Nel cuore della Napoli antica, in cima all’itinerario da dover visitare, ritroviamo il Museo Cappella Sansevero: una gemma preziosa dell'intero patrimonio artistico internazionale. Il museo - ubicato in via Francesco De Sanctis - fu ideato da Raimondo di Sangro, settimo principe di Sansevero; un inventore, un mecenate, un esoterista, ma anche un vero precursore dei tempi moderni e, in occasione dei 250 anni dalla sua scomparsa, all’interno della Cappella Sansevero, sarà possibile ammirare la mostra dedicata all’opera più importante del principe: la Lettera Apologetica. Così il Museo Cappella Sanevero, da giovedì 24 - oltre ad offrire ai visitatori la consueta possibilità di ammirare il meraviglioso capolavoro del Cristo Velato di Giuseppe Sanmartino - darà ufficialmente il via alla nuova mostra: Un immenso scandalo.
La Lettera Apologetica è un'opera che nel lontano settecento ha destato forte scalpore; si apre come un’apologia sull'antico sistema di comunicazione del popolo Incas, ma dalla spiegazione di Fabrizio Masucci, direttore del Museo Cappella Sansevero, emerge un altro aspetto: «L'opera apparentemente parla di un argomento poco pericoloso, cioè i quipu: i nodi degli antichi peruviani, ma in realtà con questo scritto il principe trova l'occasione di inserire una serie di contenuti poco ortodossi».
Il libro desta uno spiccato interesse legato al mistero: «Il principe di Sansevero scrive la Lettera Apologetica nel 1750, proprio quando era maestro della Massoneria, quindi i lettori si sono da sempre cimentati nel cercare dei messaggi criptici rivolti ai confratelli», è quanro dichiara il direttore del museo che classifica lo scritto come un'opera estremamente moderna e sottolinea, tra le varie tematiche trattate dal principe, il tema sulla rivendicazione del diritto e il dovere - che ognuno di noi ha - nell'esaminare liberamente ogni tipo di tematica, quindi elaborare ogni forma di pensiero senza limitazioni e senza fermarsi davanti a nessun dogma.
L'opera creò scandalo nel lontano settecento ma forse il motivo per cui non ha avuto un ruolo del tutto determinante - nella storia del pensiero e della cultura di quel tempo - risiede nel fatto che non fu tradotta in lingua francese, ovvero la lingua dei lumi e della cultura del '700: «Forse questa è stata un'occasione persa. Probabilmente se la Lettera Apologetica fosse stata tradotta in francese avrebbe avuto una diffusione e un'importanza maggiore», conclude Masucci.
La mostra oltre ad attirare l'interesse degli appassionati di libri antichi, con una serie di edizioni originali molto rare, ha scelto di abbracciare un pubblico ancora più ampio sviluppando l'idea di integrare l'esposizione con contenuti digitali. Attraverso la postazione di un touch screen, sarà possibile sfogliare alcune pagine delle opere - digitalizzate ad altissima risoluzione - e accedere a contenuti di approfondimento: «Abbiamo proposto anche un gioco - espone Masucci - in cui il visitatore dovrà abbinare i quipu peruviani con il loro significato», un gioco pensato per coinvolgere sia i bambini che un pubblico più adulto.