Vesuvio, in moto a 120 all'ora ma la corsa finisce in ospedale

Vesuvio, in moto a 120 all'ora ma la corsa finisce in ospedale
di Francesca Mari
Martedì 21 Settembre 2021, 11:03
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Sfrecciano sul Vesuvio a quota mille superando i 120 chilometri all'ora, laddove c'è un divieto di transito e il limite è di 30, solo per gli autorizzati. Così un motociclista va fuori strada e cade in un dirupo: è vivo per miracolo. Il gruppo di motociclisti, diretti domenica pomeriggio al Gran Cono forse per una escursione o una gara (non autorizzata), ha dovuto fermare la sua corsa per soccorrere il compagno che, precipitato nel burrone, aveva perso i sensi. Si tratta di un 21enne di Napoli che in curva, per la velocità eccessiva, ha perso il controllo del mezzo andando a sbattere contro il guardrail e finendo fuori strada. L'incidente - ma anche, poco prima, il passaggio delle moto a tutto gas - ha spaventato i turisti, molti stranieri, che come da indicazioni della segnaletica percorrevano a piedi la strada. Dopo circa mezz'ora è giunta sul posto l'ambulanza del presidio delle Guide vulcanologiche, che ha prestato i primi soccorsi al ferito. In seguito, allertati dai presenti, sono intervenuti gli agenti del commissariato di polizia di Stato Portici-Ercolano, alla guida del primo dirigente Pietropaolo Auriemma, che hanno eseguito i rilievi. Il ferito é stato portato poi al pronto soccorso dell'ospedale Maresca ed è stato medicato per una frattura alla gamba. É fuori pericolo. 

«All'improvviso - dice C.D.D., un testimone oculare - ho visto uno sciame di moto sorpassarmi ad alta velocità.

Una volta arrivato in curva ho visto il ragazzo nel dirupo e mi sono fermato. L'ho visto privo di sensi, con tutti i compagni intorno, così mi sono spostato per trovare la linea e ho chiamato il 113. Abbiamo avuto tutti paura, poi dopo mezz'ora sono arrivati i soccorsi e l'hanno portato via. Sono contento - aggiunge l'uomo - che il ragazzo si sia salvato, ma il pericolo è in agguato a quelle velocità. Se al momento dell'incidente, in curva, si fosse trovata una navetta con i turisti ci sarebbe stata una strage. Inoltre quelle moto che sfrecciavano hanno creato un insopportabile inquinamento acustico. Ho visto turisti fermarsi spaventati al loro passaggio, tappandosi le orecchie». L'incidente è accaduto a quota mille, a 500 metri dalla fine della strada dove circolano turisti a piedi e navette per il trasporto di persone. In realtà, se in quel punto vige un limite di velocità di 30 km orari solo per gli autorizzati, dal bivio a quota 800 c'è il divieto di transito dei mezzi di lunghezza superiore ai 12 metri, più un divieto di transito generalizzato. Quindi i motociclisti non sarebbero proprio potuto arrivare oltre, men che meno a quella velocità. Eppure le trasgressioni, specialmente nei weekend, sono frequenti. Il controllo spetta alla polizia municipale di Ercolano, che pure è spesso in zona per prevenire i furti che si sono verificati nei mesi scorsi in quel tratto di strada, ma che non ha abbastanza uomini per coprire tutta la zona. 

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E il problema non è solo di sicurezza ma anche di carattere ambientale. Quella strada è interna al Parco e attraversa, dall'altezza dell'ex hotel Eremo in poi, la riserva Tirone Alto Vesuvio. Il problema di inquinamento ambientale quindi è oggettivamente esistente, sia dal punto di vista acustico che di emissioni gassose. Nella riserva, infatti, esistono diverse specie di animali che rappresentano la preziosa biodiversità del Vesuvio. Questo tipo di inquinamento può danneggiarle anche seriamente. «Considerato che non abbiamo alcuna competenza in tema di rispetto del Codice della strada - commenta il presidente dell'Ente Parco nazionale del Vesuvio, Agostino Casillo - ho più volte chiesto maggiori controlli alle forze dell'ordine e in particolare alla polizia municipale di Ercolano. È necessario tutelare l'incolumità di tutti i fruitori del Parco che giungono al piazzale di quota mille, punto di partenza del sentiero 5 che conduce al Gran Cono proprio attraverso via Vesuvio. Mi auguro che quanto accaduto domenica non si ripeta più».

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