Notte a Napoli, Angela fa ritrovare l'orgoglio: «Ora sveliamo a tutti una realtà meravigliosa»

Notte a Napoli, Angela fa ritrovare l'orgoglio: «Ora sveliamo a tutti una realtà meravigliosa»
di Luciano Giannini
Lunedì 27 Dicembre 2021, 08:29 - Ultimo agg. 16:48
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Un benefattore di Napoli. Non per caso è suo cittadino onorario. «Le hai reso giustizia, contro ogni Gomorra», sbottano nei social. «L’Italia deve credere in una città come la nostra, che conserva grandi tradizioni, ma è anche dotata di un potenziale altrove inimmaginabile», scrive il sindaco Manfredi, spalleggiato dal direttore del Mann, Paolo Giulierini, con un semplice e sentito: «Grazie, Alberto». Si affollano i consensi (e qualche rara critica) per «Stanotte a Napoli», della premiata ditta Alberto Angela, trasmesso nella prima serata di Natale della rete che più generalista non si può, Raiuno. 

L’audience parla chiaro e indica un solco che la classe dirigente di questo Paese dovrebbe seguire. Intanto, questo è servizio pubblico. Il documentario della serie «Stanotte a», che ha mostrato stavolta non gli orrori, ma la bellezza, e soltanto la bellezza, della città obliqua (direbbe Bennato) è stato visto, in media, da 4.154.127 spettatori, con una percentuale d’ascolto del 22,72.

Per la prima volta Raiuno ha avuto il coraggio, nella sera di Natale, di mandare in onda cultura e non film buonisti, rassicuranti, consolatori.

E ha vinto la sfida. «Il Mattino» è in grado di entrare nel dettaglio dell’audience: tra le regioni, a parte la Campania (866.017 spettatori, con il 41,44 di share), quelle che hanno premiato Napoli e Angela sono state, nell’ordine, Basilicata (31,78); Toscana (25,26); Marche (24, 89); Lazio (24,16); Calabria (22,87); Emilia Romagna (22,21). Ma sapere che la regione in coda a questa particolare classifica, il Trentino, ha comunque un 10,21%, fa ben sperare nella possibilità di unire davvero l’Italia tra qualche secolo. Quanto alle fasce d’età, il pubblico più nutrito è quello degli over 65 (32,03), seguito da quello tra 25 e 34 anni (22,12); 55-64 (21,57); 45-54 (16,87). Nel conteggio complessivo le donne (2.330.238) sono poco più numerose dei maschi (1.823.889), un 24 % contro il 21 circa. I vertici Rai sorridono.

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L’amministratore delegato Carlo Fuortes: «“Stanotte a Napoli” rappresenta molto bene un’idea di servizio pubblico che dovremo sviluppare sempre di più». E poi: «Narrati con grande efficacia e capacità di comunicare emozioni, i capolavori e la storia della città hanno attratto moltissimi spettatori che potevano scegliere tra tante altre proposte. Questo modo di esplorare il passato è utile al presente e al futuro dell’Italia». E il direttore di rete, Stefano Coletta: «Colpisce che in una festività tradizionalmente segnata da una fruizione televisiva in cerca di evasione e leggerezza, il pubblico abbia premiato la narrazione colta e solenne di Alberto Angela». Per Coletta, il programma segna «una nuova sperimentazione linguistica», possibile anche grazie «alla qualità delle tante professionalità interne coinvolte e, in particolare, all’impegno del centro di produzione Rai di Napoli. Angela ha intrecciato affabulazione e intrattenimento, intimità del silenzio notturno e visceralità napoletana».

E, ora, ecco Alberto, pronto a parlare in esclusiva con «Il Mattino».Innanzitutto, un commento, a caldo, sull’audience:

«Gli ascolti dimostrano che la cultura può vincere le serate se è vera; se, cioè, coinvolge gli spettatori, rendendo possibile un viaggio con la mente oltre che con gli occhi. Aggiungo che la Rai ha vinto una scommessa il cui esito, al principio, non era scontato. E non finisce qui: martedì prossimo tornerò sulla prima rete con la nuova serie di “Meraviglie”, partendo da due scenari straordinari come Procida e Ischia, in bilico tra storia, bellezza e tradizione. Poi ci sposteremo a Lucca, piccolo scrigno di cultura e creatività, anche contemporanea; per terminare il nostro viaggio sulle Dolomiti, a conferma che la grande bellezza l’abbiamo, innanzitutto, a casa nostra».

Angela, in rete contrappongono «Stanotte a Napoli» con «Gomorra». Lei è stato chiaro a proposito delle ombre e delle luci di questa terra, ed è inutile tornare sull’argomento. Qui lei potrebbe entrare nel merito del dibattito sulla sua identità. Che cos’è a renderla unica? Forse proprio la fusione vitale tra inferno e paradiso, bestemmia e fede, ignavia e creatività? O la capacità di resistere alla globalizzazione e di essere ancora «l’ultima tribù d’Europa», come sosteneva Pasolini? «Rispondo per quel che mi riguarda. Lo scopo del mio programma era far compiere al pubblico un viaggio in una realtà unica e non replicabile. Napoli ha una identità speciale, che può essere intesa, oltre i luoghi comuni, soltanto esplorandola con attenzione. E quel che si scopre è la sua profondità nella storia. Comportamenti, calore, tradizione hanno origine antichissima, rimescolano epoche e culture diverse e si tramandano di padre in figlio... I ragazzi di oggi che intonano le canzoni dei bisnonni; i modi di parlare, di esprimersi; la gioia di vivere; la poesia, che passa attraverso Totò, il teatro dei De Filippo, Troisi, Pino Daniele... sono tutti valori assorbiti da un passato ricchissimo, e permettono di capire una società, ma anche la sua storia. Per tutto questo, Napoli è un tesoro, e noi abbiamo il compito di salvaguardarlo».

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