Tredicenne morto a Gragnano, lo choc del padre: «I bulli sono ragazzi come lui»

Tredicenne morto a Gragnano, lo choc del padre: «I bulli sono ragazzi come lui»
di Dario Sautto
Giovedì 8 Settembre 2022, 00:06 - Ultimo agg. 9 Settembre, 07:30
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Palloncini bianchi, una canzone di Blanco e quattro lunghi applausi hanno accompagnato la salma di Alessandro durante il suo funerale. Il ragazzino di 13 anni è morto giovedì scorso cadendo dalla finestra di casa sua a Gragnano, forse perché vittima di cyber-bullismo. Ieri la città si è fermata in segno di lutto e ha accompagnato il suo feretro, stringendo i familiari in un lunghissimo abbraccio.

Il volo dei palloncini e della scritta «Ale» sulle note della canzone di Blanco «Finché non mi seppelliscono» hanno chiuso la struggente funzione per il ragazzino che probabilmente non ha retto alla paura di poter subire aggressioni da parte dei bulli che lo tormentavano in chat. Attraverso i legali di famiglia, gli avvocati Mario D’Apuzzo e Giulio Pepe, arriva un ritratto del papà di Alessandro ancora sotto shock per l’accaduto, incredulo e dispiaciuto ancora di più perché «in fondo, anche dall’altra parte sono dei ragazzini come lui» riferendosi ai sei giovanissimi indagati. Stesso pensiero ribadito anche al sindaco Nello D’Auria, molto provato perché amico di famiglia.

Il papà ha voluto sostenere a spalla la bara bianca coperta da una bandiera del Regno Unito, una maglietta della Juventus e una della sua squadra di basket. 

Il rito funebre è stato celebrato dall’arcivescovo monsignor Francesco Alfano insieme al parroco di San Leone don Paolo Anastasio all’interno del chiostro di Sant’Agostino, stracolmo di familiari, amici, semplici conoscenti di Alessandro. Toccanti le tre lettere scritte dal suo migliore amico, da una insegnante e da un’altra amica del 13enne, che giocava a basket e frequentava un corso avanzato di inglese. «Caro Alessandro – ha scritto il suo amico, che non ha retto all’emozione scoppiando in lacrime – avevamo tre anni quando per la prima volta ci siamo conosciuti tra i tanti dell’asilo e ci siamo subito legati. A dire la verità non pensavamo che a 13 anni ci saremmo allontanati così presto e in questo modo. Che brutto scherzo che hai fatto, non ci posso credere che non ci sarai più. In senso fisico, intendo, perché mio amico sarai per sempre oggi più che mai. Mi dispiace, non doveva andare così». 

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«Averti come alunno per me è stato un dono. Eri una persona speciale: ci hai insegnato ad amare e a perdonare» è il saluto di una docente della scuola media Roncalli, dove martedì Alessandro avrebbe iniziato il terzo anno. «Eri sempre sorridente e in classe seguivi le lezioni con una grande attenzione. Mi mancheranno quelle chiacchierate tra una lezione e l’altra. Scusaci, nessuno ha capito che forse nascondevi un malessere, invece eri amato da tutti e non lo sapevi» ha aggiunto la sua insegnante. Commossa anche un’amica, che ha ricordato i tanti momenti felici insieme: «Mi accompagnavi a casa allungando la strada, ma non ti dispiaceva. E poi mi aspettavi anche venti minuti sotto casa la sera quando dovevamo uscire. Non ti dimenticherò mai».  

I compagni di classe e i familiari hanno indossato una maglia bianca con la sua foto e la scritta «Alessandro vive», mentre durante l’omelia l’arcivescovo Alfano ha citato il Vangelo delle beatitudini: «Guai a voi che ora ridete calpestando i fratelli e guai a voi perché poi piangerete ma non è una minaccia di un Dio che vuole distruggere, è la realtà se alimentiamo sentimenti negativi che ci mettono l’uno contro l’altro. Alessandro era uno dei piccoli della nostra comunità, non può parlare più, non può dirci quello che aveva nel cuore, ma lo dice a Dio e noi lo ascoltiamo attraverso la parola di Dio».

 

Infine, il lungo corteo funebre ha fatto tappa sotto casa di Alessandro. Un ultimo applauso e il saluto degli amici in lacrime hanno chiuso la mattinata più lunga e straziante per la famiglia di Alessandro, che da oggi chiede il massimo riserbo per una tragedia che per ogni genitore resta inspiegabile e inaccettabile. 

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