Ucciso per errore, arrestati i killer di Ciro. La sorella: «Piango di gioia, è finito un incubo»

Ucciso per errore, arrestati i killer di Ciro. La sorella: «Piango di gioia, è finito un incubo»
di Mariagiovanna Capone
Martedì 27 Marzo 2018, 08:55 - Ultimo agg. 09:39
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Mary Colonna sorride, parla con entusiasmo ed esprime la gioia del momento. Gli occhi verdi però tradiscono una malinconia e si riempiono spesso di lacrime. Da quel maledetto 7 giugno di due anni fa, non ha mai smesso di impegnarsi affinché fosse fatta giustizia per il fratello Ciro, vittima innocente di un agguato in un circolo privato di Ponticelli, dove l’unico obiettivo era Raffaele Cepparulo. La notizia che i presunti assassini hanno finalmente un nome ha portato una ventata di serenità in casa Colonna al Lotto O. Tuttavia resta il dolore per una perdita assurda, un vuoto che nessun tribunale potrà mai colmare.
 


Mary come ha saputo la notizia degli arresti?
«Mancava poco alle nove quando l’avvocato Marco Campora mi chiama sul cellulare. Mi ha chiesto: “Mary hai saputo? Hai letto su internet?”. Io ero sveglia da poco e non avevo aperto neanche i social quindi ero all’oscuro di tutto. Gli ho chiesto cosa fosse successo e lui ha detto solo: “Li hanno presi”. Ho urlato, sono corsa nell’altra stanza da mia madre Adelaide abbiamo iniziato a piangere dalla gioia, ci siamo abbracciate forte. Poi abbiamo telefonato a mio padre Enrico, che fa il camionista e ora è ad Alessandria. Ha urlato “finalmente” poi è esploso in un pianto. È stato come rivivere il giorno della tragedia».

Perché rivivere quel giorno?
«Perché la notizia ha fatto riaffiorare il dolore che proviamo da ormai quasi due anni. Siamo felici perché è stata fatta giustizia, finalmente chi ha ucciso mio fratello ha un nome e un volto, ma non riesco a godere appieno questa felicità perché Ciro non è più con noi. Nessuna giustizia ce lo porterà indietro. Senza contare le brutte voci su di lui».

Quali voci?
«Che c’entrava con quelle persone. C’era ancora qualcuno che non credeva alla sua totale innocenza. Adesso voglio urlare forte in faccia a loro quello che noi abbiamo sempre saputo: Ciro è una vittima innocente. Grido al mondo intero: noi siamo una famiglia perbene. Da due anni ci battiamo per questa verità e devo ringraziare associazioni e il sindaco per averci sempre sostenuto, nonostante l’ombra ci fosse sempre. Ora lo urliamo forte: Ciro è un ragazzo perbene». 
 

Lei parla ancora al presente di suo fratello...
«Da due anni dormo in quel letto vuoto a metà, ed è dura. Eravamo molto uniti, dividevamo la cameretta e il lettone. Tutte le mattine mi sveglio e penso a Ciro, immagino sia partito per un viaggio e un giorno tornerà. Non ho tolto neanche una maglietta dall’armadio e non ho intenzione di farlo. Ecco, guardi ci sono tutti i suoi vestiti, si sente ancora il suo profumo. Queste sono le camicie che mi mostrò quel pomeriggio, mi chiese quale delle due indossare e io risposi: “Sei bello con tutte e due”. Poi indosso altro e uscì per sempre. Mio fratello è partito, tornerà. Lo so che è un’illusione ma mi dà forza per continuare a vivere».

Nel quartiere avevano dubbi su Ciro?
«No, al Lotto O tutti sapevano che bravissimo ragazzo fosse. Loro ci sono stati vicino, la marcia che organizzarono la portiamo nel cuore».

Anche se non molti guardavano dalle finestre.
«Qui ci sono tantissime persone belle, oneste. Ma ci sono anche persone cattive: rimanessero chiusi nelle loro case, noi usciamo a testa alta». 

Ha mai pensato di andare via da Ponticelli?
«No, mai. Ad andare via devono essere queste persone malvagie che stanno rovinando Napoli».

In questi due anni qual era il pensiero fisso?
«Pensavo a quei criminali. Erano a piede libero, non avevano un volto, potevano essere chiunque. Poteva essere chi incrociavo per strada, in metropolitana, al supermercato, al cinema. È stato un pensiero angoscioso che non mi ha mai lasciato».

Se potesse parlare con loro, cosa chiederebbe?
«Vorrei chiedere loro con quale coscienza la sera mettono la testa sul cuscino dopo aver ucciso un innocente. Durante questi mesi sono stata in molte scuole e i bambini mi dicevano: “Mary, sono animali, mostri, non hanno una coscienza. A Ciro non pensano”. Forse è vero, i bambini hanno una percezione del male più di me».

Da oggi cosa accadrà in casa Colonna?
«Mi auguro che ritroveremo un po’ di serenità. Qui si sopravvive. Vorrei tornare a studiare e diplomarmi, magari anche trovare un lavoro».
 

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