Tsunami in Indonesia, torna l'incubo tra Napoli e Palermo: il «mostro» Marsili sorvegliato speciale

Tsunami in Indonesia, torna l'incubo tra Napoli e Palermo: il «mostro» Marsili sorvegliato speciale
di Mariagiovanna Capone
Lunedì 24 Dicembre 2018, 09:00
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Lo tsunami in Indonesia, provocato da una frana sottomarina di un fianco del temibile vulcano Krakatoa, ha riacceso timori tra chi vive nell'area mediterranea. Le domande che si pongono in tanti è se anche noi, circondati da tanti vulcani attivi, siamo a rischio tsunami; se una eventuale eruzione dei Campi Flegrei, del Vesuvio o del sommerso Marsili, possa mettere a rischio le cittadine costiere. Va precisato che le paure su eruzioni, tsunami o terremoti, nascono dalla mancanza di conoscenza sulla dinamica del nostro pianeta e sono spesso ingiustificate. In Italia inoltre abbiamo tra i migliori ricercatori al mondo e l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia monitora le aree critiche del Paese con accuratezza. Nel mondo attualmente ci sono 22 vulcani in eruzione, due in Europa (Stromboli ed Etna), oltre a 17 con attività minori o in allerta.
 
L'area più colpita dagli tsunami è quella del Pacifico detta «anello di fuoco», dove si ha l'incontro tra placche continentali e oceaniche, e l'attività sismica e tettonica è tra le più intense al mondo. Secondo l'United States Geological Survey (Usgs), circa il 90 per cento dei terremoti del mondo si verificano precisamente nell'«anello di fuoco» e sono localizzati in quella zona circa il 75 per cento dei vulcani di tutto il mondo. L'Indonesia ne rappresenta un arco vulcanico insulare che si affaccia sull'Oceano Indiano, formatosi a causa dello scivolamento della placca Indo-Australiana al di sotto della placca della Sonda. L'arco vulcanico comprende le isole di Sumatra e di Giava ed è composto da oltre 35 vulcani. Uno dei più attivi è il Krakatoa, o meglio Krakatau com'è in lingua locale, noto per una delle più devastanti eruzioni al mondo, avvenuta nel 1883. Dopo un periodo di quiescenza breve, un'eruzione sottomarina iniziata nel 1927 creò una nuova isola vulcanica, chiamata Anak Krakatau (figlio del Krakatau), di cui in rete ci sono delle eccezionali riprese video. Nel luglio scorso, una nuova serie di eruzioni esplosive ha interessato il vulcano innescando delle frane sottomarine causa dello tsunami di sabato notte.

Anche il Mediterraneo, seppure in misura minore, è stato interessato nel corso dei secoli da eventi di tsunami, sia da eruzioni che da sismi. Come quello a Santorini nel 1600 a.C., nel golfo di Napoli nel 79 d.C. con l'eruzione del Vesuvio, e quello a seguito del terremoto di Messina nel dicembre 1908. In caso di eruzioni di Vesuvio o Campi Flegrei, non è possibile poter prevedere se possa verificarsi uno tsunami, poiché dipenderà tutto dal potere energetico e dalla stabilità dei versanti.

L'arco vulcanico Eoliano è formato dalle sette isole Eolie e da varie montagne sottomarine, tutte di origine vulcanica. Tra questi ultimi c'è il Marsili che torna alla ribalta come il grande mostro sotto al mare.

È il vulcano sommerso più grande d'Europa, posto tra Palermo e Napoli, adagiato a circa tre chilometri sul fondo del mare, a poco più di 500 metri sotto il livello del mare. Tre recenti studi dell'Ingv, in collaborazione con l'Istituto per l'Ambiente Marino Costiero del Cnr, hanno evidenziato che è ancora attivo. Le eruzioni più recenti sono avvenute tra 7.000 e 2.000 anni fa, tutte a basso indice di esplosività, e in caso di eruzione sottomarina, l'unico segno in superficie sarebbero delle bolle e galleggiamento di pomici. Il rischio vulcanico associato a eruzioni sottomarine di questo tipo è estremamente basso, come il rischio di possibili tsunami correlati a eruzioni è minimo. Il pericolo però potrebbe venire dai fianchi del vulcano che possano destabilizzarsi e franare in caso di deformazioni indotte dalla risalita di magma, ma solo se in ingenti quantità. Tuttavia, dagli studi emerge che negli ultimi 700 mila anni non vi sono evidenze morfologiche che questo sia mai avvenuto. Inoltre, il vulcano è stabilizzato meccanicamente da una serie di fratture riempite da magma ormai raffreddato che fungono da muri di contenimento.
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