Teatro San Carlo, si riapre tra i malumori del cdi

Teatro San Carlo, si riapre tra i malumori del cdi
di Donatella Longobardi
Mercoledì 28 Aprile 2021, 10:47
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«Un peccato, un vero peccato, il San Carlo è stato e deve essere il simbolo di Napoli e della musica a Napoli, non si può avvilire così». Salvatore Accardo reagisce così alle notizie che gli arrivano a proposito del teatro. Pochi spettacoli in streaming per mesi, ora si attendono nuovi appuntamenti sempre per il web e gli eventi in piazza del Plebiscito di giugno e luglio con le superstar Garanca e Netrebko. Mentre ovunque le sale riaprono le porte al pubblico con capienza ridotta: Roma, Firenze, Venezia, Milano, Torino. Per questa mattina il sovrintendente Stéphane Lissner ha convocato un tavolo coi sindacati, all'ordine del giorno la nuova pianta organica (dopo un incontro al ministero a Roma) e il rinnovo dell'integrativo. Molto probabile l'annuncio di nuovi progetti live per la sala del Niccolini, che quindi finalmente potrebbe riaprire in presenza, si parla del 15 maggio, si parla della Seconda di Brahms diretta da Valcuha che l'orchestra stava provando in questi giorni per lo streaming. Tutti i sindacati chiederanno di anticipare l'apertura. Al vertice dovrebbero presentarsi le segreterie di Slc-Cgil e gli autonomi del Fials, mentre Fistel-Cisl e Uilcom-Uil mantengono lo stato di agitazione dopo la protesta dell'orchestra dell'altro giorno.


In attesa dell'annuncio di Lissner, dopo la polemica degli orchestrali e dei sindacati, si registrerebbero i primi malumori nel cdi dall'arrivo del sovrintendente francese. Anche nel consiglio di indirizzo non avrebbero convinto tutti alcune scelte di chiusura diverse da quelle seguite dalle altre fondazioni liriche, che hanno conquistato grossa visibilità televisiva e mediatica rispetto allo streaming (a pagamento) scelto dal San Carlo: 34.000 - dati Facebook, che ha trasmesso la differita, per cui si parlò persino di attacchi di hacker - i biglietti comprati per la prima di stagione on line, «Cavalleria rusticana» con una superstar come Kaufmann, un picco di oltre 11.000 spettatori in contemporanea in diretta, oltre 10.000 commenti da 48 nazioni, contro il milione di spettatori (più replica) per la «Traviata» dell'Opera di Roma con la regia del napoletano Mario Martone.


«Fa male che proprio il San Carlo manchi all'appello della riapertura del 26 aprile, è il secondo teatro d'Italia dopo la Scala, ha una storia unica e prestigiosa che risale alla gloriosa scuola napoletana, qui sono passati tutti da Rossini a Donizetti, da Verdi a Bellini», insiste il violinista, 80 anni a settembre, nato «per caso» a Torino da una famiglia di Torre del Greco e cresciuto all'ombra del Vesuvio dove un gruppo di amici capeggiato da Michele Campanella gli prepara una grande festa di compleanno nel mese di ottobre: «Non vedo l'ora di tornare, Napoli è sempre la mia città, è il luogo dove mi sono formato, dove ho riscosso i primi successi e fatto tanto per alimentare la vita culturale, per questo mi spiace che il mio teatro non sia valorizzato come merita».


Dal 1971 animatore delle «Settimane musicali internazionali di Napoli», dal settembre 1993 al 1995 direttore musicale proprio del San Carlo, Accardo lasciò Napoli dopo un burrascoso «Don Giovanni»: «Ho ricordi belli e brutti, importante il rapporto con Roberto De Simone, un genio del teatro musicale che mi ha arricchito moltissimo e arricchito il mio repertorio».


Il violinista ha suonato l'ultima volta nel tempio del Niccolini con il suo Guarneri del Gesù a gennaio del 2018: in locandina il Concerto n. 2 di Béla Bartók con Juraj Valcuha sul podio dell'orchestra di casa: «Sono felice di dire che ho trovato un'orchestra in gran forma, con Valcuha i professori hanno fatto un lavoro straordinario e a mio parere non dovrebbero lasciarselo sfuggire, con troppi cambi nei vertici si rischia di bloccare una macchina che funzionava bene».
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