Napoli, petardi sui passanti a via Foria: la babygang del sabato sera

Napoli, petardi sui passanti a via Foria: la babygang del sabato sera
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 28 Ottobre 2018, 23:00 - Ultimo agg. 29 Ottobre, 11:58
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Sabato scorso, le nove di sera a via Foria. Nella lunga fila di auto incolonnate nel traffico iniziano a zigzagare quattro scooter. A bordo, coppie di minorenni, bambini che avranno sì e no nove-dieci anni, non di più. Su un paio di quei motorini ci sono anche un paio di ragazzine con minigonne mozzafiato e trucco pesante, volgare, su occhi e labbra che le trasformano in una caricatura pacchiana di piccole Barbie. L’allegra comitiva viaggia, inutile dirlo, senza indossare il casco, e per di più su ciclomotori ai quali è stato asportato il targhino. Poi - all’improvviso - si odono dei colpi secchi: tra i passanti c’è chi teme che stia andando in scena una «stesa» o, peggio ancora, che siano entrate in azione le pistole dei killer e che si stia consumando un agguato. Panico totale. 
LA BABY GANG
Invece si tratta di petardi. Botte a muro che da quel gruppaccio di non ancora adolescenti vengono lanciati contro i passanti. Così, per gioco. Sembra sia l’ultimo «divertimento» delle comitive di bimbi-centauro che impazzano tra piazza Carlo III e piazza Cavour, lungo quell’arteria sempre viva e trafficanta da pedoni e automobilisti che è via Foria. Già, quella stessa strada che fu teatro della sanguinosa aggressione commessa la sera del 18 dicembre dell’anno scorso ai danni di Arturo. 
Testimone oculare dell’incredibile aggressione a colpi di petardi contro i pedoni è stato il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Borrelli, che ha avuto anche il tempo (e il coraggio) di documentare con lo smartphone quel raid. 
IL TESTIMONE
«Si trattava di una vera e propria baby gang - spiega Borrelli - che ha imperversato terrorizzando chi si trovava in via Foria: un gruppo composto interamente da ragazzini con meno di 10 anni in sella a scooter senza targa. Lanciavano petardi sui passanti e sfrecciavano spavaldi persino tra le auto della polizia». 
L’AFFONDO
«La verità - commenta amaramente Maria Luisa Iavarone, la madre di Arturo - è che Via Foria continua ad essere una strada che si percorre ancora a proprio rischio e pericolo. Continuiamo ad attendere le telecamere: eppure parliamo di un tratto che dovrebbe essere presidiata giorno e notte». Oggi la professoressa Iavarone parteciperà ad un convegno all’Antisala dei Baroni in ui si discute proprio di minori e devianza. «Venticinque anni fa - conclude - iniziai a occuparmi di dispersione scolastica: ebbene il tema centrale resta purtroppo ancora oggi lo stesso. Ed è inutile continuare a propinare la ricetta delle “scuole aperte”, perché se c’è chi in classe non ci va nemmeno al mattino come si può pensare che le frequenti poi durante il pomeriggio?». 
PADRONI DEL TERRITORIO
La verità è che i rischi legati al fenomeno delle baby gang e della microcriminalità più in generale non si riduce ovviamente alla sola via Foria. Quel tratto di strada che unisce piazza Carlo III alla zona del Museo Archeologico resta un quadrilatero ad altissima densità criminale, ristretto com’è tra la zona dell’Arenaccia, il Rione Sanità, via Carbonara e quel Borgo Sant’Antonio Abate che - ricordiamolo - era il fortino e la base operativa del clan Sibillo, la cosiddetta «paranza dei bambini».
Oggi il pericolo è un altro, e resta legato al fenomeno del bullismo che vede come protagonisti adolescenti e giovanissimi il cui livello di età si abbassa pericolosamente. A sentirsi padroni del territorio sono sempre più i giovanissimi: «La loro età - confermano alcuni residenti di via Foria costretti a convivere con la profondità di un disagio che si fa di giorno in giorno più insopportabile - va dai sei ai dieci anni: sono loro che oggi terrorizzano via Foria». C’è anche chi giura di aver visto lo stesso protagonista del lancio di mortaretti contro i passanti, sabato sera, taglieggiare sotto una scuola della zona i coetanei. Circostanze che, se confermate dalle indagini, prospetterebbero un quadro di inaudita gravità.
«Mine vaganti pericolosissime - conclude Borrelli - giovanissimi che riescono a tenere sotto scacco il quartiere e gli abitanti. Non temono nulla, sanno che la loro età li tiene al riparo da conseguenze. E’ necessario insegnare a questi giovani prodigi del malaffare che possono essere puniti. Vanno fermati, abbassata l’età punibile e allontanati dalle famiglie. Togliere potestà genitoriale a chi fa crescere delinquenti». Borrelli lancia anche un appello ai residenti: «Chi vede e sa denunci alle forze dell’ordine. Oggi lo si può fare anche via internet, utilizzando la app di “Youpol”» (un’applicazione che consente di interagire con la Polizia di Stato, consentendo l’invio di segnalazioni di episodi di bullismo o di spaccio di sostanze stupefacenti, ndr).
IL RITROVO
C’è un altro lato oscuro sul quale è utile e necessario che si concentrino le indagini delle forze dell’ordine. Da mesi, soprattutto il sabato sera, in piazza Carlo III sono solite riunirsi bande di giovanissimi già protagonisti di violente risse e atti di bullismo. Convergono all’ombra dell’Albergo dei Poveri da diverse zone (il Rione Amicizia, Capodichino, via Tanucci e lo stesso Borgo Sant’Antonio) per pianificare le loro «bravate».
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