Ucraina, Liudmyla ferita per errore a Napoli: «I miei cari sotto le bombe a Dnipro»

Ucraina, Liudmyla ferita per errore a Napoli: «I miei cari sotto le bombe a Dnipro»
di Valentino Di Giacomo
Giovedì 3 Marzo 2022, 07:00 - Ultimo agg. 4 Marzo, 12:06
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«Stavo cominciando a stare un po' meglio, da qualche giorno ho ripreso a camminare con la stampella senza avere più dolori lancinanti. Ora però mi è crollato il mondo addosso, non mangio più e non dormo più perché mi sveglio di notte di soprassalto a causa della guerra. A Dnipro, nel mio Paese, ho mamma e papà, mia sorella e il mio nipotino di 6 anni. Io ho rischiato di morire, ora anche loro». Liudmyla Skliar è la 32enne ucraina ferita alla Sanità mentre acquistava un pacchetto di cioccolatini per il suo bimbo, nato dall'unione tra lei e suo marito, un cittadino russo anche lui sconvolto da quanto sta avvenendo nei loro rispettivi Paesi. Liudmyla fu colpita, senza motivo, dalla furia di Mario Tufano, entrato in un market di via Vergini sparando almeno sei proiettili e ferendo tre persone innocenti. Il vero obiettivo era Nikolay, un uomo di nazionalità russa, che solo pochi minuti prima aveva cercato di impedire la fuga del figlio dodicenne di Tufano dopo che il minorenne aveva investito in motorino senza casco un'altra donna. Tufano è tornato sul posto e ha cominciato a sparare all'impazzata nel negozio. Da quel giorno Liudmyla è su una sedia a rotelle, i proiettili le hanno frantumato la tibia e, solo dopo una lunga operazione, sta cominciando a camminare grazie ad una stampella. Attorno alla sua gamba c'è ancora un apparecchio metallico che le occorre per ricomporre le fratture, saprà solo tra 20 giorni se potrà togliere quel pezzo di ferro e poi iniziare un lungo iter di fisioterapie per recuperare la funzionalità articolare.

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Ora però i pensieri sono rivolti a 2500 chilometri di distanza?
«È angosciante vedere cosa sta accadendo nel mio Paese.

Sono preoccupata per i miei genitori, ma ancor di più per mio nipote che ha la stessa età di mio figlio perché sta vivendo tutto questo senza l'apporto della madre, mia sorella. È una storia terribile».

Sua sorella non è in Ucraina?
«Era andata a lavorare in Polonia e sarebbe dovuta rientrare a maggio. Ha lasciato suo figlio con i nostri genitori e con il papà. Il problema è che ora mio padre e mio cognato non possono lasciare l'Ucraina perché agli uomini ne è fatto divieto a causa della guerra. Ora mio nipote è a Dnipro, sotto le bombe, e senza la mamma».

È riuscita a parlare con i suoi cari?
«Riusciamo a sentirci al telefono, almeno per ora. Ieri hanno dovuto lasciare la nostra casa e rifugiarsi in un ricovero perché a Dnipro ci sono fortissimi bombardamenti e avrebbero rischiato di morire restando dov'erano. Mi strazia sapere ciò che stanno vivendo i miei genitori, ma anche mia sorella che non può abbracciare suo figlio».

Suo marito, cittadino russo, come vive questa situazione?
«Piange insieme a me, è preoccupato quanto me per i miei genitori, mio nipote e mio cognato. Mai ci saremmo aspettati quanto sta avvenendo e dicono lo stesso i suoi amici che vivono in Russia. Ci siamo sposati, abbiamo avuto un figlio insieme, due persone non sono nazioni in conflitto, siamo due esseri umani, non abbiamo confini, differenze. Ci amiamo oggi più di prima, magari potessero farlo anche i nostri due Paesi mettendo fine a questa follia. Non c'è più pace dentro noi da quel maledetto 24 febbraio».

Suo figlio come sta reagendo alle notizie di guerra dopo mesi in cui è stato anche costretto a vedere sua madre su una sedia a rotelle?
«Mio figlio non sa nulla, in questi giorni non è andato a scuola perché era Carnevale. Ci è tornato oggi, ma ho chiesto ai suoi maestri, se possibile, di tenerlo al riparo dalle notizie della guerra. Che ci sia un conflitto in corso lo hanno nascosto anche al suo cuginetto che si trova a Dnipro, il nostro impegno maggiore è provare a tenere lontani i bimbi dai pensieri della guerra».

Vorrebbe che i suoi cari venissero a stare in Italia?
«Per mio padre e mio cognato ora non è possibile, dobbiamo solo trovare una soluzione almeno per far arrivare mia madre e mio nipote in Polonia da mia sorella. Già questa sarebbe una salvezza».

In questi mesi non ha potuto lavorare e ha dovuto spendere tanti soldi per curarsi. Come ci è riuscita?
«Anche grazie al Mattino che ha pubblicato la notizia del mio ferimento mi sono arrivati tanti aiuti dal grande cuore dei napoletani. Mi ha aiutato il consigliere regionale Francesco Borrelli, che mi è venuto più volte a trovare: con la mia vicina di casa, Patrizia, sono riusciti a farmi avere il gratuito patrocinio per il processo che dovrò affrontare contro chi mi ha ferito. E poi la Fondazione Polis e tante altre associazioni».

Ci sarà un processo a breve, è pronta ad affrontarlo?
«Non ne voglio parlare, spero sia brevissimo, che tutto si risolva in fretta. Non voglio fare la spola nelle aule di tribunale. Ma questo, oggi, è il mio ultimo pensiero. Ora prego solo che i miei familiari stiano bene e che questa assurda guerra finisca il prima possibile. Sono distrutta». 

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