmati hot che invece entrarono prepotentemente in rete, impedendole una vita all’insegna dell’anonimato, o comunque lontana dal pettegolezzo. Qualcuno li diffuse, rendendoli pubblici. Oggi, c’è un nuovo esposto firmato dall’avvocato Salvatore Pettirossi, che assiste Maria Teresa Giglio, madre di Tiziana, con cui si chiede di verificare la trasparenza della gestione di cellulare e computer di Tiziana. Ma su cosa fa leva un’accusa del genere? Su una consulenza affidata alla Emme Team, presso lo studio legale di Chris Newberg in Michigan. Si legge nella denuncia: «Tali dispositivi elettronici vennero sequestrati la sera della tragica dipartita di mia figlia e sono stati oggetto di una procedura di estrapolazione del loro contenuto da parte di esperti informatici che ne avrebbero dovuto salvaguardare l’integrità». Ma cosa sarebbe accaduto, una volta che i due congegni sono stati ricevuti dai consulenti americani? «L’Ipad è risultato resettato e, quindi, cancellata e definitivamente persa ogni attività svolta da Tiziana Cantone su quel dispositivo». Sempre secondo la denuncia, anche tutta la messaggistica via whatsapp risulta mancante».
 

 

E non è tutto. Sempre secondo l’esposto, lo stesso Ipad, una volta resettato, è stato manipolato, con l’inserimento manuale di alcune fotografie ricopiate nella cartella immagini». Poi ci sono anche altri aspetti su cui la mamma di Tiziana Cantone chiede verifiche, come emerge dal capitolo legato al telefonino cellulare: «All’interno dell’Iphone la sim telefonica non era quella originale usata da mia figlia Tiziana Cantone, ma una copia bianca, ovvero vuota e mai utilizzata, non associata ad alcun numero telefonico. Questo sta a significare, secondo i tecnici statunitensi, ma anche secondo la logica, che chi ha avuto la custodia del dispositivo ha estratto la scheda originale (che recava informazioni fondamentali sull’uso di quel telefonino) e l’ha volontariamente sostituita con la scheda bianca». Stesso discorso per il portatile: «L’Ipad addirittura non possiede più una sim», scrive nell’esposto il legale della Giglio. 
 

Una vicenda finita all’attenzione del pm Valeria Sico, che sta conducendo il processo a carico di Sergio Di Palo, ex fidanzato di Tiziana Cantone, e del procuratore aggiunto Raffaello Falcone, coordinatore dei fascicoli legati alle cosiddette fasce deboli. Spetta alla Procura di Napoli, almeno per il momento, verificare le conclusioni dei consulenti statunitensi, per accertare eventuali ipotesi di reato emerse dallo spulcio dei due congegni elettronici. Un ulteriore tassello da verificare, in una vicenda abbastanza complessa. Proviamo a fare ordine. Difeso dal penalista Bruno Larosa, Sergio Di Palo è a giudizio per calunnia, in relazione alla denuncia sporta da Tiziana Cantone nei confronti di quattro destinatari dei video hot che erano iscritti ad una chat privata. Per questi quattro è caduta l’accusa di istigazione al suicidio, non essendo emersa alcuna prova di una loro responsabilità nella trasmissione dei video in un canale aperto. Ora si attende una risposta alla denuncia della madre della 31enne di Mugnano, anche alla luce di una percezione ritenuta abbastanza fondata: c’è la sensazione secondo la quale sia anche possibile risalire al nome di chi ha dato inizio alla gogna di Tiziana, duplicando e postando video destinati a rimanere nel chiuso di una cerchia ristretta. 
 

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