«Ci vuole coraggio per affrontare un restauro di questo tipo, il coraggio che ci trasmette un personaggio come Alessandro, alla conquista del mondo». È con emozione che Paolo Giulierini, direttore dell'Archeologico Nazionale di Napoli ha presentato, in un museo chiuso al pubblico a causa della pandemia ma denso di attività, il cantiere del restauro del mosaico di Alessandro o della battaglia di Isso, definito epocale. Si tratta infatti di una delle icone assolute dell'archeologia, considerata la più celebre opera musiva dell'antichità.
«Un coraggio che in parte è mancato nei tempi passati» aggiunge Giulierini dinanzi alla celebre opera della casa del Fauno, mai più spostata dal 1916, quando dal pavimento al pian terreno venne trasferita su parete, al primo piano.
Grazie all'adozione di piattaforme innovative digitali si aprono infatti nuovi scenari nel campo del recupero del patrimonio artistico. Il progetto pilota Tim, supportato da Ntt Data, ha messo a disposizione per la prima volta soluzioni basate sulla Virtual e Augmented Reality. Con all'elaborazione simultanea dell'enorme quantità di dati acquisiti nel corso della fase diagnostica è possibile riprodurre, secondo vari livelli, sul corpo del mosaico, tutte le informazioni tecniche utili. Indossando un visore intelligente il restauratore avrà sempre le mani libere e potrà lavorare anche sulla parte posteriore dell'opera controllando in ogni momento gli effetti negli strati anteriori. Successivamente, con il 5G, tutte le operazioni di restauro potranno essere seguite simultaneamente non solo dai tecnici nel museo tramite un grande schermo ma anche da altri collegati da remoto da tutto il mondo.
Il progetto è stato presentato da Claudia Carrer (Partnership, Alliances/ Project Manager Tim). Ma in quali condizioni è oggi il mosaico? Diverse sono le criticità conservative, consistenti in distacchi di tessere, lesioni superficiali, rigonfiamenti ed abbassamenti della superficie. In particolare, la zona centrale destra è affetta da una visibile depressione; rigonfiamenti puntuali sono presenti lungo il perimetro, probabilmente dovuti a fenomeni di ossidazione degli elementi metallici dell'intelaiatura lignea posta nel 1916. La delicata movimentazione dell'opera avverrà in primavera, nella seconda fase dei lavori della durata complessiva di sette mesi. Le attività diagnostiche sono promosse in rete con l'Università del Molise (Unimol) e il Center for Research on Archaeometry and Conservation Science (Cracs) .Il cantiere sarà visibile con particolari modalità quando il museo sarà aperto. «Tra un anno - annuncia Giulierini - organizzeremo la grande mostra Alessandro e la via delle Indie, con la Regione Campania. Perché il nostro Museo, simbolo dell'archeologia italiana nel mondo, guarda a Oriente e ad Occidente».