Il V-Day in Campania: «Noi, pionieri dei vaccini sognamo viaggi e abbracci»

Il V-Day in Campania: «Noi, pionieri dei vaccini sognamo viaggi e abbracci»
di Maria Pirro
Lunedì 28 Dicembre 2020, 10:22 - Ultimo agg. 17:36
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Operazione vaccino: arriva il primo furgone con 720 dosi scortate dall'esercito e dai carabinieri, parte l'offensiva anti-coronavirus . Si comincia alle 10, puntuali, all'Ospedale del mare, al Cardarelli e al Cotugno. Ed è qui, nel polo specializzato nella cura per le malattie infettive, che fa l'iniezione anche il governatore Vincenzo de Luca, scatenando, più che effetti collaterali, reazioni avverse, da De Magistris alla Ciarambino. La puntura avviene al quinto piano e non nella tendostruttura dedicata invece, nel v-Day, agli operatori sanitari si mettono in fila, 20 ogni per ora.


I VOLTI
Scelti come pionieri della campagna avviata tra gli applausi, l'infettivologo Rodolfo Punzi che alza il polline e dichiara: «Fra il Covid e il vaccino, scelgo il vaccino».

E l'infermiere Flavio De Cicco, il primo ad accettare anche di lavorare nei nuovi reparti di emergenza, come volontario, già durante la prima ondata. «È un dovere civico, una luce in fondo al tunnel», dice. Per l'epidemiologo Franco Faella, che al Cotugno ha lavorato per 45 anni, è un «ritorno a casa». Come per Antonio Chirianni, altro pensionato inserito nel gruppo. Francesco Caricchia, 55 anni, coordinatore del centro dialisi Covid al Cotugno, pensa alla figlia: «Faccio l'iniezione anche per la mia piccina. Per proteggerla», e il cappellano Antonio Vellutino gli scatta una foto. Pietro Rosario, quarta unità operativa del Cotugno, è categorico: «Il vero pericolo è non fare il vaccino». Maria Grazia Coppola, responsabile del laboratorio di microbiologia, ricorda momenti tremendi: «Con i pazienti con le bombole d'ossigeno nelle auto trasformati in posti letto». Si immunizza Pina Tommasielli, dell'unità di crisi regionale, che segnala un flash mob dei medici di famiglia: «Tocca subito ai colleghi, dopo gli ospedalieri, che hanno già pagato il prezzo più alto in termini di vite umane». Antonio Rossi è il più giovane: ha 26 anni, da 3 lavora in rianimazione al Cotugno. Lì dove è rimasto un paziente, a marzo scorso, per più di 110 giorni: «Che emozione la battaglia vinta contro tutte le complicanze possibili».

 

Otto i box dedicati, più due di osservazione. «Prima di andare via è necessario aspettare dai 15 ai 30 minuti», avverte Valeria Di Martino, direttore del servizio Professioni sanitarie infermieristiche impegnata nell'organizzazione («Logistica e personale, tutto in una settimana») che coinvolge 16 sanitari e 4 amministrativi, 2 anestesisti e 2 responsabili del punto vaccinale. Sulle pareti ci sono le foto dei reparti, degli abbracci, delle scritte. «Sotto questa tuta c'è qualcosa di spettacolare», si legge su un pannello. Un'altra riflessione è incentrata sulla pandemia, ferita da cicatrizzare. «I segni restano», avverte il manager Maurizio Di Mauro, che ha avuto il Covid e rassicura gli altri colleghi che si sono ammalati e chiedono comunque il farmaco. «È previsto che siano valutati i livelli di anticorpi per decidere la priorità». Testimonial del Pascale è il primario Franco Ionna: «Così tuteliamo i nostri pazienti, in questa fase abbiamo incrementato le attività di sala operatoria dalle 8-19». Accanto, due medici 30enni e precari, Giovanni Salzano e Fabio Maglitto, assunti proprio grazie ai contratti Covid, e Franco Perrone che con Paolo Ascierto ha guidato la sperimentazione della cura («Il cancro non va in quarantena», avvisa). Si appunta la spilletta Io mi vaccino il manager dell'istituto tumori Attilio Bianchi, non il direttore sanitario del Cotugno Pasquale Di Girolamo Faraone che lo accompagna a vedere la nuova sala operatoria a pressione negativa per pazienti Covid, anche oncologici. «Do la priorità ai più esposti», spiega. Fa, dunque, la profilassi il medico vaccinatore Maurizio D'Abbraccio. E Nicola Maturo, responsabile del pronto soccorso del Cotugno. «Ora ci sono solo due casi sospetti all'interno, l'affluenza è in calo - certifica -, ma occorre immunizzare i giovani prima degli anziani e dopo i medici. Noi siamo un po' cavie ma non preoccupati». Chiama gli altri in lista con piglio e precisione svizzera Daniela Costagliola, dirigente amministrativo dell'ospedale dei Colli; mentre la responsabile della farmacovigilanza della Regione, Annalisa Capuano, controlla che tutto vada bene, e questa volta si può dire davvero.

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Non manca, però, una coda polemica. Attalo Flocco, chirurgo d'urgenza del Cto, è convocato alle 13 come riserva. «Per me che opero in prima linea, la dose non c'è. Assurdo». Il professionista 64enne accusa gli «infiltrati», e non è l'unico che resta senza farmaco. Mario Guarino, responsabile del pronto soccorso della stessa struttura, sorride invece davanti alla telecamera di Sky ed esprime un desiderio: «Una volta sviluppati gli anticorpi, vorrei riabbracciare i miei figli con più tranquillità». Il numero 100, l'ultimo della giornata al Cotugno, è Francesco Molino, occhi azzurri e capelli a caschetto: il responsabile del servizio prevenzione. Ha 55 anni, 2 figlie e anche lui sogno: «Poter riprendere a viaggiare».

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