«Non è tempo libero - riconoscimento, risorse, spazi». E' un messaggio chiaro quello lanciato questa mattina a Napoli, davanti alla sede del Museo Archeologico Nazionale, dai lavoratori e le lavoratrici del settore culturale, che insieme a studenti universitari e rappresentanti del comparto, come accaduto in altre 12 piazze di Italia, hanno manifestato per esprimere il loro dissenso nei confronti del «trattamento che il governo sta riservando a questi spazi essenziali per la vita delle comunità e del Paese». Gli attivisti - provenienti dal mondo delle biblioteche, degli archivi, dei circoli - non ci stanno a vedere dipinto il mondo della cultura come «superfluo e sacrificabile, il primo a chiudere e l’ultimo a riaprire, senza alcuna pianificazione». E' per questo che hanno perimetrato l'ingresso del museo con un nastro biancorosso e cartelli ironici che recitavano «Attenzione! Questo luogo è molto più pericoloso di un centro commerciale».
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«Conosciamo lavoratori della cultura tra i 30 e i 40 anni che senza il supporto dei genitori quest’anno avrebbero dormito in mezzo ad una strada, sono i nuovi poveri.
Le limitazioni dovute alla zona arancione hanno impedito la partecipazione di molti attivisti dalle province, ma non sono mancate le foto di coloro che non hanno potuto spostarsi, in particolare da Caserta, Portici, Ercolano. I promotori della protesta hanno bollato come «inutili» le misure messe in campo dal governo e dai ministeri di competenza per far fronte alla crisi del settore. «Una pioggia di sussidi che comunque non raggiungono tutti - hanno sottolineato - e investimenti milionari in progetti inutili come la Netflix della Cultura non possono essere la risposta, dopo mesi e mesi in cui si naviga nel buio. Ora abbiamo il dovere di rivendicare dignità per noi e per il settore culturale. Non è tempo libero».