Attesa, straordinaria. Da ammirare nel supremo equilibrio di forme e colori. Torna a Napoli, dopo 400 anni, la «Madonna del pesce» di Raffaello: in origine dipinta per la chiesa di San Domenico Maggiore, ma poi trasferita a Madrid. L’opera arriva eccezionalmente al museo di Capodimonte dal Prado, lì dove una prima mostra è stata organizzata in sinergia. La seconda, curata da Riccardo Naldi e Andrea Zezza, sotto l’egida del direttore Sylvain Bellenger, con 66 tele e sculture dei due musei e in prestito da diverse collezioni, s’inaugura lunedì, 13 marzo. Ma il percorso espositivo, è questa una peculiarità, non finisce qui: prosegue tra altri tesori quasi mai visti, sottratti allo sguardo perché custoditi in luoghi spesso inaccessibili.
«Gli spagnoli a Napoli. Il Rinascimento meridionale» rappresenta così la tappa iniziale di un viaggio itinerante, che continua fuori dal museo, sulle tracce del primo Cinquecento, nel centro cittadino. Con protagonisti Pedro Fernández, Bartolomé Ordóñez, Diego de Siloe, Pedro Machuca, artisti iberici al lavoro in tante chiese partenopee. Proprio nella basilica di San Domenico Maggiore si percepisce il legame più forte, tutto da scoprire: grazie a un accordo tra Capodimonte e Comune, visite guidate si terranno - sia pure in date limitate - da venerdì 7 aprile (anche a Pasqua e Pasquetta), nei successivi week-end del mese, durante il Maggio dei monumenti, fino a domenica 25 giugno.
Negli stessi orari e giorni, si potrà accedere nella chiesa di San Giovanni a Carbonara, che conserva la cappella Caracciolo di Vico con opere di Ordóñez e la decorazione sul portale d’ingresso e l’altare della «Adorazione dei magi» di Diego de Siloe. «Chiude idealmente questo viaggio la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli con il sepolcro di Pedro de Toledo, opera di Giovanni da Nola che introduce una nuova fase della storia di Napoli», dice Naldi, perché la basilica a stretto giro verrà riaperta, dopo il parziale restauro finanziato da Friends of Neaples, d’intesa con l’arciconfraternita, che ne è proprietaria, e con la Federico II: gli studenti universitari assieme ai ragazzi dell’istituto D’Aosta-Scura hanno messo a punto il tour, sempre gratuito.
Ma, per gli appassionati che avranno voglia di seguire ancora gli spagnoli a Napoli, da subito basta solo passeggiare nei vicoli: davanti a Santa Maria la Nova, ecco lo stemma di Ferdinando il Cattolico e di Gonzalo de Córdoba di Ferrucci da Fiesole. Per non parlare del duomo, scrigno anche madrileno.