Napoli, Università Orientale occupata, gli studenti: «Fermate il genocidio in Palestina»

Annullate lezioni ed eventi

L'Orientale occupata
L'Orientale occupata
di Alessio Liberini
Lunedì 6 Novembre 2023, 16:34 - Ultimo agg. 7 Novembre, 09:30
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“Israele Stato assassino” gridano alcuni ragazzi con il volto coperto affacciati dal balcone di Palazzo Giusso mentre sotto di loro compare lo striscione che annuncia l’occupazione dell’Università l'Orientale di Napoli: “Con la Palestina fino alla vittoria!”. 

Dopo giorni di sit-in e mobilitazioni lungo tutta la città in solidarietà con il popolo di Gaza, all’alba di questa mattina un centinaio di studenti hanno preso possesso della sede dell’ateneo napoletano che ospita il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali. Annullate lezioni ed eventi. Nel pomeriggio, invece, si è tuttavia svolto il dibattito sulla crisi in Medio Oriente  - inizialmente annullato -  alla presenza di tanti studenti e anche diversi docenti dell’ateneo partenopeo. 

Solo lo scorso 9 ottobre, a poche ore dalle incursioni di Hamas nei territori occupati dallo stato ebraico, sulla stessa facciata dell’ateneo era stata srotolata un’enorme bandiera palestinese.

Stendardo che ora  campeggia all’ingresso della facoltà dove in mattinata i giovanissimi si sono riuniti in un’assemblea pubblica per “denunciare il genocidio in atto nei territori palestinesi”. 

«Abbiamo deciso di dare un segnale forte perché quello che sta succedendo in queste ore è gravissimo – racconta Marta del movimento studentesco per la Palestina – È in atto un inasprimento dell'occupazione e delle violenze che il popolo palestinese subisce già da 75 anni e la cosa più assurda per noi è l'atteggiamento che i media e i governi occidentali hanno, nascondendo quello che realmente sta accedendo sulla Striscia di Gaza”. I ragazzi chiedono di interrompere ogni rapporto delle Università italiane con atenei e aziende israeliane: “L’Orientale così come la Federico II ha ancora progetti attivi con le Università di Israele”». 

«Siamo qui - osserva invece Simone, studente di relazioni internazionali all'Orientale - per difendere coetanei come noi che un domani l’Università non ce l’avranno più. Il mondo accademico non può restare neutrale e silente davanti ad un genocidio in corso». 

I giovani, nei fatti, spingono per una ferma condanna da parte delle istituzioni pubbliche in merito al «massacro che si sta consumando a Gaza e nel territorio della Cisgiordania».  

«Il grido della resistenza palestinese è tacciato da anni – accusa Laura del movimento studentesco per la Palestina – in Italia come nel resto d’Europa non c’è una sola voce che parla dei 10mila morti civili uccisi in meno di un mese: se i nostri media non parlano dei bombardamenti su ospedali e campi profughi, se non si chiedono i dovuti corridoi umanitari allora lo facciamo noi studenti”. “Le mobilitazioni di questi giorni, andate in scena in tutto il globo – precisa - dimostrano chiaramente che i popoli del mondo non rappresentano i loro governi che invece finanziano e supportano l’esercito israeliano». 

L’occupazione della sede universitaria per gli studenti partenopei rappresenta difatti “solo una tappa” delle diverse azioni di protesta che in questi giorni stanno coinvolgendo ogni continente. Nel capoluogo campano, dopo i cortei delle scorse settimane, la rete di comitati ed associazioni a favore del popolo Palestinese tornerà in piazza il prossimo 11 novembre con un sit-in all’esterno del Consolato statunitense di Napoli, posto in piazza della Repubblica.

Sull'occupazione arriva infine il commento di Roberto Tottoli, Rettore dell’Università degli studi di Napoli L’Orientale: «Condanniamo con fermezza l’occupazione di una nostra storica sede, un vero e proprio atto di violenza perpetrato nei confronti non solo dell’Ateneo ma della democrazia e delle istituzioni. Un conto è manifestare le proprie opinioni, un conto è impedire il regolare svolgimento delle attività istituzionali. Oggi in programma a palazzo Giusso avevamo non solo le attività didattiche ma anche un incontro proprio sulla crisi israelo-palestinese, che ovviamente è saltato. Occupare chiudendo l’accesso al palazzo è un atto che non posso credere sia stato compiuto dagli studenti dell’Orientale, perché da trecento anni noi insegniamo il confronto tra tutte le culture e tutte le posizioni, confronto che deve essere sempre democratico e pacifico. La violenza non è mai una soluzione e non porta mai alla risoluzione di nessun conflitto».

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