Cantone: sfida Universiadi, la politica non strumentalizzi

Cantone: sfida Universiadi, la politica non strumentalizzi
di Fulvio Scarlata
Venerdì 10 Novembre 2017, 22:38 - Ultimo agg. 11 Novembre, 09:59
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«Universiadi, l’importante è fare in fretta. Auspico che il governo inserisca la norma sul commissario per Napoli 2019 nel decreto fiscale perché ogni giorno guadagnato è determinante». È un Raffaele Cantone che non ti aspetti, quello che affronta il tema dei giochi degli universitari. Il presidente dell’Anac, l’Autorità anticorruzione, più che lanciare allarmi o dettare norme, indica una strada, quella seguita con l’Expo di Milano, per centrare l’obiettivo di ospitare a Napoli «un grande evento internazionale, come non se ne vedono dal G7 del 1994». Il suo anche è un coinvolgimento personale: «Questa manifestazione per me è una sfida: ho l’occasione di dare un contributo alla mia città come fatto per Milano».

Perché è così importante il commissario per Napoli 2019?
«L’idea dei commissari è solitamente una sconfitta perché significa che il sistema ordinario non funziona. La deroga alle regole introduce un concetto di eccezionalità che, nel nostro Paese, non è sempre stato positivo. In questo caso l’eccezionalità viene compensata dalla messa in campo di un sistema di massima trasparenza delle regole con l’utilizzo di un organismo indipendente che ha una sua struttura per i controlli preventivi come l’Anac, affiancato dai controlli antimafia della Prefettura. Come fatto per Expo. Questi due presidi di legalità giustificano il meccanismo delle deroghe».

Come ha funzionato Expo?
«La Prefettura di Milano ha utilizzato una struttura dedicata per fare controlli antimafia veloci ed efficienti, l’Anac da parte sua ha usato la Guardia di finanza per fare verifiche anticorruzione e si è creata così una sinergia che ha consentito uno scambio di informazioni utili per entrambi».

Perché lei ha accettato di far parte della cabina regia?
«Per dare una garanzia a 360 gradi a tutti». 

Intorno all’idea del commissario sono nate tensioni. A Roma governo, Coni, ma anche l’Anac, erano diffidenti verso una gestione affidata alla Regione. A Napoli la Regione e l’Aru, l’agenzia per le Universiadi, temevano che altri volessero monopolizzare le Universiadi. Basta il commissario garantire tutti, anche i cittadini?
«Di questa tensione non ho avuto sentore. Parlando con il presidente De Luca ho capito che la Regione era la prima ad avere interesse affinché ci fosse una struttura commissariale. E nessuna tensione ho registrato con il sindaco de Magistris o con il presidente del Coni. Il commissariamento aveva già il placet di tutti».

Formale?
«No, la collaborazione tra le istituzioni passa dalla cabina di regia che svolge una serie di funzioni di programmazione che non esautorano gli enti: il commissario sarà il braccio, gli enti locali e gli enti competenti le menti. Perciò siamo favorevoli a non smantellare l’Aru e che, anzi, il presidente dell’agenzia partecipi alla cabina di regia perché comunque una serie di cose sono state fatte ed è stata acquisito un know how».

C’era un protocollo di intesa tra Aru e Anac. Vi è stato mai inviato qualche documento?
«No, tuttavia non mi risulta che sono stati eseguiti appalti da porre all’attenzione dell’Anac. Di fatto il protocollo collaborativo con l’Aru è rimasto sospeso».

Eppure alcuni appalti sono stati banditi, per esempio quello per le navi per ospitare gli atleti.
«Su questi temi non abbiamo notizie, se non dai giornali».

Ci sono state già polemiche per le consulenze dell’Aru...
«Non ho notizie specifiche al riguardo ma il controllo sulla regolarità dell’attività dell’Aru spetta alla Regione».

Come giudica il lavoro dell’Aru?
«Non spetta all’Anac fare questa valutazione ma alla Regione».

Da alcune parti si hanno sospetti sull’operato dell’Aru. Come sulla gestione della Regione anche per recenti inchieste sulla sanità.
«Conosco la mia terra. E le ragioni di preoccupazione nel fare un’attività economica pubblica mi sono note per la mia esperienza di magistrato. Però abbiamo collaborato con la Regione per gli appalti per la rimozione delle ecoballe, che sono difficili e ancora in corso, e abbiamo trovato una grande disponibilità ad attenersi alle nostre indicazioni. Non conosco tutto quello che avviene in Regione, non è il mio compito, ma le vicende che riguardano la sanità sono riferite a singole situazioni. Certo ci sono preoccupazione per le condizioni ambientali in cui si prepara questo evento. Sappiamo quanto interesse ci potrà essere quando la camorra capirà che arrivano 300 milioni a Napoli. Chiederò un aiuto al nuovo procuratore nazionale antimafia e al procuratore della Repubblica, persone con cui fra l’altro ho già lavorato in passato da pm. Si tratta di un contributo fondamentale per arginare le infiltrazioni camorristiche».

Quali sono le precondizioni perché il modello Expo funzioni a Napoli?
«Il metodo Expo ha funzionato perché si è fatta squadra tra le istituzioni, Comune, Regione e governo, che pur essendo politicamente non omogenee hanno lavorato gomito a gomito. Mi auguro che questa esperienza possa essere ripetuta a Napoli. Ho avuto confronti diretti con il presidente della Regione, con il sindaco, con il governo, con il Coni, da tutti ho avuto rassicurazioni sulla disponibilità a mettere in campo il massimo dell’impegno. L’Anac c’è a condizione che tutte le istituzioni si trovino dalla stessa parte».

Non mancano, però, le polemiche
«Spero che questa manifestazione non venga politicizzata: qui non c’è maggioranza e opposizione. È un’occasione per portare lavoro, nel rispetto della legalità e delle regole, alle imprese. Per me, e lo dico anche alle opposizioni, non c’è chi vince e chi perde, ma vince e perde la città. E non è retorica».

Cosa rappresentano per lei le Universiadi?
«Una sfida perché ho l’occasione di dare un contributo alla mia città, analogo a quello che portato a Milano. Questo evento più di altri consente di vedere in tempi rapidi i risultati. Che sono anche la mission dell’Anac che vuole essere non un organismo che blocca ma che consente di realizzare le cose nel rispetto delle regole. Sarebbe, quindi, una ragione di orgoglio personale il successo delle Universiadi a Napoli sfatando l’idea che a Napoli le cose non si riescono a fare».

Perché?
«Questo evento, benché non paragonabile a Expo o alle Olimpiadi, avrà una grandissima visibilità in tutto il mondo. È vetrina. E se non ci saranno scandali non solo liberiamo Napoli dall’immagine di Gomorra, ma recuperiamo un’immagine di efficienza. È la scommessa di una città che non ospita un grande evento dai tempi dei G7».

Sinceramente: secondo lei le Universiadi si faranno?
«Non voglio spandere ottimismo perché è indispensabile avere prima un commissario che faccia quadro chiaro di cosa bisogna fare. L’impressione è che si tratta di un’impresa complicata ma non impossibile».
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